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venerdì 3 dicembre 2021

Segnatevi l'indirizzo, vale la pena di frequentarlo se volete divertirvi: Stefania Bertola, Via delle Magnolie 11

Di Stefania Bertola si parla molto in questo blog, perché è una scrittrice che amo moltissimo e una sicurezza cui rivolgersi sempre e comunque. Ho parlato di quasi tutti i suoi libri e qui trovate parecchie recensioni dal lontano 2019, ma anche prima di aprire questo blog ne avevo parlato più volte. Quindi fidatevi se dico che di questi tempi cupi per schiarirsi un po' l'orizzonte, ravvivare i giorni grigi e mosci, non ha uguali.  

Via delle Magnolie 11 è stato scritto e pubblicato sul web a puntate durante il primo lockdown. Ora si trova in libreria e mi sento di consigliarlo di cuore, perché è adatto a tutti i tempi.

Un po' meno chick-lit dei romanzi precendenti, in certi momenti appare quasi come una farsa, una comica finale veloce e accelerata. Si svolge in una casa abitata da vari membri di una famiglia intricata e piuttosto spregiudicata, le complicazioni amorose restano sullo sfondo e insaporiscono la ricetta, aggiungendo un tocco di dolce alle vicende paradossali (e lievemente delinquenziali) dei molti personaggi, ben delineati e dinamici. Altro non dico perché questa è pur sempre una semplice segnalazione - ma leggetelo, e poi leggetene altri di questa brillante autrice che non delude mai.


martedì 14 gennaio 2020

Se vi volete bene, se sognate un matrimonio da favola, se le ragazze strambe vi sono simpatiche, ecco per voi Stefania Bertola, Divino amore

E per rimettermi dalle durezze degli ultimi due libri, a chi rivolgersi se non all'amatissima Stefania Bertola, penna incantevole per leggerezza e divertimento? E naturalmente Divino amore non mi ha delusa, mi ha dato un paio (o forse uno) di giorni di serenità come lettrice. E' un libro di 272 pagine che però sembrano molte meno, perché scivolano via lisce come un tè freddo in estate. Scritto bene, vivace, con un lieto fine a tutto tondo.

Divino amore è il nome dell'agenzia di wedding planner di Lucia Lombardi, dono d'addio (e risarcimento danni) del suo ex Tony Cosenza, famosissimo calciatore che lei non riesce a dimenticare da quindici anni. Intorno ruotano alcune ragazze di varia età, Gemma, Stella, Carolina, più qualche maschio assortito, Kevin, Rodrigo, legati oltre che dall'attività anche da una fitta rete di parentele. Ognuno ha il suo problema che naturalmente alla fine vedrà la soluzione, dopo che nell'arena sono entrate Linda, l'ex di Kevin che porta con sé una grossa sorpresa, le sorelle Corbani, Maria Elisabetta, famosa scrittrice, che si deve sposare ma non dirò con chi, e Maria Vittoria, grecista fidanzata con un biologo renitente al matrimonio ma molto romantico... E sullo sfondo spunta, come sempre nei romanzi di Stefania Bertola, anche una Maria Consolata. 

La vicenda è tutta fatta di incontri, coincidenze, desideri, malintesi che poi vanno a posto, e non sto a perderci tempo perché non conta particolarmente, vive nella lettura, nei dialoghi, nelle trovate che non fingono di non essere quello che sono né di mordere nella realtà. Esilaranti descrizioni delle spose e delle loro prestese, delle mamme delle spose, della moda demenziale dei matrimoni a tema, vivacizzano le pagine. Ecco, non è il tipo di romanzo che chiede la famosa "sospensione di incredulità": non c'è bisogno di crederci, basta lasciarsi andare al gioco, come fare inalazioni d'aria di montagna nello smog cittadino. E siccome teatro di tutto è Torino, di smog ce n'è parecchio. Curiosa la scelta della zona in cui vivono e si agitano i personaggi, intorno a Regio Parco e al Cimitero Monumentale, una zona che in effetti sta diventando velocemente fashion.

