Un altro amore importante che non frequentavo dai tempi di Brothers e Arricchirsi è glorioso è Yu Hua, i cui romanzi preferiti per me rimangono Vivere! e Cronache di un venditore di sangue. Ora ho letto Il settimo giorno, strano racconto ambientato in un aldilà dall'atmosfera soffice, ovattata, in cui i morti privi di tomba sono respinti dalla Camera Ardente, crematorio oltre il quale c'è l'eterno riposo concesso solo a coloro che dispongo della proprietà tombale, metafora di un capitalismo che non ha pietà per i nullatenenti, e si aggirano scambiandosi narrazioni della propria vita e della propria morte. Tra di essi c'è anche il protagonista, Yang Fei, morto senza rendersene conto.
I defunti che si incontrano in questo luogo privo di confini e di caratteristiche hanno una loro concretezza materiale, sono scheletri di cui si può intuire se sono morti di recente o da lungo tempo dalla carne che ancora si trova attaccata alle ossa, indossano vestiti e chi, come Yang Fei, non ha nessuno che lo pianga, porta al braccio una fascia nera da lutto. E sono molti i personaggi in cui Yang Fei si imbatte, confusi e incerti, in cerca di un'identità. Smarriti in un limbo senz'aria, si chiedono l'un l'altro: chi sono io? e chi sei tu? Tra tutti spicca la luminosa figura del padre adottivo, capostazione attaccato al lavoro e al dovere, esempio di amore disinteressato, altruista e totale, che letteralmente rinuncia due volte a vivere per un figlio che non è suo. D'altra parte la vita di Yang Fei è dominata dal caso, dalla grottesca nascita alla morte senza preavviso, all'amore non cercato e presto perso.
Gli altri personaggi, una miriade tra cui molti suicidi, sono i più disparati, dai bambini buttati nel fiume che cantano come uccellini alla vicemadre del protagonista, spesso toccati da una vena grottesca e surreale, come Topina che si suicida perché il fidanzato le ha regalato un iPhone taroccato e si cuce da sola la veste funebre, ma accomunati da una dolce e affettuosa solidarietà che contrasta con la durezza, la freddezza e la pericolosità del mondo dei vivi. Dove si verificano fatti spaventosi e incontrollati come gli abbattimenti forzati di immobili, mentre le campagne si trasformano in periferie, i centri commerciali prendono fuoco e i ristoranti scoppiano, in un accumulo dove si riconosce la predilezione di Yu Hua per il grottesco, il surreale, il favoloso, l'ironia e naturalmente, come tutti sottolineano sempre, la critica al capitalismo in salsa socialista alla cinese e all'"auri sacra fames" che divora l'ex patria dell'ugualitarismo maoista.
Un romanzo piuttosto veloce con aspetti molto godibili, come la rappresentazione del limbo degl'insepolti, ma mio parere un po' frammentario, meno coinvolgente di altre opere di Yu Hua, e molto pessimista. Però forse questo dipende dal fatto l'ho letto male, senza mai immergermi totalmente e abbandonarmi alla storia, cosa che in questo periodo, per motivi contingenti, mi riesce molto difficile. Comunque, Il settimo giorno è un romanzo che vale sicuramente la pena di leggere.
Bella traduzione di Silvia Pozzi.
3 commenti:
Ovviamente, data l'ignoranza, non conosco nulla di quest'autore...
Però tutto ciò che ha a che fare con "aldilà" e soprattutto "scheletri" mi affascina tantissimo! (Uno dei miei libri preferiti è la Storia Vera di Luciano di Samosata, naturalmente la parte del viaggio nell'Ade in cui tutte e tutti sono... scheletri! Compresa l'ex bellissimissima Elena di Troia! Un Ade veramente democratico :))
Secondo me Il settimo giorno ti piacerebbe, l’atmosfera del limbo in cui si aggirano gli scheletri è davvero avvolgente, anche se tutt’altro che consolatoria. Di questo autore a me sono piaciuti molto libri assai più tosti (Vivere, Torture, Cronache di un venditore di sangue) ma anche questo vale la pena. È un grande autore, che cura i particolari e i personaggi anche minimi (ti basti il fatto che il suo è uno dei quattro autografi che conservo religiosamente).
Ciao Conso! Pensi che alla tua rece piacerebbe fare un giro sulle pagine di LN? Un abbraccio.
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