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domenica 28 dicembre 2014

Per non dimenticare Julio: Racconti italiani di Julio Monteiro Martins

Julio Monteiro Martins, Racconti italiani (2001)
Uno scrittore brasiliano, con nove libri pubblicati in patria, un passato politico nel campo ambientalista e dei diritti umani, esperienze di di insegnamento universitario negli Usa, gran giramondo, trapiantato a Lucca dove tra l'altro ha inventato "Scrivere Oltre le Mura", ha fondato la Scuola Sagarana, Master di scrittura narrativa, e ora si presenta con questa raccolta di ventinove racconti brevi. Certamente ha tutte le carte in regola perché la sua voce si senta alta e forte nel coro nascente di "stranieri che scrivono in italiano". Tuttavia ha scelto un registro molto particolare, rifuggendo dall'autobiografia diretta. Privilegia la prima persona e soprattutto il nudo dialogo tra interlocutori anonimi, o utilizza i messaggi di una chat line, lettere e appunti, per creare lampi di dolorosa memoria (tra i miei preferiti Desperada, Il materiale scenico del ricordo, Senza sosta, Resoconto) o brevi teatrini sospesi nel vuoto di un'ambientazione appena accennata. La postfazione ci informa che l'autore considera il suo "un libro della narrativa brasiliana" e nulla mi spinge a contraddirlo. Io però l'ho letto come un libro, per così dire, espatriato, fluttuante nel mondo (e anche nello spazio, cfr. Terraforming, ambientato su Marte), in cui Monteiro Martins sceglie di parlare della sua esperienza di uomo che vive in un paese straniero prestando la voce a un marocchino (Ottantacinque, ottantanove), ai ragazzi di un centro di accoglienza (Angeli in Europa) o a italiani che inseguono il sogno della fuga in Giappone, a Trebisonda, addirittura in gommone in Australia (Il puteale e la bella coreana, Hic sunt leones, You call me Mimmo). D'altronde l'esergo di Plutarco recita: "Anche nascere è giungere in un paese straniero".
È anche un libro da leggere una prima volta per appropriarsene, e una seconda per goderne con lentezza i pensieri e le parole, colto e raffinato, cerebrale senza essere freddo, scritto in una lingua preziosa. Con lo stesso rispetto e la stessa passione con cui descrive una donna molto amata: 
"E si era sedimentata intorno a me, io non ho fatto proprio nulla, ero lì, seduto sul fondo dell'acquario, e lei è scesa lentamente come una sabbia finissima e si è depositata intorno a me, dentro la mia vita. La mia unica saggezza fu quella di non permettere, mentre lei scendeva, che le acque si agitassero (In naturalibus).
Sicuramente Racconti italiani segna una delle molte strade che potrà prendere la nuova letteratura d'ibridazione interculturale, ed è una strada stimolante, di grande interesse.    
  

mercoledì 24 dicembre 2014

Julio Monteiro Martins, uno scrittore e un uomo che non dimenticheremo

Julio Monteiro Martins è mancato oggi, nelle parole della sua compagna Alessandra "oggi il nostro Julio ha deciso di lasciarci, che era giunto il momento, se n’è andato sereno, tranquillo, lucido, circondato dall’amore della sua famiglia e degli amici e senza soffrire decidendo di lasciarsi addormentare per poi piano piano scivolare nel suo sonno eterno. La malattia l’ha affrontata da guerriero qual era, con coraggio, senza risparmio di forze e anche con fede, una fede laica, e speranza perché lui era così: un uomo che sapeva raccontarsi una realtà più felice di quella che era, un uomo che volava e immaginava cose belle". 
Io l'ho conosciuto vent'anni fa a Lucca, quando con l'amica Giuse Lazzari, anche lei scrittrice, ho frequentato un corso tenuto da Julio nell'ambito della manifestazione "Scrivere oltre le mura" da lui organizzata. Una settimana stimolante e piena, con le lezioni tenute in una casamatta sulle mura della città la mattina, e incontri con scrittori al pomeriggio. Ne ho conservato un ricordo prezioso legato all'interesse delle lezioni, allo spessore umano e intellettuale di Julio, al piacere che dava ascoltarlo parlare con il suo incantevole accento brasiliano, al fascino della cornice bellissima, e anche all'amicizia stabilitasi in quell'occasione che ha portato a una collaborazione durata negli anni, a una mia partecipazione alla rivista Sagarana, al mio costante interesse per i suoi libri, e proprio negli ultimi tempi, grazie alla sua segnalazione ci siamo trovati insieme nelle pagine di HOTell, Storie da un tanto all'ora, uscito quest'estate.
E non lo dimenticherò, non lo dimenticheremo. E rimarranno i suoi libri a ricordarlo anche a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo.
Qui di seguito, la recensione di un suo libro uscito da Besa nel 2005. 