Molto più romantico e rosa che umoristico, Divino amore non raggiunge le vette di altri romanzi di quest'autrice, ma rimane un prodotto di ottima qualità, che fonde in giuste proporzioni una leggerezza totale con un occhio acuto e una voce narrante intelligente e complice, che non pretende di spacciare per vero quello che è chiaramente un allegro scherzo, e alla fine lascia il lettore del tutto soddisfatto.

In questo blog trovate le recensioni di Aspirapolvere di stelle, La soavissima discordia dell'amore, Ragione e sentimento, Solo Flora, Romanzo rosa, Ragazze mancine, Il primo miracolo di George Harrison.

mercoledì 22 marzo 2017

Allegro come un passerotto al Valentino, gustoso come un gelato di Pepino: Stefania Bertola, Ragione e sentimento

Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus, perché Stefania Bertola è tornata tra noi in piena forma e generosità di piaceri. E non sembri eccessiva la citazione oraziana, i personaggi di Ragione e sentimento hanno fatto il classico (alcuni nel mio liceo, il D'Azeglio) e sanno apprezzare due parole di latino quando ci vogliono.

Se non la conoscete peggio per voi, ma anche felici voi: potete rifarvi con i suoi incantevoli romanzi. Ho sovente scritto di lei in questo blog, a proposito di Ragazze mancine, Romanzo rosa, Il primo miracolo di George Harrison, Solo Flora, per cui non sto a ripetermi sdilinquendomi in complimenti ma consiglio vivamente la lettura di Ne parliamo a cena, A neve ferma, Aspirapolvere di stelle (vedi recensione in fondo al post), Biscotti e sospetti, La soavissima discordia dell'amore (vedi recensione in fondo al post), mi ringrazierete calorosamente soprattutto se siete femmine dotate di senso dell'umorismo e capacità di lasciarvi andare al piacere delle parole. 

Qui si tratta di una famiglia impoverita e improvvisamente costretta a lasciare la villona di Chieri per un appartamentento in via Giolitti 45, cioè piazza Maria Teresa, mica Mirafiori sud, per interderci. Sì, perché siamo a Torino, naturalmente, e in particolare tutt'intorno a casa mia, il che mi ha fatto sentire molto a mio agio. Se poi aggiungo che l'unico cambio di scenario ci porta a Oropa, cioè chez la mia madonna nera preferita, be', mi è sembrato che Stefania Bertola volesse farmi un regalino personale. E naturalmente, come in tutti i suoi romanzi, non manca un personaggio che si chiama Consolata. Per tornare alla famiglia Cerrato, si tratta di madre e tre figlie ovviamente modellate su Mrs Dashwood, Elinor, Marianne e Margaret Dashwood, le protagoniste di Sense and sensibility di Jane Austen. Ma non è necessario averlo letto né ricordarlo nei particolari per apprezzarne la riscrittura, anche se sarebbe bello che ne conseguisse una rilettura.

Anche la vicenda, naturalmente, ricalca la trama di Sense and sensibility, aggiornandola al 2014 per cui i maschi che variamente ronzano attorno alle ragazze Cerrato sono perfetti rappresentanti dell'oggi pur conservando le caratteristiche caratteriali e la funzione narrativa dell'originale: c'è lo squinternato cantante di una band di sfigati (ma nasce bene!), l'insegnante precario che riceve il suo primo incarico a Lecce, un solido giudice un po' disadattato, il maestro di ballo latino strafigo, il fratellastro un po' intronato, il cugino generoso. E ci sono le amiche sentimentalmente casiniste, una coppia di lesbiche sagge e generose, una bellissima nigeriana senza scrupoli e con il sedere perpendicolare, i bambini variamente rompiscatole. La ragione è rappresentata dalla ragionevole Eleonora, che naturalmente conosce anche il sentimento, mentre il sentimento sconvolge Marianna benché vergine e affiliata all'associazione di supercaste Turris Eburnea. In più, rispetto all'originale, c'è una dose massiccia di ironia, una prosa spiritosissima, il gusto del paradosso e un occhio molto acuto nel notare le assurdità e le ridicolaggini dei comportamenti umani. C'è una conoscenza bonaria ma precisa di un certo mondo torinese, la capacità di individuare tic e vezzi senza compiacersene né ridicolizzare nessuno.

