venerdì 8 novembre 2024

I quaranta giorni del Mussa Dagh: qui si parla di guerra, eroismo, sterminio, deportazione, morte, ma anche di amore, figli, speranza.

 



Una lettura molto impegnativa ma di grandissimo interesse. Le 912 pagine di questo romanzo storico, uscito nel 1935, mi hanno acchiappata e trascinata malgrado non sia un'appassionata di storia. Certo, per apprezzarlo è meglio andarsi a leggere qualcosa sul periodo (e sulla geografia di quell'angolo di Mediterraneo tra Turchia e Siria in cui si svolgono le vicende). Per un caso involontario, il periodo è più o meno lo stesso di "High Albania", il resoconto di viaggio di Edith Durham che tanto mi è piaciuto (1908 "High Albania", 1915 questo), ovverossia gli anni in cui il movimento dei Giovani Turchi e la situazione internazionale portarono alla dissoluzione dell'impero ottomano (1922).  

L'argomento è decisamente tragico: in seguito alla presa di potere dei Giovani Turchi, movimento nazionalista e laico, nel 1914 e 1915 ci furono deportazioni e stermini ai danni degli armeni che risiedevano in Turchia, in quello che è definito "genocidio armeno". Gli Armeni risiedevano per lo più nella parte orientale dell'Anatolia (ma mi raccomando, non accontentatevi di queste risicatissime e imprecise notiziole, l'argomento è molto complicato) e qui le persecuzioni coinvolsero tutta la popolazione, L'ordine del governo centrale era di abbandonare tutti i beni mobili e immobili, e dirigersi verso il deserto mesopotamico, dove i deportati morirono di stenti e malattie o furono massacrati. La comunità armena, di religione cristiana, era parecchio ricca, v'erano mercanti e imprenditori, e i residenti turchi potevano appropriarsi di tutto quello che si erano lasciati alle spalle. 

E qui comincia la vicenda del romanzo che rispecchia une pisodio reale: gli abitanti di sei villaggi alla base della montagna del Mussa Dagh, sul golfo di Alessandretta, decisero di ribellarsi all’ordine di prepararsi per la deportazione. Sotto il comando e l'organizzazione di un giovane borghese, nativo del posto ma educato e riesedente a Parigi, sposato con una francese, si rifugiarono sulle pendici del monte dal 21 luglio al 12 settembre 1915, con i viveri che erano riusciti a raccogliere e le armi. L’esercito ottomano tentò più volte di sconfiggere la resistenza della popolazione asserragliatasi sul monte, senza successo. La capacità di organizzazione e le energie impiegate nell'impresa furo eccezionali, ma alla fine i resistenti avrebbero dovuto subire la stessa sorte dei compatrioti, se non fossero riusciti a sfruttare la posizione in vista del mare per attirare l’attenzione delle navi francesi di passaggio nel golfo; in questo modo, dopo una breve trattativa, tutta la popolazione venne imbarcata e portata in un campo profughi a Port Said, in Egitto, 

Questa è la parte storica, ma il fascino del romanzo sta nell'incredibile capacità di Franz Werfel di far muovere una folla di personaggi che vanno dai mendicanti che vivono attorno ai cimiteri ai massimi gradi della politica turca, dal protagonista Gabriel Bagradian alla moglie europea che si trova improvvisamente immersa in una tragedia di cui non può comprendere il senso né la portata, i borghesi acculturati e i contadini analfabeti, i militari, tutti travolti dalla tragedia, divisi nel modo di pensare e di vivere ma accomunati da questo folle progetto di opporsi alla strapotenza ottomana (ormai in gravissima crisi peraltro, e molto prossima alla fine). Nei quaranta giorni della permanenza sul Mussa Dagh innumerevoli sono i drammi che si svolgono e ci vengono narrati, alcuni strettamente personali, ma tutti attorcigliati e esasperati dalla situazione estrema. I personaggi sono indimenticabili, accuratamente creati e descritti, molto credibili. Il romanzo è veramente molto lungo, e forse alcune parti in cui vengono riprodotti i discorsi relativi alle strategie da porre in atto e alle diverse posizioni politiche in discussione richiedono un'attenzione particolare, ma il risultato è magnifico e appassionante, non si può abbandonare. Un romanzo che consiglio sinceramente a tutti i veri lettori, vi aprirà un mondo poco conosciuto e rappresentato in maniera perfetta.  

     

1 commento:

S_3ves ha detto...

Grazie, Consolata, per questa recensione appassionante. Come lettrice, al momento in ho una pila di libri da leggere, ma mi segno questo romanzo così complesso e pieno di personaggi e che non rinuncia alla speranza.