martedì 21 dicembre 2021

Come parlare di sé per parlare di tutto: Maria Gabriella Tozzi, La tenacia del gatto

Quando ho letto La tenacia del gatto di Maria Gabriella Tozzi, sono rimasta veramente folgorata perché questo è un libro che io non saprei mai scrivere. E' totalmente autobiografico (o autocentrato), autoriferito, pur raccontando pochissimo dell'autrice, e al tempo stesso è un'autobiografia riflessiva, non aneddotica, una specie di originalissimo esercizio di autobiografismo astratto. Ci sono argomenti ricorrenti (i traslochi, l'amica del mezzo chilo di pasta, il padre, i gatti, la cucina) ma non ci viene mai narrato nulla chiaramente, tutto è suggerito per allusioni o trasformato in aforisma. Molte pagine sono pronte per essere citate, e appare particolarmente elegante la scelta di non parlare mai d'amore o di uomini. Forse c'è qualche allusione ma è così discreta che si perde nel discorso. 

Il continuo passaggio dall'io al tu alla terza persona è raffinato e utile a creare un certo distacco, a controllare l'eccesso di protagonismo dell'autrice. L'aspetto più affascinante è il modo in cui gioca con le parole, la sapienza e l'abilità con cui le usa. Basta l'esempio di Ella - Gabriella al posto di io, un colpo di genio. E' come se danzasse sulla punta delle onde mantenendosi sulla cresta senza mai sprofondare nell'acqua. Un esercizio di abilità e sopraffina eleganza e leggerezza, che riesce a non cadere mai nella superficialità. Ma soprattutto c'è una grande ironia, realizzata attraverso un uso ben cosciente e divertito delle frasi fatte e dei luoghi comuni di cui viene spesso praticato il rovesciamento, che rende la lettura varia e spassosa. Molto particolare e sapiente l'uso delle maiuscole. 

Il testo, diviso in brevi capitoli forniti di titoli programmatici e spiritosi, è inframmezzato da fotografie in tema.  


venerdì 3 dicembre 2021

Segnatevi l'indirizzo, vale la pena di frequentarlo se volete divertirvi: Stefania Bertola, Via delle Magnolie 11

Di Stefania Bertola si parla molto in questo blog, perché è una scrittrice che amo moltissimo e una sicurezza cui rivolgersi sempre e comunque. Ho parlato di quasi tutti i suoi libri e qui trovate parecchie recensioni dal lontano 2019, ma anche prima di aprire questo blog ne avevo parlato più volte. Quindi fidatevi se dico che di questi tempi cupi per schiarirsi un po' l'orizzonte, ravvivare i giorni grigi e mosci, non ha uguali.  

Via delle Magnolie 11 è stato scritto e pubblicato sul web a puntate durante il primo lockdown. Ora si trova in libreria e mi sento di consigliarlo di cuore, perché è adatto a tutti i tempi.

Un po' meno chick-lit dei romanzi precendenti, in certi momenti appare quasi come una farsa, una comica finale veloce e accelerata. Si svolge in una casa abitata da vari membri di una famiglia intricata e piuttosto spregiudicata, le complicazioni amorose restano sullo sfondo e insaporiscono la ricetta, aggiungendo un tocco di dolce alle vicende paradossali (e lievemente delinquenziali) dei molti personaggi, ben delineati e dinamici. Altro non dico perché questa è pur sempre una semplice segnalazione - ma leggetelo, e poi leggetene altri di questa brillante autrice che non delude mai.


giovedì 11 novembre 2021

Una raccolta di racconti davvero originale: Mario E. Bianco, Dice che mia mamma faceva le poste

 E se volete leggere qualcosa che sia veramente originale, fuori dagli

schemi, ecco la raccolta di racconti di Mario E. Bianco, Dice che mia mamma faceva le poste. In centoquindici pagine troverete ventisei ritratti o autoritratti di personaggi assolutamente indimenticabili, oltre a quindici disegni in bianco e nero dell'autore che con il loro tratto insieme nervoso e evocativo impreziosiscono il libro.