Insomma ci sono tutti, ma proprio tutti, gli elementi necessari per passare qualche ora deliziosa, rasserenante, ottimista e intelligente quanto basta. Non so più che cosa inventarmi per convincervi, per cui mi limito a ripetere: leggete Ragione e sentimento e vedrete che mi sarete molto riconoscenti.
Anzi, guarda, mi sento così generosa che a seguito pubblico due (mie) recensioni a suo tempo uscite su LN-LibriNuovi.

Stefania Bertola, Aspirapolvere di stelle
È un libro rosa. E noi non leggiamo questo tipo di libri, vero? Però per fortuna, una mia amica me l'ha imprestato senza che gliel'avessi chiesto. Meno male! Mi sarei persa qualche ora di perfetta goduria, parecchie risate a scena aperta, quell'incantevole sensazione mista - desiderio di andare avanti con gli occhi che si chiudono o la minestrina che brucia inesorabile sul fuoco, e il cuore che si stringe al pensiero di avvicinarsi all'ultima pagina. Insomma un libro che mi ha presa e portata via in un mondo certo consolatorio, certo lontano dagli spigoli della realtà, ma divertente, spiritoso, scritto benissimo, pieno di strizzate d'occhio ma privo di compiacimento, un libro intelligente e leggero per scelta. Vi sembra poco?

Dunque ci sono tre ragazze, Penelope, Ginevra e Arianna. Una città mai nominata ma con tutti i nomi delle strade e dei locali al posto giusto, non descritta ma suggerita, non spiegata ma viva e concreta. Vi dirò un segreto, è Torino. Le tre ragazze hanno messo su un'agenzia di servizi, le Fate Veloci, specializzata in pulizie, cura delle piante e decorazioni, cucina sopraffina. Quello che tutti vorremmo poterci permettere per vivere bene, anzi meglio, accuditi dalle fate: Penelope, la mia preferita e sicuramente anche la preferita dell'autrice, è una 'bella intronata', semplice, compassionevole verso gli animali, colleziona i fumetti di Diabolik, non ha mai letto un libro, diffida degli scrittori e li considera perdigiorno spocchiosi. Ginevra, dedita al culto del marito morto e lazzarone, non capisce mai quando le occasioni d'amore la sfiorano o cercano di abbrancarla. Arianna, fornita di marito simpatico e gradevole figlioletto, è pronta a mettere tutto in ballo per una scopata romantica con un lituano misterioso del tipo mordi e fuggi. Tre pasticcione gentili e umanissime ma professionalmente impeccabili, con cui è facile identificarsi, viste con sguardo complice, amichevole, privo della stucchevole autoironia che sembra ormai indispensabile per parlare di donne. Aggiungiamo un fratello delinquente, una sorella biologa marina sessualmente più che disinvolta, un segretario torvo e ambiguo, un violinista seduttore, e come ciliegina sulla torta uno scrittore famoso, strabello, con gli occhi turchesi e abilissimo giocoliere. Manca qualcosa? Allora ci metto un'attrice drogata di succhi di radici, un cugino pittore di vetrine, una ragazza africana 'ornamento del quartiere' e portata per la filosofia, una telefonista piagnona, una villa in precollina, un pitone, una gattina zoppa, dei topolini bianchi, un intreccio senza sbavature, una conclusione che soddisfa tutti, e una scrittura sciolta, brillante e sapiente, piena di bollicine ma controllata, molto più ironica che comica. E per chi sa, un ricordo affettuoso di Malcom Skey, collaboratore dell'Einaudi che ha amato Torino tanto da lasciarci la vita.