JULIO MONTEIRO MARTINS 

MADRELINGUA

 Che cosa pensereste di uno scrittore che, dopo avervi messo sul gusto presentandovi i suoi personaggi, mettendoli in movimento, lasciasse voi e loro nel bel mezzo dell’azione appena iniziata per stilare una “piccola enciclopedia arbitraria” di voci fugacemente apparse nel testo? Che vuole esasperare il lettore, o non sa più come andare avanti, o semplicemente è pazzo. Invece Monteiro Martins sa benissimo dove vuole andare, e lo fa con coraggio e maestria, conducendoci per mano nel suo gioco divertente e pieno di intelligenza. Piazza Mané, sessantenne “consumatore di bellezza”, la sua amante K43, il bancario-cinefilo Salvo e Mercedes, espatriata colombiana, su una scacchiera e li fa muovere da un narratore quarantaseienne che assomiglia pericolosamente a Mané e da un petulante secondo narratore che interviene di continuo, in parentesi quadra, a sbugiardare e irridere il primo. L’intento, dichiarato nel preambolo, è quello di scrivere un romanzo decostruito, un’architettura matta, con scale che portano nel vuoto e pareti inesistenti. L’uso insistito del dialogo, tipico di Monteiro Martins, si alterna a citazioni di altre opere dell’autore (Racconti italiani, LN – LibriNuovi 17, primavera 2001 e La passione del vuoto, LN – LibriNuovi 29, primavera 2004), a digressioni sull’attuale situazione politica italiana (con un minaccioso Lui che incombe sulla società con la sua volgare e subdola pretesa di ridurre tutto a commercio), a considerazioni generali, persino a incantate descrizioni della natura. Il teatro dell’azione è una Firenze tra bellezza e sfascio ma altrettanto potenti e presenti sono la Colombia violenta del degrado sociale e il Brasile dei ricordi d’infanzia. Le voci dell’enciclopedia privata sono un piacere prezioso nel loro erratico vagare tra il calcio di Pelé e Garrincha, il cinema di Benigni e De Sica, Borges, Pasolini e gli zombie. Alla fine l’istinto del narratore prende il sopravvento, quasi impietosito di fronte alle aspettative di chi legge, Monteiro Martins ci regala la possibilità di dare uno sguardo sui destini dei personaggi, e persino un lieto fine multiplo ma senza troppe certezze.

Un libro agile che si legge d’un fiato, in cui il gioco metaletterario e la densa ma veloce tentazione saggistica non appesantiscono mai il piacere genuino della parola narrativa, spiritoso e ricchissimo di temi che non possono essere esauriti nel breve spazio di una recensione.



lunedì 22 dicembre 2014

Perché è un bel libro e perché facciamo il tifo per Julio: Julio Monteiro Martins, La passione del vuoto



Pubblico questa recensione comparsa a suo tempo su LN-LibriNuovi (La passione del vuoto è del 2003) perché aderisco a una iniziativa degli amici di Julio Monteiro Martins