Quello che più mi ha colpito è la scrittura di Mario E. Bianco, caleidoscopica nel senso che cambia per ogni testo, adattandosi nel tono, nel lessico e nella costruzione al personaggio che ne viene caratterizzato a tutto tondo. Le vicende sono accennate, il tono è spesso ironico, molto è lasciato all'immaginazione del lettore stimolata dalla voce personalissima dei protagonisti che a volte hanno un nome a volte no, ma tutti sono accomunati dalla loro natura di "esseri umani sofferenti,malati mentali, picari, visionari, ladri o truffatori di mezza tacca, vittime di violenze familiari e non, persone emarginate, che vivono in quel margine, detto zona d'ombra, di cui si evita di parlare, eccetto quando diventano protagoniste di fatti di cronaca nera" (dalla seconda di copertina).

Uno di quei libri rari che lasciano il segno, risvegliando con uno scrollone il lettore dalla sonnolenta noia dei soliti gialli, bestseller da scuola di scrittura e politicamente corretto. Leggendolo non si può evitare di immaginare il timbro della voce narrante che sta dietro alle parole stampate.

martedì 9 novembre 2021

Aterrana, a cura di Licia Giaquinto: Poesie, racconti, ballate per un antico borgo da salvare

 E ecco la quinta segnalazione. Poesie, racconti, ballate per un antico borgo da salvare recita il sottotitolo di questa bella antologia dedicata all'omonima frazione di Montoro, in provincia di Avellino, che la scrittrice Licia Giaquinto ha ideato, promosso e realizzato per amore dei luoghi in cui ha trascorso l'infanzia e che sono ormai minacciati dall'incuria e dall'abbandono. Oltre a aver dedicato tre romanzi alla conservazione di un mondo ormai defunto fatto di storie, leggende, tradizioni antichissime, ha fondato l'associazione Aterrana Ater Ianua, e ha invitato poeti e scrittori di tutta Italia a collaborare dedicando una loro opera al progetto. Il volume comprende un numero piuttosto elevato di poesie, racconti e ballate di grande interesse e fascino che hanno al centro proprio l'antico borgo, le sue bellezze, i suoi abitanti, le sue tradizioni, e nella varietà dei temi e dell'approccio, oltre che nell'oggettivo valore dei testi, sta il grande interesse dell'antologia. Tra gli autori si incontrano nomi molto noti (immeritatamente ci sono anche io con il racconto Gemellaggio), la lettura stimola e trascina, e non si può che augurarsi che Aterrana ne abbia tratto molti vantaggi.  

   

domenica 7 novembre 2021

Quarta segnalazione: Piccolo ma imperdibile, 3 Numero imperfetto, Francesca Mogavero, Carlotta Borasio, Monica Coppola, tre racconti per specchiarci

Continuo a essere distratta e dispersiva per cui continuo anche con le


segnalazioni, e questa è la quarta. Ma le autrici di questo incantevole librino sono tre, ognuna con un racconto in cui si descrive come la felicità di coppia sia spesso insidiata dalla presenza di un rivale, interno o esterno. Francesca Mogavero inoltre è anche l'editrice di Buendia Books, che pubblica 3 Numero imperfetto.

Carlotta Borasio, con Non è giornata, ci descrive coraggiosamente come anche l'armonia della coppia più perfetta, quella composta da madre e figlio, si possa trovare minacciata dal terzo elemento, il padre. 

Monica Coppola, in Gli armonici, affronta con grande delicatezza il dolore della presenza del più classico terzo incomodo, quello che trasforma un 2 in un 3, rendendo una coppia un terzetto (o addirittura un quartetto).  

Infine Francesca Mogavero, con una penna intinta in dosi uguali di acuta ironia e divertimento pieno di leggerezza, ci regala Arsenal, Baci e Colin Firth, dove il potentissimo rivale della protagonista è il calcio, che lei combatte a colpi di manicaretti. 

