sabato 3 maggio 2008
Allegria di naufragi
Sono giorni che ci giro attorno, ci rifletto e mi mancano le parole, poi stamattina il titolo di Ungaretti mi è scoppiato in testa e ho capito perché questo disastro elettorale che mi ha colpita due volte con la stessa violenza, prima con le politiche poi con Alemanno sindaco di Roma, mi ha lasciata sì sbigottita ma non disperata. Premetto che durante la penultima legislatura, quando Berlusca impazzava in Italia e fuori ecc ecc con tutto quello che ricordiamo benissimo, ho vissuto con una cappa di piombo sulla testa che mi amareggiava anche i momenti privati di allegria. Adesso, ovviamente, ci sarà molto da pensare, errori da analizzare e mutamenti di cui prendere atto, e lasciamo perdere quello che ci toccherà vedere, sentire e leggere nei prossimi anni sulla nostra bella patria azzurra–nera–verde. La differenza è questa: dopo anni di penosa e angosciante malattia, dopo meno di due anni di agonia, il nostro caro è finalmente defunto. Il dolore è profondo ma c'è anche una specie di sollievo per la fine della sofferenza, quella lieve euforia che prende davanti alla morte quando segue un iter naturale. Il disastro è talmente totale che non resta altro che l'allegria del naufrago, appunto. Adesso si tratta di elaborare il lutto il più in fretta possibile e poi aggiornare la visione del mondo, la comprensione di qualcosa che va al di là delle strategie elettorali, radicali sì o no, la scomparsa del PRF, e via discettando su virgole e accenti come filologi bizantini sulle mura di Costantinopoli nel 1453. E non per mimetizzarci con gli altri, come in questi anni di rincorsa della destra e di revisionismi e baci a tutte le pile e le pantofole che odorassero d'incenso. No, ricominciare partendo da se stessi (parlo per me ovviamente) separando il grano dal loglio, le idee scadute da quelle ancora valide, verificare la solidità delle basi su cui stavamo più o meno scomodamente seduti da troppo tempo, spalancare gli occhi per vedere la realtà come è e non come abbiamo sempre pensato che sia. Cliccare su refresh.
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3 commenti:
L'effetto può essere persino più paradossale. Il fatto è che una sconfitta così segna un passaggio d'epoca. Non nel senso che possiamo dimenticare l'antifascismo o il primo maggio ma che forse abbiamo cominciato a renderci conto che il cavaliere vince perché i suoi avversari sono pippe.
È dagli anni '70 che aspetto che il PCI, poi PDS poi DS, poi DS-Margheriti poi PD poi chissàcosa presenti una propria credibile idea - laica, progressista, tollerante e moderna - per il futuro di questo paese. Qualcosa che abbia almeno un po' il colore del futuro e il sapore di un sognpo possibile. Qualcosa che vada un po' oltre l'autoconservazione dei soliti quattro pirla e le solite menate (incosistenti) sui servizi sociali, la tutela di questo e la difesa di quello (puntualmente disattese).
Questa volta siamo stati in tanti ad aver fiutato il bidone.
Quello di Napoli, tanto per dire.
Scusa la logorrea...
Sono d'accordissimo, certo, solo che non credo che basti trovare qualche idea, men che meno liberarsi delle pippe per sostituirle con qualche pippa a metà... Non so che cosa voglia dire trovarsi d'accordo con Baricco, ma i barbari sono già arrivati e noi non ce ne siamo accorti.
È vero, a questo punto non possiamo più accontentarci di mezze pippe al posto di pippe intere. Come è vero che la situazione si è imbarbarita, in apparenza senza rimedio. Ci aspetta una lunghissima traversata del deserto? È possibile. Ma è anche vero che i fenomeni sociali e politici hanno una lunga gestazione e una rapidissima fase di crisi. Una «catastrofe», come spiega René Thom. È quindi probabile che i successori di questa sinistra vecchia e impresentabile siano già tra noi. Nei panni di organizzatori di precari, di creatori di blog (buona, questa!) o di boy-scout pentiti.
Nel '67 ben pochi avrebbero profetizzato il '68.
Quali ne saranno le idee e le aspirazioni possiamo provare a immaginarlo. È un buon esercizio di fantascienza applicata.
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