lunedì 28 settembre 2020

Le oche sono molto meglio dei droni: Selma Lagerlof, Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson

  In tempi lontani ho letto alcuni libri di Selma Lagerlof di cui ho pochi ricordi perché sono davvero lontani. A maggior ragione di questo, che essendo un libro per ragazzi probabilmente ho letto appunto da ragazzina, o addirittura me l'ha letto mio padre. Però evidentemente il ricordo era gradevole, perché l'ho comprato e scaricato e infine l'ho letto mentre ero in vacanza, davanti al mare e al sole, seguendo con grande piacere Il viaggio meraviglioso di Nils Horlgersson in compagnia delle oche selvatiche, ora sparite dal titolo.

La storia è presto detta: il piccolo Nils Holgersson è piuttosto un cattivo soggetto, non ama i genitori cui fa continui dispetti, tratta male gli animali, batte la fiacca, e un giorno cacciando gli uccelli cattura per sbaglio un coboldo, un elfo, che per punirlo lo trasforma a sua volta in un elfo, un esserino alto una spanna, e per colmo di disgrazia rimane legato alla zampa di un'oca domestica, un grosso papero bianco che decide di fuggire dalla fattoria situata nella Scania, la regione più meridionale della Svezia, in compagnia di uno stormo di oche selvatiche che stanno migrando per trascorrere l'estate in Lapponia. 

Il libro, pubblicato nel 1907, un paio d'anni prima che all'autrice fosse attribuito il Premio Nobel per la letteratura, ha l'intento educativo di far conoscere la Svezia regione per regione nelle sue differenze climatiche, morfologiche e di popolazione. Vengono descritti i paesaggi e le città, le differenti colture, le coste, gli arcipelaghi e le montagne, le miniere e i distretti industriali, l'industria della pesca e i luoghi notevoli, in maniera mai pesante o troppo didattica. A volo d'uccello, appunto. Con la sua nuova natura il piccolo Nils ha acquisito la capacità di capire e parlare il linguaggio degli animali, il che mette in evidenza il colpo di genio che sta alla base della vicenda. Le notizie sono vere e concrete, ma le spiegazioni sono spesso derivate dai racconti tradizionali, fiabe e leggende, e i vari animali acquistano uno spessore di personaggi con tutte le loro caratteristiche e abitudini. Così si rispetta la capobranco, l'anziana e saggia Akka, ci si affeziona al fedele papero bianco, si teme l'aquila e si disprezza la volpe, si viene a conoscere il loro passato e le traversie che li legano. Ci sono anche esseri umani, i due bambini raminghi i cui passi si incrociano spesso con i voli di Nils, i ricchi benefattori, gli umili lavoratori. 

C'è una lezione fondamentale che Nils deve imparare per poter riacquistare le sue parvenze originarie. La lezione è legata soprattutto all'amicizia, alla lealtà, alla fedeltà e alla generosità, ma bisogna dare atto a Selma Lagerlof che il suo fiabesco romanzo non ha nulla di moralistico. Quello che Nils capirà alla fine è legato alla vita e alla natura, non alle leggi umane. Il lettore arriva alla fine con leggerezza e contento delle mille storie che gli sono state raccontate, e si accomiata da Nils e dallo stormo di oche selvatiche con un forte senso di amicizia e simpatia. E' una lettura molto riposante che mi sento di consigliare a chi non ha bisogno di leggere "tutto d'un fiato", di "divorare" un libro, e non vuole storie "mozzafiato" né ci tiene alla suspense, ai cadaveri ogni tre pagine e alla soluzione finale. Chi ci riesce ne trarrà molto piacere. La bella traduzione è di Laura Cangemi.

giovedì 17 settembre 2020

Lettura consigliata: Raffaele Malavasi, Due omicidi diabolici

 


 Posso ripetere di questo secondo giallo di Raffaele Malavasi quello che ho detto del primo che ho letto, Tre cadaveri. Anche in Due omicidi diabolici l'ambientazione e i personaggi sono superaccattivanti, la storia è piuttosto inverosimile e la soluzione un po' tirata per i capelli, ma chi se ne frega? Anche io, che confesso non ricordavo molto del primo, sono rimasta volentierissimo in mezzo a personaggi che non sapevo chi fossero. Forse un po' meno accenni a vicende passate sarebbero stati opportuni, in certi punti ci si sente come quando si va a cena con un gruppo di persone affiatate tra di loro che nominano amici e vicende che ci fanno sentire un po' esclusi. Ma è un peccato veniale, e ci si lascia volentieri andare al piacere di rincorrere indizi, ipotizzare colpevoli, simpatizzare con uno o l'altro dei protagonisti. 

L'ambientazione è sempre Genova, con un insolito background legato a preti e chiese, citazioni bibliche e punizioni cruente, seminaristi timidi, un po' di sensitivi e percezioni extrasensoriali, ma l'ex poliziotto Red/Goffredo Spada, l’ispettore Manzi e la giornalista Orietta sono pronti a risolvere il mistero lasciando lo spiraglio necessario per far prevedere una terza puntata, il che è un pensiero gradevole. La vicenda è raccontata in capitoli brevi in cui si alterna il punto di vista dei protagonisti, rendendo la lettura veloce e sempre intrigante. C'è anche il piccolo mistero che mi aveva colpita in Tre cadaveri, lieve e divertente come la prima volta. 

Letto in vacanza, in un ambiente non molto propizio alla lettura, si è rivelato adattissimo alla situazione e mi ha rallegrato per qualche giorno, lasciandomi la voglia di leggere altro dell'autore. Consigliatissimo.