Una sessantina di pagine, tre storie di piacevolissima lettura, tre sguardi femminili sulla coppia e i pericoli che la minacciano, in cui tutte le lettrici e i lettori possono riconoscersi e imparare a difendersi. Le scrittrici devolveranno i diritti d'autore a sostegno dell'AIL Torino.  

mercoledì 3 novembre 2021

Terza segnalazione: Un modo originale di diventare paracadutisti: Chiara Negrini, Sniffo Kerosene

Questa segnalazione è dedicata a un incantevole librino, e il diminutivo riguarda solo le dimensioni, non certo il contenuto.

Di Chiara Negrini , scrittrice e illustratrice di vaglia, ho parlato molte volte su questo blog, in particolare a proposito dell'esilarante I vampiri della bassa . Sniffo Kerosene è il logo di Marco Rovina, paracadutista esperto, che l'ha creato per avere un motto che riassumesse la sua filosofia sul paracadutismo. E quando un amico gli chiede come gli è venuta l'idea, Marco ritorna al passato e ricostruisce la sua vita sul filo della passione coltivata per l'odore della benzina. All'origine di tutto c'è un'infanzia in campagna, un nonno che riparava macchine agricole portandosi dietro Marco bambino sul sellino posteriore del suo motorino Garelli, dove poteva sniffare nafta, gasolio e kerosene al riparo nei capannoni delle cascine. La descrizione dei momenti di esaltazione olfattiva, i dialoghi in dialetto, i personaggi grotteschi, il casuale incontro con il volo e la successiva scoperta di una


nuova passione tanto importante da potersi trasformare in un dono, rendono queste pagine irresistibili e cariche di una suggestione davvero insolita. Il piacere che ricaverete dalla lettura di Sniffo Kerosene è inversamente proporzionale all'esiguità delle sue dimensioni.


lunedì 1 novembre 2021

Seconda segnalazione: Fabio Lastrucci, Da zero a infinito: sotto la realtà c'è molto più di quello che riusciamo a immaginare

Seconda segnalazione.



Ribadisco per la millesima volta: amo i racconti, sia leggerli che scriverli, e il fantastico mi seduce e mi assedia. Perciò Da zero a infinito di Fabio Lastrucci non poteva che attrarmi, e alla fine della lettura posso dire a ragione, perché mi è piaciuto molto. 

Sono quindici racconti in cui il fantastico è declinato in modi diversissimi ma tutti insoliti e appassionanti. Dall'ospizio in bianco e nero in cui i personaggi dei fumetti attendono spasmodicamente l'arrivo del colore (Ultime notizie del papero), all'inquietante DB, il facebook dei morti che attira i vivi, o l'insolito veicolo di diffusione della peste a Napoli (Nero di seppia), o l'ossessione bibliofila di Da zero a Infinito, il fantasma della ferrovia Cumana (Trasparente come un respiro), così come in tutte le altre, in ogni storia Fabio Lastrucci costruisce un mondo inquietante, indecifrabile e soprattutto diretto senza scampo alla sua fine. Basta lasciarsi portare dalla sua voce sicura, ricca di particolari precisi e abile nel suggerire senza troppo rivelare: spesso l'apocalisse sorprende come la soluzione di un caso poliziesco. Anche il lettore arriverà alla fine del libro, e di sicuro se ne dispiacerà.

 

sabato 30 ottobre 2021

La prima di molte segnalazioni: Domenico Notari, La misteriosa morte dello scrittore Egidio Valdés, un giallo intrigante e frizzantino

 Siccome in questo periodo sono un po' distratta e dispersiva ma leggo

spesso cose che mi interessano, ho deciso di cambiare temporaneamente registro e invece di fare vere recensioni, limitarmi a segnalare velocemente i libri che penso valga la pena di leggere.  

