Dell’inglese Elizabeth Jane Howard (1923 - 2014, ma questa voce di Wikipedia è solo un abbozzo, la sua lunga e turbolenta vita merita un approfondimento) avevo già letto Il lungo sguardo che non mi aveva fatto una grande impressione. E anche La saga dei Cazalet non è un capolavoro, ma di sicuro è interessante, assai curioso, pieno di spunti e dopo un po' ipnotico, avvolgente e confortante come una tazza di tè in un pomeriggio nebbioso. Inoltre sono cinque volumi, ognuno dei quali evidentemente ha una sua personalità, qualcuno più felice altri meno, e man mano che si va avanti nella lettura si entra di più nei personaggi e nelle vicende e ci si adagia. Io, che tendo a distrarmi facilmente, all'inizio ho fatto parecchia fatica a districarmi tra i personaggi che solo dopo un po' assumono una personalità ben definita e distinta. Si tratta dei membri della famiglia Cazalet: i capostipiti, il Generale e la Duchessa, i loro quattro figli Hugh, Edward, Rupert e Rachel, le rispettive mogli, amanti, amiche, la numerosa figliolanza (in particolare le nipoti Louise, Polly e Clary, ma nell'insieme almeno una dozzina, ognuno con le sue vicende personali e fidanzati mariti figlioletti ecc), gli amici e i parenti più vicini e naturalmente i domestici di tutti, seguiti per un arco di tempo che va dal 1937 al 1957, tra Londra, il Surrey e Southampton, con un breve excursus in Francia. E' una stirpe solidamente borghese di commercianti di legnami, molto ricca al'inizio, che attraversa i cambiamenti di quegli anni in una frenetica ricerca di felicità e sicurezza, coinvolta fino in fondo nella guerra e nel dopoguerra, nel dolore e nella ricostruzione, costretta a adeguarsi ai cambiamenti che stravolgono il suo mondo.
Un aspetto molto particolare della scrittura di Elizabeth Jane Howard è la sua attenzione ai particolari concreti della vita, per esempio il cibo, sempre insufficiente nei lunghi anni della guerra e del dopoguerra in cui in Inghilterra rimase in vigore per anni il tesseramento: l'autrice ci informa sempre minutamente su quello che mangiano i suoi personaggi, come e chi cucina, dove vanno al ristorante e quali piatti ordinano; che cosa bevono (naturalmente tazze di tè e tazze di brodo ma anche molto vino, superalcolici, liquori, cocktail e similia); le marche di sigarette o di sigari che prediligono; descrive sempre come sono vestite le donne, dove si procurano le toilettes, i tessuti che tagliano e cuciono da sé, come portano i capelli, come se li lavano, quante volte fanno il bagno, ci dice se l'acqua è calda o tiepida, sufficiente o poca... E così per le case, che vengono comprate e vendute frequentemente, bombardate durante i raid aerei, aggiustate, ripulite o trascurate, con l'unico punto fermo di Home Place, la grande casa di campagna in cui tutti si riuniscono per le vacanze, le feste comandate e durante lo sfollamento. E il caleidoscopio di personaggi si muove in questo scenario così concreto e si rincorre, si accoppia, se ne va, si ama, si odia... insomma vive. Bisogna dire che i Cazalet non sono esclusivamente la classica famiglia borghese solida e inquadrata, ci sono parecchi temperamenti artistici e personaggi irregolari, anticonformisti o semplicemente incapaci di conformarsi, ognuno ha qualche segreto nel cuore e alcuni compiono scelte davvero controcorrente e tutto sommato gli altri membri della famiglia accettano senza giudicare né scandalizzarsi troppo.

Non si tratta di romanzi che ti aprono un mondo, né ci sono personaggi indimenticabili cui affezionarsi, e qua e là un sospetto di moralismo è impossibile da evitare. Ma l'insieme è sufficientemente spregiudicato da incuriosire, e tanto fitto di storie e particolari da rassicurare. Certo in un altro momento non ce l'avrei fatta a leggere i cinque volumi di seguito, e non mi sento di consigliarlo, però devo dire che sono molto riconoscente a Elizabeth Jane Howard per avermi fornito una lettura gradevolissima, poco impegnativa ma non leggerina, avvincente e tutto sommato serena. Adattissima per trascorrere un periodo abbastanza lungo (più di un mese di certo) in buona compagnia letteraria.
La traduzione di Manuela Francescon ogni tanto dà segni di stanchezza ma è umano, dopo tanti Cazalet si sarà un po' stufata. In compenso le copertine di Fazi sono strepitose, tutte e cinque.