JULIO MONTEIRO MARTINS
LA PASSIONE DEL VUOTO

Di Julio Monteiro Martins, scrittore brasiliano trapiantato in Toscana dove insegna all'Università di Pisa, autore di molti libri in portoghese pubblicati in Brasile, e altri, scritti direttamente in italiano, in Italia (v. Racconti italiani, LN-LibriNuovi n.17, primavera 2001), abbiamo potuto leggere su LN-LibriNuovi n. 24, inverno 2002, un'interessante intervista  sulla sua esperienza di direttore della Scuola Sagarana e dell'omonima rivista on-line, di insegnante di scrittura creativa in molti paesi  nonché di organizzatore del "Seminario degli scrittori migranti". Con modestia rispetto alle sue multiformi attività, ma cosciente di ciò che per lui conta veramente, di se stesso dice "sono fondamentalmente uno scrittore". E questa raccolta di racconti conferma senza dubbi la fedeltà al proprio "sacerdozio laico".
Sono racconti brevi, a volte brevissimi, che spaziano nel tempo e nei luoghi senza mai insistere sulle note d'ambiente, come se per JMM, che ha vissuto nel mondo e viaggiato sempre, qualsiasi luogo e qualsiasi tempo fossero ugualmente a disposizione, intercambiabili in funzione del frammento di vicenda che ci vuole narrare. Così passiamo dal Brasile dell'inquietante ricordo infantile di Hotel Till al Nicaragua e all'Honduras di La Viejamota, al futuro di Oltre. Spesso le voci dei personaggi risuonano sole nel vuoto, come dialoghi vaganti nell'etere di questa epoca affamata di comunicazione, nuvole di parole, palloni senza freno da cogliere sporgendo una mano fuori dalla nostra personale bolla di individualità. E anche i racconti più strutturati secondo un genere, come può apparire a una prima lettura Eriza Bay, comunicano inquietudine e mistero. Sono lacerti sparsi di vite senza significato, senza ormeggio, carichi di fascino e suggestioni piene di echi, come pietre lanciate in uno stagno che spandono i loro cerchi nell'acqua fonda dell'esistenza.
Però, come lettrice italiana, devo dire che mi hanno colpito in particolare quei racconti che rimandano un'immagine algida e spietata dell'Italia di oggi. Ci vuole l'occhio, la voce di uno "straniero" per dipingere con tanta esattezza il ritratto del nostro paese sofferente. Sofferente di vuoto, di mancanza di significato. Leggendo Istantanee italiane, Vittorio, Il pane bianco, L'irruzione, La passione del vuoto viene una specie di vertigine. Sto spiando me stessa allo specchio? O guardo l'Italia dal buco della serratura? La scrittura di JMM, cristallina ma capace di farsi mimetica quando è necessario, non scende a compromessi con la verità. E' compassionevole ma tanto sincera da fare male. Se ne esce migliori, più lucidi, con gli occhi più aperti.
L'ultimo racconto, Magia, è metafora e autoritratto dello scrittore, il Mago delle Parole, che costruisce mondi di sogno con la sola forza della fantasia e del Verbo che si fa Luce. E così facendo sfama, guarisce e dona pace all'infelicità umana.
La passione del vuoto è un libro che dobbiamo leggere per sapere come appariamo a chi ci guarda con l'affetto della scelta e il distacco della non appartenenza. E' anche un libro scritto benissimo, il libro di uno scrittore di razza e di pensiero. Un libro necessario, che dà molto e richiede cura e attenzione da parte del lettore.

venerdì 7 ottobre 2011

ROSANNA MORACE, UN MARE COSI' AMPIO I racconti-in-romanzo di Julio Monteiro Martins