Comincio da un giallo che sicuramente non ha bisogno delle mie parole perché è stato recensito a tappeto, cioè La misteriosa morte dello scrittore Egidio Valdés di Domenico Notari (qui un'intervista all'autore, che conosco da lungo tempo e di cui ho particolarmente apprezzato L'isola di terracotta). Ambientato a Salerno con notevole attenzione ai luoghi, introduce l'accattivante personaggio dell'ispettore Filippo Donnarumma, ironico e dissacrante ma pronto a diventare acuto e implacabile nel seguire le tracce di un intrigo davvero originale, dove si sta molto in libreria, si legge molto, tra le pagine dei libri si trovano macabre sorprese, si tirano in ballo scrittori famosi, si incontrano personaggi insoliti. Naturalmente il protagonista trova il tempo di rincorrere, oltre all'assassino, anche una sfuggente fanciulla dal bellissimo nome di Teresella, ma quello che più attrae in questo originalissimo giallo è il tono frizzante e spiritoso, veloce e molto gradevole. Troverete i link a molte recensioni vere, assai più soddisfacenti di queste poche parole, sulla pagina facebook di Domenico Notari.   

martedì 12 ottobre 2021

Questa volta ho fatto tredici: Le case di paglia e le case di pietra


Finalmente, grazie all'impagabile Elisa Labanca di Buckfast Edizioni, vede la luce Le case di paglia e le case di pietra. E' un romanzo corale, ambientato ai giorni nostri, i cui protagonisti si conoscono o si sfiorano soltanto, a Torino, a Pollone, in Liguria o in paesi stranieri come l’India, il Portogallo e la Grecia.

Vi sono narrate le vicende di una dozzina di personaggi (tra principali e secondari) alcuni dei quali hanno qualche punto in comune, più o meno importante, e altri no. Alla fine convergono nello stesso luogo dove rimangono bloccati in un ingorgo, ma questo non significa che si incontrino. Ovviamente ho ben presente il riferimento a Thorton Wilder, Il ponte di San Luis Rey


La struttura è caratterizzata da un alternarsi di parti più o meno lunghe dedicate ai vari personaggi, ognuno dei quali è costruito attraverso le sue azioni presenti e episodi del suo passato, non necessariamente legati ai fatti e alle azioni del presente, cioè non in forma di flash back esplicativi ma di veri e propri racconti autonomi (in particolare per il personaggio principale, Olimpia) che, non limitandoli al presente, li rendono figure a tutto tondo, complesse e vivaci, di cui il lettore può seguire lo sviluppo nel tempo. Questa struttura a “racconti nell’azione” è voluta e cosciente, e l’ho utilizzata in altri miei libri, ad esempio Irene a mosaico e Il cuore in ballo.

 

Alcuni hanno qualche punto in comune, più o meno importante, e altri no, ma tutti sono accomunati dal fatto che nelle loro vite esistono fantasmi e segreti non condivisi neppure con le persone più vicine. Così Olimpia che in apparenza ha realizzato tutto non si accontenta di una vita sola, tra Stella e Aysel si frappongono la colpa e il dolore, Elena deve caricarsi di segreti non suoi, Richi e Pietro rincorrono sogni senza il coraggio di svegliarsi. E anche se alla fine ci pensa il caso, o il destino, a farli convergere nello stesso luogo, non è detto che si incontreranno, o si riconosceranno. Si potrebbe riassumerne il senso così: la vita di chiunque è molto più complessa di quello che appare, e non sappiamo niente di chi ci sta accanto.