È abbastanza per giustificare la lettura di un romanzo rosa? Per me sì, senza dubbio, ma non ditemi che non vi avevo avvertiti. E adesso sono qui che aspetto la seconda puntata. È vero che le ragazze hanno trovato una soluzione temporanea ai loro problemi sentimentali, ma se ho imparato a conoscerle bene, prima o poi ricominceranno a fare casini. Per piacere, Stefania Bertola, ci racconti la seconda puntata. Sono certa che le vite di Penelope, Ginevra e Arianna ci potrebbero riservare ancora divertenti sorprese.  (La Finta Tartaruga)


Stefania Bertola, La soavissima discordia dell'amore
Sono profondamente convinta che ogni momento ha il suo libro, così come ogni stagione ha le sue goloserie, un bel pinguino in una sera di giugno piace quanto un cartoccio di caldarroste in ottobre. Così ci sono giorni in cui va bene leggere Guerra e pace, altri che richiedono Massa e potere, e poi quei giorni azzurri e leggeri di cui un libro come La soavissima discordia dell’amore è l’indispensabile complemento. Ho detto azzurri e non rosa perché è vero che Bertola è maestra di trame amorose lievi come ragnatele, ma non è mai sentimentale, mai sdolcinata, sorretta com’è da una robusta ironia e, ancora di più, dalla capacità di svelare l’assurdo umanissimo comportamento di chi è innamorato. E tutti innamorati sono i protagonisti del romanzo, prima di tutto il gruppo di ragazze variamente incasinate che come in tutti i suoi romanzi costituisce il nucleo attorno al quale si attorciglia l’azione, poi anche i giovani maschi confusi ma decisi a arraffare le proprie amate e tenersele strette. 

Qui tutto ruota intorno a una rappresentazione teatrale che interpreta in maniera molto insolita l’immortale Shakespeare, e dello spirito del Bardo è pieno questo libro, dalle parole del titolo e dei  titoli dei capitoli alle vicende in cui si trovano a agitarsi Agnese, la disegnatrice di piastrelle abbandonata dal fidanzato che vuole sposare due cinesi, Emilia, la ritrattista di capolavori il cui marito vive in Africa con un’infermiera spagnola, Teresa che vive con Arturo e deve sposarlo anche se né lui né lei ne hanno alcuna voglia, Margherita docente di crittografia quantistica e innamorata di un violoncellista evanescente, e poi Rocco il regista di teatro sperimentale, Vasilij lo psicopata italo-calmucco, Joseph il marchettaro che scopre una vocazione d’attore, Tancredi il ricco stordito e la spaventosa fidanzata Rosy, e altri di minore impatto. 

Non è tanto la trama, che accumula volontariamente paradossi e inverosimiglianze, a rendere questo romanzo così divertente, gradevole, affettuoso verso i personaggi e i lettori, ma la prosa scintillante, piena di intelligenza e del tutto libera sia da autocompiacimento che cattiveria, e l’atmosfera di sensualità allegra e priva di complicazioni che non siano quelle dovute, appunto, alla soavissima discordia dell’amore. L’occhio sulla realtà attuale è acuto, e la precisione topografica e sociologica di Torino che fa da palcoscenico alla vicenda ricorda quella di Fruttero & Lucentini. Una lettura consigliata a tutti, per un momento di disimpegno che non fa vergognare né richiede di accantonare il cervello.  





sabato 27 agosto 2016

Niente incantesimi, per favore: Stefania Bertola, Solo Flora

Stefania Bertola è un'autrice che amo moltissimo, mi ha dato momenti di grandissimo piacere, per cui quando ho visto un suo nuovo titolo mi sono affrettata a scaricarlo senza rendermi conto che si tratta di un libro per ragazzi. Mi ha incantata la foto in copertina, veramente fantastica, di cui non sono riuscita a trovare il nome dell'autore per cui mi scuso se non lo cito, non è la buona volontà che è mancata.
Il libro l'ho letto lo stesso, anche se della letteratura per ragazzi nulla so e nulla mi interessa. Devo dire che il fatto che sia arrivata fino alla fine è un omaggio a Stefania Bertola, e ci tengo a assicurarle che non mi è costato poco. Cercavo almeno la sua scrittura frizzante e spiritosa, cercavo l'ombra delle sue belle stordite che ho tanto amato...

