Ho comprato Il mondo oltre la baia (traduzione di Massimo Ortello) incuriosita dalle informazioni sull'autrice, Beverly Jensen, di questa opera postuma, una storia familiare trattata in forma di romanzo, che si ispira alla vita della madre, Idella Hillock, e della zia, Avis, dalla loro infanzia alla morte.
La vicenda inizia nel 1916 sulle coste del Canada e si conclude negli Stati Uniti, nel 1987. E' una storia corposa anche se frammentaria, che alterna momenti appassionanti con altri abbastanza noiosi, in quanto la vita delle due sorelle non ha molto di eccezionale, soprattutto quella di Idella, indiscussa protagonista. Interessante la descrizione della vita durissima e abbastanza selvaggia che la famiglia Hillock conduce in Canada, dove la madre muore prematuramente di parto lasciando tre figli, un maschio di cui non si parla molto, e le due sorelline di sette e otto anni. Il padre coltiva patate e pesca aragoste per mantenere la famiglia, beve e cerca di consolarsi come può con la ragazza assunta per occuparsi della casa. Crescendo, Idella non ce la fa più e si trasferisce in Maine, dove lavora come cameriera finché si sposa, ha quattro figlie, per poi dedicarsi alla gestione di uno spaccio commerciale. Si intrecciano alla sua storia quella del marito e della sua famiglia (uno dei personaggi più riusciti è la futura suocera, descritta nel primo, temutissimo invito a cena della fidanzata del figlio), e di altre persone le cui vite si incrociano con quelle delle due sorelle, c'è uno stralunato funerale e una rapina quasi comica, ma insomma l'insieme non convince del tutto e forse non tiene.
Qui vorrei fare un discorso che non so quanto possa interessare chi legge questa recensione, e soprattutto mi coinvolge in prima persona come scrittrice. E' chiaro, leggendo queste 368 pagine, che si tratta di parti slegate messe insieme dai curatori per farne un romanzo compiuto, perché ci sono episodi molto dilatati (la storia della francese Maddie, la rapina, il funerale) e parti assai più riassuntive, esplicative. Ora, questa è una tecnica che ho usato in parecchi dei miei libri (Irene a mosaico, Il cuore in ballo, l'inedito La danza dei fantasmi) anzi, l'ho portato molto più in là inserendo volutamente degli scarti narrativi, degli incisi, delle pause che sicuramente sconcertano il lettore, quindi dicendo che secondo me in questo romanzo, dove dopo tutto non ci sono scarti ma solo cambiamenti di ritmo, non fuziona molto, mi do la zappa sui piedi. Però questa è stata la mia impressione generale. Un romanzo molto ben scritto, con spunti interessanti, ma un po' piatto, senz'anima. Comunque consigliabile a chi ama le storie familiari, i rapporti complessi, le vicende quotidiane, e un'ambientazione curata.
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