Un assaggio, Richi in India:

 La delusione era così cocente che Richi Scotti rimase fermo in mezzo alla stanza per dieci minuti senza decidersi a fare i gesti abituali di ogni arrivo. Con rabbia aprì la valigia, portò in bagno la borsa da toilette, si tolse calze scarpe e camicia, infilò le infradito, prese il portatile e si sistemò nella veranda. Il piano di vetro del tavolino era rotto, la poltrona di vimini non aveva cuscino, nella rete antizanzare della porta c’erano buchi grossi come piattini. E pensare che ho sognato questo albergo per anni. Il famoso Eastern Railways Hotel, bella roba! Sarà stato bello vent’anni fa, quando arrivando dalla spiaggia la sera con Elena ci appariva magico, la veranda illuminata, i clienti eleganti allungati sulle sdraio a bere aperitivi, il prato umido e i rospetti che saltavano sotto i piedi. Quelle due o tre birre servite dai camerieri in divisa come una concessione benevola a due inferiori (non residents not allowed in the restaurant) me le sono ricordate come bevande degli dei, e ho sempre pensato che se mai tornavo a Puri questo sarebbe stato il mio albergo. Bene, adesso non sono più un ragazzo spiantato, posso scegliere quel che voglio, e l’Eastern Railways è diventato una spelonca cadente e vuota. Vorrei poter telefonare a Elena per dirglielo. Domani me ne vado, non posso certo restare in questo sfacelo, chissà che brulicare di topi e scarafaggi ci sarà col buio. E quella zanzariera sul letto, piena di polvere e rammendi… Sarà una notte tremenda.      

Di fronte alla sua stanza, oltre la veranda, si apriva una grande terrazza e il golfo del Bengala respirava azzurro e liscio come seta con lunghe onde ordinate, silenziose. Doveva rivedere qualche passaggio della relazione sull’incontro del giorno dopo, controllare dei dati inseriti all’ultimo momento. Non gli interessava tanto, in fondo non era la sua linea quella prodotta a Puri, aveva accettato di venirci per amicizia verso la collega responsabile di quel settore del progetto, incinta al sesto mese. Aveva già abbastanza problemi, povera donna, l’azienda le faceva pagare la gravidanza come un tradimento. Ma no, sapeva benissimo che le sue motivazioni non erano così altruistiche. Si era offerto di sostituirla per tornare a Puri, e andare all’Eastern Railways Hotel. Il groviglio di pensieri gli impediva di lavorare, lasciò passare il tempo finché l’oscurità cadde quasi senza preavviso sul terreno incolto davanti alla spiaggia dove fino a poco prima dei ragazzi giocavano a cricket, inondò la veranda e la terrazza tanto che gli parve sentirla salire su per le gambe e il petto. Fredde luci al neon si accesero nei negozietti sparsi lungo la strada, i fari sobbalzavano sul fondo sconnesso, tra gli alberi volavano in cerchio frotte di pipistrelli. In giardino i sentieri erano segnalati da lampade nascoste tra le bordure fiorite. Si perse dietro al ricordo di Elena. Proprio lì aveva capito che la loro storia non sarebbe durata. Lei era troppo insofferente, lui troppo appassionato di lei. Al rientro in Italia, si erano detti addio all’aeroporto e non si erano mai rivisti. Non era un corso di pensieri da incoraggiare. Infreddolito, oppresso dal senso di abbandono che emanava dall’albergo vuoto, spense il computer.    

 

E per concludere:

[…] il tempo corre veloce, non si fa acchiappare volentieri. In un attimo ci si ritrova all’età delle rimpatriate, delle tremende cene con i compagni di scuola. In realtà non sempre le cene con i compagni di scuola sono tremende. In fondo bisogna ammettere che si vedono con piacere, perché sono la prova che si è stati giovani. Gli unici testimoni che siamo stati giovani. […] Eppure, dovremmo sempre ricordare che una sera andiamo a dormire che abbiamo trent’anni, e la mattina dopo ci svegliamo che ne abbiamo settanta. Ma dentro, dentro siamo uguali sempre. E quando ci destiamo di notte e il cuore ci si stringe al pensiero di (tutto) quello che abbiamo perso lungo la strada della vita, è lo stesso cuore di quando le facce dei nostri compagni ci erano così familiari, di quando dormire era facile e svegliarsi un dispiacere, di quando si correva dietro al tram seminando fogli e matite. Per fortuna il tempo aggiusta tante cose, quasi tutte, almeno quelle che non distrugge.