Non so, non mi azzardo a dare giudizi perché come ho detto non so niente dei libri per ragazzi. Mi ha stupito (lo so che mi sono persa migliaia di puntate, ma lo stesso non me l'aspettavo) che uno degli argomenti di punta per la protagonista quindicenne fosse "lo faccio o non lo faccio" e "lo faccio con lui o con l'altro", cioè con il mio ragazzo ufficiale a cui voglio tanto bene o con quello che mi tira ma gli farei una faccia di schiaffi. E questi rapporti amorosi che mimano la natura clamorosamente fallimentare dei rapporti tra adulti, conditi di possessività sfrenata, gelosia preventiva, competizione e aggressività tra ragazze... Diciamo che sono stata ben lieta di abbandonare questo mondo.

Ma l'aspetto peggiore, per me (e di questo non faccio certo una colpa a Stefania Bertola, dio mi scampi) è il background fantasy modaiolo e insensato. Anche qui io so benissimo che non faccio testo, se vedo un elfo cambio strada, se sento parlare (o meglio se leggo) di incantesimi, fate, leprecauni e bacchette magiche mi spunta una barba di chilometri, mi addormento ipso facto o comunque il cervello mi scappa di mano, persino un telegiornale mi attira di più - e questo è il massimo che riesca a immaginare, perché non guardo MAI i telegiornali. Tutto ciò per dire che mi è impossibile essere obiettiva perciò me ne sto zitta (però per amore di verita devo dire che ho scritto un libro intitolato Il gioco della masca, con appunto una masca come protagonista, ma non è per ragazzi e non c'è nemmeno un elfo, giuro).

Ma la copertina è davvero bellissima, e Stefania Bertola continua a essere una scrittrice che amo. Aspetto con ansia che ritorni da noi adulte (adulti) che tanto ci siamo divertite a leggere Ragazze mancine, Romanzo rosa, Il primo miracolo di George Harrison e soprattutto Aspirapolvere di stelle, A neve ferma, Biscotti e sospetti, Ne parliamo a cena, La soavissima discordia dell'amore... Ti aspettiamo con ansia, Stefania, te e le tue indimenticabili ragazze che incantano senza bisogno di fare magie.

P.S. Mi rendo conto che in questo post alla fine assumo l'antipatico tono del lettore che ha letto una cosa, gli è piaciuta e vuole quello, di nuovo quello e sempre quello. Non voglio assolutamente fare questo torto a Stefania Bertola, né per altro a nessuno scrittore. Sono sicura che cambiare per un autore è importante, è segno di creatività, di ricerca, di sincerità di scrittura, di vivacità immaginativa. E' solo che (per limiti miei, anagrafici e culturali) non amo il fantasy e non mi interessano i libri da ragazzi. Ma mi sono divertita così tanto a leggere Stefania Bertola che vorrei leggerla sovente, in cose alla mia portata. Tanto continuerò a fare un salto di gioia vedendo un suo nuovo titolo, e correrò a comprarlo. Alla prossima, Stefania.   

lunedì 20 gennaio 2014

Più leggero del cioccolato, più economico dello shopping, più efficace del Laroxil: Stefania Bertola, Ragazze mancine


Mettiamo che piova. Mettiamo che lì, da qualche parte nello stomaco, ci sia quella fastidiosa sensazione di rimpianto, di perdita irreparabile, che ogni tanto prende a tradimento nelle giornate di pioggia. Mettiamo che non abbiate voglia di uscire, che non sappiate a chi telefonare, che insomma urga un rimedio di quelli immediati e infallibili. Be', c'è: un libro di Stefania Bertola quando è in stato di grazia come in Aspirapolvere di stelle, Biscotti e sospetti, Ci vediamo a cena, La soavissima discordia dell'amore, A neve ferma o persino Romanzo rosa che era un po' più stanco. Stefania Bertola è una di quelle scrittrici capaci di rimetterci in pace con la vita senza farci vergognare. Sì, scrive romanzi rosa, sì, smussa gli angoli e non si sottrae certo al lieto fine (il Cielo la benedica e ce la conservi), e poi è spiritosa, colta (e le piace farcelo sapere), maliziosetta e un filo dispettosa, molto molto divertente e sa creare incantevoli personaggi. E poi, anzi prima di tutto, le piacciono i congiuntivi e ne fa uso spesso e volentieri. Mai, in nessuno dei suoi libri, neanche il personaggio più sciamannato e straniero dirà mai "vuoi che faccio questo" o "credi che ho fatto quello". (O almeno lo spero).

