1) Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie - perché rappresenta la strenua lotta della ragione che cerca di dare un senso all'imprevisto e all'insensatezza, cioè, in una parola, la vita umana
2) Panait Istrati, Kyra Kyralina - perché rappresenta la strenua ricerca di qualcosa che si è perduto per sempre, e lo strazio che ne deriva, in una parola la vita umana. E per la struttura a scatole cinesi che mi è molto congeniale come scrittrice
3) Emilio Salgari, I misteri della giungla nera - perché mi ha aperto gli occhi sulle meraviglie che stanno nel mondo se alziamo gli occhi dal nostro ombelico comunicandomi il desiderio instancabile del viaggio per scoprire. Salgari è lo scrittore che ha avuto maggiore influenza sulla mia vita.
4) Maxim Gorkij, Racconti del Caucaso - perché racconta storie di vagabondi e di mari che non sono mari, riuscendo a stupirmi ad ogni pagina
5) Orhan Pamuk, Istanbul - perché racconta una città facendone un mondo intero, con una lingua così affascinante che sembra fatta di luce. Il cap. 10 andrebbe recitato a memoria ogni mattina da chiunque voglia scrivere.
6) José Saramago, Il memoriale del convento - per la scrittura cui bisogna solo arrendersi
7) Elias Canetti, La lingua salvata - un incontro che mi ha folgorata, e basta
8) Mo Yan, Sorgo rosso - perché mi ha fulminata con una scrittura che sa contorcersi, dilatarsi, stare in equilibrio sul filo e cadere sempre in piedi come un acrobata
9) Gunther Grass - Il tamburo di latta - perché Oskar Matzerath è un incontro straordinario
10) Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine - perché era il primo del realismo magico
Dei numeri 1, 2, 3, 4, 5, 7 ho parlato anche sul mio blog Anaconda Anoressica.