Ecco la bella recensione che Margherita Giacobino ha scritto a proposito di Gli anni al sole, uscita sul numero 172 di Leggere Donna, luglio-agosto-settembre 2016
GLI ANNI AL SOLE
L’ultimo romanzo di Consolata Lanza, Gli anni al sole, ha
il profumo del mare dei fiori e delle spezie ed è un viaggio dell’immaginazione
e dei sensi nel passato di quell’angolo del Mediterraneo che è l’isola di
Chios, a ridosso della costa turca. La storia si svolge nella seconda metà
dell’Ottocento e ha per protagonista Alain, un giovane francese che le vicende
familiari hanno reso precocemente adulto e responsabile; chiamato al capezzale
della madre morente, riceve da lei una lettera da consegnare a una misteriosa
sconosciuta, di cui si mette alla ricerca.
Comincia così
una vicenda che ci condurrà da Parigi a Londra a Chios, e che vedrà Alain
cimentarsi con i temi eterni dell’amore, l’amicizia, il sesso, il potere, il
lavoro, la responsabilità, attraverso una serie di incontri, di avventure e di
enigmi. Un po’ romanzo di formazione un po’ feuilleton, per riprendere la
definizione stessa dell’autrice, ma entrambe le forme rivisitate con un
linguaggio attualissimo, con una mano felice e lieve che gioca con i topoi
letterari volgendoli a esiti tutt’altro che scontati, e soprattutto con
l’originalità di sguardo e la nitidezza di stile che sono le cifre di Consolata
Lanza.
Grande
viaggiatrice, Lanza ci porta con sé nel passato di un luogo amato, Chios
appunto, e nella sua storia reale a cui si intrecciano le vicende immaginarie
dei personaggi. Il viaggio, nello spazio e nel tempo, è il primo nucleo ed
elemento fondante del romanzo, ne percorre tutta la trama ed è presente in ogni
pagina: viaggio dalla fredda Europa del nord verso il sole del Mediterraneo,
alla scoperta di luoghi, lingue, costumi diversi, e di sé attraverso il
contatto con queste diversità. Viaggio come esperienza sensoriale, immersione
nei rumori, colori, odori dell’isola con le sue cittadine, le case dei ricchi
mercanti, le fertili campagne fiorite, le feste, i canti, i balli, il cibo, il
vino. Viaggio dalla gioventù alla maturità, passando per gli incontri e per la
solitudine, per la terra e per il mare. Viaggio come cifra principale della
narrazione: nella prosa di Lanza tutto ha la freschezza del taccuino di un
viaggiatore incantato, in cui grandi trame e piccoli episodi si accostano, e
soltanto dopo sapremo metterli in prospettiva; e non sappiamo mai, noi lettori
che seguiamo il protagonista nel suo cammino, cosa ci aspetta dietro l’angolo,
se il profumo del gelsomino, una visione fuggente di bellezza, o un imprevisto
pericolo.
Il secondo
grande nucleo, e materia viva del romanzo, sono le donne. Attorno ad Alain si
muovono presenze femminili molteplici ed esigenti: le sue sorelle lontane, per
le quali prova affetto e nostalgia, e un senso di responsabilità dal cui peso a
volte si sente sopraffatto; le tre sorelle Kalojannis, figlie di un ricco
mercante di Chios, che lo affascinano con le loro personalità e lo coinvolgono
nelle loro trame; l’accogliente prostituta Sula, tra le cui braccia trova
rifugio, e infine la bella olandese Saskia, che lo ricondurrà verso il Nord.
Donne come mistero: sono loro la fonte principale di tutti gli enigmi in cui
Alain si imbatte; e donne come turbativa del limpido mondo maschile. La vita
delle donne si svolge, nel Sud ancor più che nel Nord, in modo nascosto e
marginale, il loro carattere, per quanto forte, deve piegarsi alle convenzioni
o almeno fingere di farlo, quindi il loro potere non può agire se non tramite
l’inganno, la finzione o la manipolazione.
Donne
come avventura, corpo indocile che sfugge alla legge del padre, sussulto di
libertà che introduce l’imprevisto. Così, di sghembo, attraverso lo sguardo di
Alain, i desideri le trame e le trasgressioni delle donne balzano in primo
piano e diventano motore dell’azione:
‘Donne, donne,
donne! Non ne potevo più di quei loro corpi indocili e fecondi, della loro
capacità di scompigliare le carte all’ultimo momento. Non volevo più essere
sorpreso da nessuna donna. E possibilmente neanche essere coinvolto nei loro
torbidi misteri… Portatrici di disordine perpetuo, incidenti nel luminoso mondo
degli uomini.’
E poi c’è la
gioventù. Tutti i personaggi principali sono giovani, impegnati in un loro
travagliata ricerca di libertà e di felicità. Gioventù come baldanza, fisicità
che si fa palpabile: il corpo giovane e sano di Alain e quelli imperiosi e
desideranti delle donne che lo circondano ben si accordano con i colori accesi
dello sfondo su cui si muovono. La gioventù diventa materia di scrittura nella
continua evocazione della bellezza e sensualità dei luoghi e nell’intensità
delle esperienze sensoriali: l’energia del protagonista, la sua fame felicemente
placata e felicemente risorgente, la curiosità e la noia, la pienezza e la
nostalgia.
Viaggio, donne
e gioventù si intrecciano in un racconto fitto di imprevisti e di enigmi. Che
trovano la loro soluzione a tempo debito, ovvero quando noi lettori, incalzati
dalla trama e avvolti negli incantesimi di un Mediterraneo che è già quasi
oriente, ce li eravamo quasi dimenticati. E tutto finisce con un colpo di scena
magistrale, un calar di sipario che la storia fornisce alla narratrice, e che
naturalmente non si può svelare.
Uscire da sé,
farsi trasportare in mondi lontani, sono richieste che da sempre i lettori
rivolgono ai libri; Gli anni al sole le soddisfa felicemente fino
all’ultima pagina. Anche noi, come Alain e tramite lui, respiriamo l’aria carica
di fragranze e di odori, vibrante di suoni, sferzata dal vento e impregnata di
salsedine. E insieme a lui camminiamo ‘con la bocca spalancata, come per
inghiottire ogni briciola che quella favolosa terra mi offriva generosamente.’
Margherita Giacobino
Consolata Lanza, Gli anni al sole, Buckfast Edizioni, Torino
2016 - pagg. 248 € 16,00
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