Bella come un'attrice di Hollywood, maledetta come la protagonista di un romanzo beat, con un occhio acuto e attento a tutto, e soprattutto mostruosamente brava a scrivere racconti: Lucia Berlin mi ha veramente folgorata. Non fatevi scoraggiare dal brutto titolo (molto, molto meglio quello originale: A Manual for Cleaning Women: Selected Stories) e affidatevi alla voce che accumula storie su storie anche se non amate i racconti. Lucia Berlin trae il materiale con cui costruisce personaggi, luoghi e vicende dalla sua vita, manipolandola e riutilizzandola, spezzettandola o condensandola, ma sempre trasformandola in qualcosa di irresistibile che costringe a leggere ogni pagina con la speranza che dopo ce ne siano ancora molte altre. In realtà alla fine si tratta quasi di un romanzo, i personaggi ritornano da una storia all'altra, i luoghi pure, e poi c'è sempre lei, l'alcolizzata, la donna delle pulizie, la madre di quattro figli, la donna sola che ha avuto tre mariti, l'insegnante, la bambina con la scoliosi, la malata che vive attaccata alla bombola dell'ossigeno, e mille altre incarnazioni. Figlia di un ingegnere minerario e di una madre tremendissima, con una sorella minore riscoperta solo quando sta per morire di cancro, nasce in Alaska e vive in Cile, in Texas, in California, nel Colorado e dio solo sa in quanti altri posti.
A Manual for Cleaning Women: Selected Stories è uscito negli USA nel 2015, undici anni dopo la morte di Lucia Berlin, ma le ha dato finalmente quella fama che non ha mai raggiunto in vita: chissà che storia caustica e spietata ne avrebbe tratto l'autrice. Il suo nome viene accostato a quello di Raymond Carver, Alice Munro, Don Delillo, William Carlos Williams, Grace Paley. Nulla so di Williams né di Paley, invece Carver, Munro e Delillo non mi piacciono, e non riesco a ricordare che cosa mi abbia spinto a comprare questo libro. Qualche osservazione letta qua o là, e il titolo originale di sicuro. Be', per una volta ho scelto benissimo.
La raccolta è molto corposa (quarantatré racconti) e naturalmente ce ne sono di quelli che ho amato di più altri meno, ma tutti sono veloci, efficaci, divertenti anche se parlano di argomenti pesanti o tragici. Ritrattini fulminanti come il piastrellista di Io e B.F. o l'indiano di La lavanderia a gettoni di Angel, il tremendo nonno di Il dottor H.A. Moynihan (di cui si riparla anche in altri racconti), Ruth la bugiarda compulsiva di Una relazione, l'ex marito chiacchierone di Ci vediamo, gli allegri ubriaconi di Wong, ma anche le storie struggenti come Mijito, la solitudine infantile di Silenzio, la scuola di scrittura in carcere (in cui l'autrice compare in un cameo davvero eccezionale) di Qui è sabato, e ovviamente l'esilarante Manuale per donne delle pulizie. Insomma non li posso ricordare tutti e quarantré, ma ognuno meriterebbe una citazione speciale.
Ma su tutto prevale la voce di Lucia Berlin, affabile, priva di artifizi e pathos eccessivi, senza pudore ma sempre interessata al dato umano, mai alla ricerca di stupire o di sferrare colpi bassi al lettore. Un po' come quando in treno ci si siede vicino una di quelle donne che hanno voglia di raccontarci la loro vita, e vanno avanti chilometro dopo chilometro a macinare parole, segreti e storie stupefacenti. Con la differenza che queste vicine di scomparimento sono in genere noiosissime, mentre invece di Lucia Berlin non ci si stanca mai, si vorrebbe che continuasse con le sue storie di alcolizzati e sballoni ancora e ancora, fino alla stazione d'arrivo.
La bella traduzione è di Federica Aceto.
4 commenti:
Invidio il tuo coraggio, Consolata: io per esempio non ho mai avuto il coraggio di dire che non sono mai riuscito a finire l'unico libro di DeLillo che abbia mai cominciato a leggere :)
Invece Carvel lo adoro! Lo leggo pochissimo perché ha la capacità di deprimermi come pochi altri, ma resto incantato da quel genere di racconti...
La tua recensione del libro di Lucia Berlin è molto bella e mi ha messo una gran voglia di leggerlo! Anche se il prezzo in e-book non è dei più economici, mi sa che ci farò più d'un pensierino.
Grazie per la bella recensione!
Eeehhm... e mi son tenuta, non ho detto che ne penso dei suddetti autori. Anche, o soprattutto, di Carver. Il fatto è che non molto feeling con la letteratura americana di oggi, a parte qualche eccezione come per esempio Berlin. Non so dirti se ti piacerebbe.. è molto insolita, anche come argomenti, fuori dai soliti scritti con il manuale di scrittura creativa di fianco, modaioli perfettini e insopportabili. Però è di una bravura spaventosa, mi ha fatto fare gran peccati di invidia sfrenata. Ciao
..concordo con te Orlando su De Lillo: noiosino! Invece adoro Carver, ma contrariamente a te non mi da depressione, i suoi racconti mi appaiono come dei polizieschi, aspetto ogni volta con ansia il momento in cui sferrerà il colpo. Accade sempre qualcosa sul più bello che ti lascia senza fiato, come un omicidio��
@Donatella: probabilmente dovrei rileggere Carver, forse lo apprezzerei di più. Forse l'antipatia che provo per lui è dovuta in gran parte ai suoi nipotini, agli eccessi dei suoi imitatori che tagliano a metà le storie, una moda che trovo insopportabile e che non riesco a perdonargli. Però se tanti lo amano, è ovvio che la mia è un'idiosincrasia del tutto personale.
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