Comunque. Questa volta si tratta di due ragazze, l'ex ricca Adele e la spiantatissima Eva, rappresentante della razza delle "belle stordite", dirette discendenti dell'indimenticabile Penelope di Aspirapolvere di stelle. Adele cerca un marito ricco per poter vivere di cultura e si trascina dietro un cane bielorusso di nome Zarina, Eva lavora senza sosta per dare cibo e un tetto alla piccola Jezz, ma un medaglione perso e trovato, intorno al quale si snoda tutta la trama, le mette nella stessa macchina e poi nella stessa casa di proprietà di un'oblata brigidina. Insieme fanno conoscenza con Clotilde Castelli, esperta di poetesse serbe e pessima madre, i suoi figli, la sua testardaggine e altre caratterisitiche che non vi rivelo; Marta Biancone, avvocata divorzista dalla molte risorse, tra cui un marito conte guidatore di Jaguar; si innamorano e non si innamorano, fanno un pacco di lavori e un sacco di confusione, mentre Jezz e Zarina stringono un patto indissolubile. Nessuna delle due ha fiducia nell'amore né aspettative romantiche, la crisi non si lascia dimenticare, la precarietà economica è dietro l'angolo per chiunque, ma siamo in un romanzo di Stefania Bertola che ha la magica capacità di farci contenti (sia noi lettori, o meglio lettrici, che i personaggi) senza mai, nemmeno per sbaglio, sfiorare la melassa.

La vicenda è sufficientemente complessa da tenere desta l'attenzione e abbastanza marginale da permetterci di concentrarci sui particolari. L'occhio dell'autrice è acuto e spietato con i tic e gli snobismi torinesi, la vicenda si svolge tra piazza Maria Teresa e Vanchiglietta, la collina e Andezeno, Chivasso e il lungopo Antonelli. C'è una Maria Consolata, naturalmente, avvocato esperto in cose editoriali (meno male!). C'è l'aiuola di corso Belgio, bizzarria urbana su cui avevo tutte le intenzioni di scrivere qualcosa io e Stefania Bertola mi ha fregata sul tempo! Ma lo farò comunque. C'è Modern family, programma televisivo che mi fa ridere senza limiti, proprio come Adele e il taxista. Ci sono molti cognati e cognate, nessuno particolarmente simpatico. Madri  tutte distratte e snaturate, a parte ovviamente Eva. Insomma ci sono un'infinità di motivi per leggere Ragazze mancine, ma il principale è che Stefania Bertola fa parte della stirpe "un nome una garanzia", un suo libro ci garantisce qualche ora di divertimento sano, intelligente e senza controindicazioni.   