Un libro importante questo di Rosanna Morace, ricercatrice con una solida base classica, che attraverso l'analisi dell'opera di Julio Monteiro Martins affronta un argomento estremamente attuale, ma ancora poco studiato da noi in Italia: la letteratura migrante. A partire dall'etichetta stessa data al fenomeno, definita insufficiente e imprecisa, Rosanna Morace ne delinea i confini, ne elenca i rappresentanti, focalizzando i problemi, tra i quali il più importante mi pare sia che questa variegata letteratura è definita a priori uniformando opere e autori, a prescindere dal valore delle singole opere, e soprattutto dagli argomenti trattati. Perché non è detto che un autore "migrante", cioé non di madrelinga italiana, dopo averla scelta come veicolo delle proprie parole, parli sempre di emigrazione. Inoltre, osserva Rosanna Morace, nel caso degli autori non italofoni manca quasi del tutto un'analisi che vada al di là della recensione occasionale della singola opera, che tenga cioé in considerazione il corpus delle opere pubblicate da ciascun scrittore. Questo svelto ma approfondito saggio è tra i pochi che si propongono di colmare la lacuna.
Julio Monteiro Martins è nato in Brasile e si è trasferito in Italia nel 1995, a quarant'anni, cominciando una nuova vita come scrittore. Già noto in patria dove ha pubblicato romanzi e racconti fin dal 1975, in età davvero precoce, ha cambiato paese e lingua ma non si è lasciato alle spalle i temi già presenti nelle sue opere precedenti. I suoi titoli italiani, esaminati con profonda intelligenza e cultura, sono ormai parecchi; ma nel libro si parla anche di quelli pubblicati in patria. Tra le peculiarità dell'autore, Rosanna Morace individua la propensione per la forma breve anche quando affronta il romanzo, che si situa frequentemente a metà tra le due forme e sconfina spesso nella metaletteratura; tra i temi fondamentali, la frammentazione del quotidiano e la scissione del sé ormai congenite alla "società liquido-moderna", che riesce nell'impresa di condensare in poche pagine e in immagini vivide e fotografiche un''essenza esistenziale' che racchiude tutta una vita, e altri e più nascosti significati. La sua lingua è metaforica e lirica, e insieme concreta, fatta di carne, ossa e luce. L'analisi delle opere è esauriente e puntuale, e abbraccia tutta la produzione dello scrittore.
Di grande interesse è un'intervista fatta dall'autrice a Julio Monteiro Martins, in cui vengono chiariti con acutezza i motivi della partenza dal Brasile e della scelta di una nuova lingua: non è frequente leggere un'analisi in prima persona tanto limpida, ma Julio Monteiro Martins è autore capace non solo di narrare, ha una profonda cultura e una grande capacità di penetrazione intellettuale. La sua biografia è stupefacente, è stato editore e attivista del partito dei Verdi in Brasile, ha insegnato in patria, negli Stati Uniti, in Portogallo; in Italia insegna all'Università di Pisa e dirige la scuola di scrittura Sagarana, oltre all'omonima rivista on-line. Per la sua bibliografia (davvero ampia: cinque raccolte di racconti e tre romanzi in Brasile, tre raccolte e un romanzo in Italia) rimando al volume in questione; ricordando che l'ho frequentemente recensito su queste pagine.
Un graditissimo bonus sono i cinque racconti inediti, Cipresseta Raffaella Di Blasio, Gita al mare, Una storia breve, El Carnal e Il brusio del mondo. Sulla sua predilezione per il racconto e sulla considerazione in cui viene tenuto dalla critica d'oltreoceano (in Italia purtroppo non è lo stesso) Monteiro Martins dice parole interessanti nell'intervista. In questa breve antologia il tema più forte, sotterraneo ma prepotente è la morte: e la misura brevissima di Gita al mare (il mio preferito) e di Una storia breve ne esemplifica bene il senso e la maestria, facendone la misura perfetta.
Ottimo il paratesto, che comprende anche un breve biografia e una bibliografia completa.
Un mare così ampio. I racconti-in-romanzo di Julio Monteiro Martins è il primo stadio di un progetto più ampio dal titolo Scrittori migranti, in corso di svolgimento presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Sassari, grazie a una Borsa di Ricerca della Regione Autonoma della Sardegna.