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lunedì 22 ottobre 2018

Donne insolite: Hiromi Kawakami, I dieci amori di Nishino, Adar Abdi Pedersen, In direzione del cuore, Letizia Frosi, Cercasi fidanzato disperatamente

Dieci donne parlano dello stesso uomo, conosciuto in momenti diversi, amato, non amato, sfiorato o osservato con attenzione. Le donne sono diversissime, dalla bambina curiosa dell'amico della madre alla donna in carriera autosufficiente e decisionista alla ragazza semplicemente innamorata. L'uomo è uno solo, spezzettato e cangiante come in un caleidoscopio, ma alla fine chissà se potremo dire di conoscerlo. Da Kawakami Hiromi, la magnifica autrice dello struggente La cartella del professore e di Le donne del signor Nakano, un romanzo lieve e curioso, di gradevolissima lettura. 




Tutt'altra storia quella che ci racconta Adar Abdi Pedersen in In direzione del cuore, Dalla Somalia alla Danimarca passando per l'Italia. Un libro fondamentale per chi vuole capire il mondo in cui viviamo non solo attraverso i telegiornali. La vita di una donna coraggiosa e tenace, come un lungo viaggio che dalla Somalia la porta a Torino e poi in Danimarca, combattendo contro un sistema di valori da cui vuole liberarsi, aiutando gli immigrati a integrarsi nella società europea, e vivendo tutte le contraddizioni di cui un simile percorso è disseminato. Da leggere per sapere e per capire, perché Adar non è e non deve essere sola, e la sua storia ci riguarda. 







Infine Clotilde, la protagonista di Cercasi fidanzato disperatamente di Letizia Frosi, si distingue nettamente dalle donne precedenti perchè è l'eroina di un tipico romanzo chick-lit e come tale se la cava benissimo. Ha ventisei anni, vive con la mamma, ha delle amiche un po' streghe un po' affettuose, è carina ma forse non ci crede, cerca l'amore ma combina pasticci... finché non incontra Riccardo, e da quel momento possiamo solo sperare e sognare e far progetti con lei. Che non ci delude, portandoci al finale divertiti e soddisfatti.

mercoledì 28 dicembre 2011

Kawakami Hiromi, La cartella del professore



Dovrò eterna riconoscenza all’amica Claudia che mi ha regalato questo romanzo, lettrice di grande sensibilità oltre che raffinata scrittrice. È molto che non incontravo un libro che mi desse questo senso di perfezione. Una storia che più esile non si può: una trentasettenne indipendente, Tsukiko, incontra un suo ex professore di liceo sui settanta. Frequentano lo stesso locale dove si recano a bere in solitudine, a mangiare, a scambiare due parole con il padrone. Siedono accanto al bancone, scelgono le stesse pietanze senza accordarsi, bevono le stesse bevande, si ubriacano senza rimorsi, si parlano senza raccontarsi niente. Non si mettono mai d’accordo per incontrarsi, lasciano fare al caso. A poco a poco si avvicinano, fanno qualche passeggiata insieme, una gita, una merenda sotto i ciliegi. Si danno sempre del lei. Il professore tratta Tsukiko come quando erano al liceo, dove aveva fama di tipo ostinato e severo. Però la tratta anche con dolcezza, anzi, con accoglienza, senza giudicarla. Lei vorrebbe avvicinarsi di più, vuole amore, intimità, lui non si scosta ma tra di loro c’è un muro d’aria che si comprime senza cadere. Parlano di cose quotidiane, bisticciano per il baseball, mangiano misu, polipo, balena, abalone, funghi, tofu, alghe, bevono birra e sakè, si interessano al cibo, alle bevande. Il professore interroga Tsukiko, lei non osa fargli domande. Ma è amore: un amore totale, pieno di pudore e dignità ma anche di tenerezza, di calore del corpo, di nostalgia e di perfezione. Non voglio però fare torto a La cartella del professore estraendone significati che la magnifica autrice ha affidato esclusivamente a gesti minuti, a notazioni minime, a parole sempre concrete. Questo romanzo ha la necessità, l’assolutezza delicata e priva di esibizionismo della pittura giapponese, un ramo di fiori di ciliegio o una nevicata sull’acqua. Crea due personaggi e un mondo con il minimo di tratti, come una calligrafia. Si vorrebbe che non finisse mai. E io, che sono nemica delle emozioni e quando leggo mi faccio prendere solo a livello di piacere estetico, alla fine mi sono anche commossa. Eppure non riesco a immaginare una scrittura meno di pancia, meno ruffiana.
Kawakami Hiromi è nata nel 1958 e questo è il suo primo romanzo che pubblicato in Italia, nella limpida traduzione di Antonietta Pastore. Jiro Taniguchi ne ha tratto una graphic novel  intitolata Gli anni dolci, Rizzoli 2010.