martedì 28 agosto 2012

Stefania Bertola, Romanzo rosa



È dal 2009, anno in cui uscì La soavissima discordia dell’amore, che aspettavo con ansia un romanzo di Stefania Bertola, che mi diverte sempre senza farmi sentire minimamente scema a leggere, appunto, “letteratura rosa”. Il fatto è che Stefania Bertola è scrittrice molto intelligente e molto spiritosa, per cui i suoi libri sono tutto il contrario del tipo di romanzo di cui si parla nel titolo, cioè quei prodotti di serie sfornati da collane di grandissima diffusione (Melody, si chiamano nel romanzo, e non sarò io a fare il nome reale che viene subito in mente) per soddisfare lettrici affamate di romanticismo. E bisognose di sognare, per cui non vanno mai deluse né spiazzate. Qui si parla di un corso di scrittura organizzato al Circolo dei Lettori di Torino, in cui la famosa scrittrice Leonora Forneris insegna regole e misteri necessari per scrivere un Melody in una settimana, a quindici allievi speranzosi di poterla un giorno emulare. La protagonista è Olimpia, cinquantottenne bibliotecaria zitella e zia, di cui leggiamo il work in progress, cioè la storia che scrive seguendo i consigli, o meglio gli ordini, dell’insegnante. Gli altri frequentatori del corso sono figurine schizzate in fretta, di cui vorremmo sapere di più. C’è anche una Consolata che sparisce subito, e mi piacerebbe sapere perché il mio nome è utilizzato sia da Margherita Oggero che da Stefania Bertola per qualificare un tipo umano, torinese e femminile in cui non mi riconosco per niente? Mah, misteri dell'onomastica applicata. Comunque, il problema di questo Romanzo rosa è che la storia parodistica di Turquoise, giovanotta scozzese produttrice di marmellate artigianali, e dei suoi tira e molla con Angus, giovanotto scozzese produttore di marmellate industriali, non regge i sette capitoli che ci sono propinati, alternati a quelli in cui assistiamo per pochi attimi alle dinamiche tra compagni di corso e ci tocca leggere le lunghe dispense dell’insegnante sull’argomento Melody, appunto. Insomma alla fine abbiamo partecipato anche noi  al corso di scrittura, e forse ci può venire la voglia di cimentarci in un bel Melody storico, o porno soft, o legale, perché la scelta dei vari sottogeneri è vasta e stimolante e gli strumenti in mano ormai ce li abbiamo. Però… a me non è bastato. Avrei voluto sapere di più su quei tre giorni del ’77 in cui Olimpia ha provato la passione che tutto travolge, o i particolari del ménage perfetto di Carlo alla Crocetta, o di Giovanna a Biella, o della vita privata di Leonora Forneris. Insomma alla fine rimane un po’ di insoddisfazione rispetto alle curiosità suscitate dai personaggi di primo piano, e un filino di noia a proposito dei personaggi Melody e delle loro vicende. Quella che non manca e non delude mai, e rende comunque la lettura gradevolissima la lettura, è la scrittura spiritosa, limpida e spumeggiante di Stefania Bertola. Che speriamo ci darà presto un altro romanzo bello e divertente come gli indimenticabili Aspirapolvere di stelle, Biscotti e sospetti o il già citato La soavissima discordia dell’amore.  

lunedì 28 giugno 2010

Stefania Bertola, Il primo miracolo di George Harrison

Una delusione questo libro di Stefania Bertola, scrittrice torinese che amo molto tanto che ho letto quasi tutti i suoi romanzi e non li ho eliminati nel drastico ridimensionamento della mia biblioteca. Inoltre io amo moltissimo i racconti, perciò dall'accoppiata autrice–forma racconto mi aspettavo ore di puro piacere. Invece questi non sono veri e propri racconti, sono per lo più ideuzze, spunti, carini e divertenti ma insufficienti a riempire un libro. Il mio preferito è Santa Violetta, lamento di una santa ignota che vorrebbe avere un giorno onomastico tutto per sé; quello che mi ha delusa di più è La traversata di Torino, a piedi da corso Unione Sovietica all'Auchan dell'autostrada per Milano. Da un argomento come questo, pensavo, chissà che cosa riesce a tirare fuori questa scrittrice così spiritosa, così acuta nel delineare tic e fotofinish di Torino e della sua fauna umana, così sempre intelligente e abile nell'individuare cambiamenti sociali e novità appena spuntate! Invece niente. Un fuoco d'artificio con la miccia umida. Non che i racconti siano mal scritti, affatto, se fossero imparaticci di un'autrice debuttante li troverei ottimi. Ma quella scrittura scintillante che mi faceva ridere da sola o rileggere con lo stesso gusto con cui si scarta per l'ennesima volta un gianduiotto, di cui si conosce già il sapore ma non ci si stanca mai... no, non l'ho trovata qui. Penso che sia quella che si chiama "operazione editoriale", cioè un libro messo insieme con quanto si trova di già fatto nell'attesa che l'autore si sbrighi a sfornare il prossimo. Peccato. Non aggiunge niente a Stefania Bertola e rattrista i suoi fan. Tra i quali continuo a annoverarmi, e aspetto con ansia il prossimo romanzo che spero pieno delle sue squinternate e simpaticissime ragazze, scoppiettante di storie gentilmente assurde, con trovate divertenti a ogni pagina. A la prochaine, Stefania, non ce l'ho con te ma vedi di non deludermi più.