Un altro libro che raccomando vivamente, soprattutto per l'interesse delle vicende che racconta. Sono corso verso il Nilo di 'Ala al-Aswami non è un romanzo complesso come struttura anche se alterna punti di vista e personaggi, ma richiede molta attenzione e partecipazione perché i personaggi sono molti, e le vicende personali, già di per sé parecchio intricate, si intrecciano alle vicende politiche che sconvolsero l'Egitto nel 2011 portando alla rivoluzione di Piazza Tahrir al Cairo.
Il movimento comincia come spontanea rivolta contro la corruzione dei governanti, le condizioni di vita del popolo, l'ingiustizia e la violenza, e in 18 giorni di rivolta, a partire dal 25 gennaio 2011, porta alle dimissioni di Hosni Mubarak, presidente dell'Egitto da quasi trent'anni. Più di mille morti testimoniano la violenza degli scontri e soprattutto della repressione, immediata e spietata. E' la tragica storia di una rivoluzione mancata: Mubarak è stato sacrificato alla piazza, ma i poteri forti non mollano certo la presa, esercito e servizi segreti, alta finanza e i Fratelli Musulmani, gruppo politico islamista e fondamentalista, reagiscono alleandosi e operando a tutti i livelli per reprimere violentemente uccidendo, incarcerando, umiliando le donne, torturando i rivoluzionari, che, anche grazie ai numerosi canali televisivi finanziati da ricchi conservatori, vengono completamente screditati anche agli occhi delle classi sociali che all'inizio li vedevano con simpatia. La restaurazione trionfa.
In questa ambientazione storica, che non è solo una cornice ma il potente sfondo su cui si collocano le vicende dei personaggi, tutto sommato l'agitarsi dei singoli risulta meno incisivo. Così si seguono le vicende di Dania e Khaled dal tragico destino, di Asmaa e Mazen, del copto Ashraf e della sua domestica musulmana Ikram, della subdola arrampicatrice sociale Nurhan che si destreggia tra Islam e televisione e che è forse il personaggio meglio riuscito, ma quello che veramente risuona in queste pagine è il rumore di fondo delle manifestazioni, degli slogan, dell'eccitazione rivoluzionaria, dell'illusione di poter cambiare le cose partendo dal basso.
E' un romanzo che si legge bene, con piacere e interesse, e assolve egregiamente alla funzione di ricordare vicende non lontane nel tempo ma che, forse per l'accavallarsi delle notizie più o meno angosciose, rischiano di essere avvolte dalla foschia della storia di tutto ciò che non ci riguarda direttamente. La traduzione dall'arabo (sicuramente ottima e efficace, ma piuttosto sciatta per quel che riguarda l'italiano) è di Cristina Dozio e elisabetta Bartuli.
Dello stesso autore può interessare anche La rivoluzione egiziana, a cura di Paola Caridi, la raccolta dei numerosi articoli pubblicati dai pochi giornali d'opposizione e riuniti
ora in questo libro che spiega quello che è successo prima e durante la
rivoluzione del 25 gennaio.
Nessun commento:
Posta un commento