L'amica Elena Grecchi parla di Il cuore in ballo sul suo blog LaGrecchi - Stelle, trame e gomitoli
Che tipo è una ragazza di vent’anni al giorno d’oggi? Di quelle che
vivono da sole, laureate con centodieci e lode e dignità di stampa,
fanno la ballerina e per mantenersi anche ogni altro genere di lavoro?
Se avete voglia di scoprirlo dovete leggere Il cuore in ballo di Consolata Lanza, Buckfast Edizioni.
Con una prosa allegra e molto ironica Consolata ci porta nel mondo di
Angelica e sembra di cadere indietro nel tempo, quando si era più
magri, più disponibili e la cosa più importante in assoluto era “la
compenetrazione di due anime” o una scopata fantastica come sintetizza
un personaggio del libro!
In questo romanzo allegro e leggero seguiamo le vicende di Angelica,
per lo più amorose, e l’eterno dilemma tra scelte di vita stabili e
concrete e il colpo di testa.
Mi chiedo se la scelta del nome sia una citazione di Angelica,
personaggio creato da Anne e Serge Golon protagonista di una serie di
libri ambientati in Francia al tempo del re Sole e resa celebre dai film
tratti dai romanzi. Anche questa Angelica aveva una vita sentimentale
piuttosto intensa…
Consolata ha uno stile ritmato, molto ironico e ci consente di
distrarci dal nostro presente almeno per qualche minuto se non per
qualche ora, se volete conoscerla meglio vi consiglio di seguire il suo
blog, Anaconda Anoressica, con un nome così non vi viene voglia di andare a vederlo?
https://lagrecchi.it/
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lunedì 25 giugno 2018
martedì 17 aprile 2018
Bolzaretto Superiore e la vita quotidiana, un'acuta analisi di "Il cuore in ballo" di Giuseppe Giordano
Oltre a essere uno scrittore piacevolissimo e decisamente originale, Giuseppe Giordano è anche un lettore molto attento, capace di osservazioni sorprendenti per acutezza e personalità. Ecco le parole che ha gentilmente dedicato a Il cuore in ballo.
Bolzaretto Superiore, of course |
Per Consolata Lanza - IL
CUORE IN BALLO
Ho letto con vivo interesse il tuo Il cuore in ballo. I motivi sono
svariati e cercherò di spiegarli nelle righe che seguono.
Righe che non sono note di critica letteraria (forse
l’avevo già detto: non ho qualità di critico),
ma riflessioni, sentimenti, pensieri vari. E ti prego di accettare questi
pensieri per come mi sono venuti alla
mente.
Principalmente, un sentimento
d’invidia, sin dalle prime pagine, per il tuo Bolzaretto Superiore, trasfigurazione e sublimazione delle stesse
radici di chi scrive.
Invidiabile la tua fantasia. Brava!
Diversi autori hanno creato paesi del genere. Qui, se me lo
permetti, mi viene da pensare a Faulkner con la contea di Yoknapatawpha, luogo geograficamente inesistente in cui uomini e
donne cercano di dare riposo e requie alle loro passioni e fatiche.
Anch’io (che, in fondo, confesso, non
mi ritengo scrittore ma cronista) ho cercato, nel tempo, di
crearmi un luogo del genere. Non ci sono mai riuscito, perché le mie radici
sono state dissolte nel nemico-tempo.
A seguire, un’altra riflessione: Il cuore in ballo è il tuo secondo
libro che leggo con profondo interesse e curiosità. Mi sono chiesto il perché.
Non l’ho capito la prima volta con Gli
anni al sole, penso di averlo capito con la lettura de ‘Il cuore in ballo’.
A mio modesto parere, ciò accade
perché Consolata Lanza è una scrittrice-donna.
Cerco di spiegare ciò che, nella
nostra letteratura, può sembrare una contorta ovvietà anagrafica.
Di solito, di fronte alla classe di
coloro che scrivono è uso fare un calderone di quelli: tutti/tutte vengono
considerati scrittori. Eppure,
un’accurata ricerca di genere fa risaltare la differenza.
La donna che scrive – Morante, Ginzburg,
Romano, Ortese, ma anche altre come le dimenticate Renata Viganò e Livia De
Stefani – è una scrittrice che mette
in scena la parola senza tirare subito in ballo l’Universale, l’Infinito, il
Demiurgo, il Motore Immobile, il Marxismo e il Liberalismo. Cioè, la scrittrice si preoccupa di mettere in
scena un dolore, un rimpianto, una perdita, un amore, il senso della
meraviglia, e soprattutto la realtà
quotidiana, affidandosi esclusivamente alla propria sensibilità.
Sensibilità che è capacità di ascoltare anche chi non sembra avere diritto alla
parola.
Così, il proprio cosmo familiare, e
se vogliamo casalingo, coincide col cosmo più ampio, quello che sta oltre.
A questo proposito, ne Il cuore in ballo, alle pagine 156-157,
l’io narrante costringe Angelica Gabrielli
a rapide, sintetiche riflessioni – sono titoli di giornali – che scoppiano come
fulmini estivi.
E per tutte le altre pagine, la scrittrice-donna crea un gioco
abbastanza intrigante tra la voce narrante (‘grillo
parlante’) e il personaggio Angelica,
che si rincorrono e si confondono in un gioco liquido di rimandi. E vengono
fuori personaggi e situazioni che riportano a quella realtà quotidiana accennata prima.
Così, a pagina 206 e seguenti, In memoriam, la storia di Toiu, lo scemo di paese che traversa la vita e il mondo senza prendere
coscienza della stessa vita e del mondo e finirà per morire al Cottolengo;
oppure da pagina 219, Rosa, rosso e
argento, la paesana che vuole scoprire il mondo oltre Bolzaretto e finisce
invece sui marciapiedi di corso Massimo a Torino. E, addirittura, la stessa Decembrina,
presenza costante, sempre sullo sfondo a rappresentare un rifugio, un riparo,
come se la stessa pietra fosse un contenitore della realtà quotidiana. A questo proposito, se non sbaglio, è stata Anna
Maria Ortese a dire: chi scrive per sé ritorna a casa, sta bene (citazione
forse imprecisa, ma il senso è quello).
Delicati e lirici, a tratti
struggenti, sono altri episodi, come quello a pagina 167, Giuseppe detto Caramello,
il trovarobe di Bolzaretto che girava
‘per cascine e paesi sul suo Ford Transit
scassato’ alla ricerca di vecchi mobili e di vecchie fotografie di famiglie
ormai scomparse; oppure, le varie pagine con gli amori di Ginni,di Amapola, dei due
omosessuali Jerry il ballerino e Baldo il pizzaiolo. E ancora, a pagina
186, Una domenica di luglio, che
potrebbe benissimo fare eco al film di Fausto Brizzi ‘La notte prima degli esami’.
Ma s’incontrano anche episodi al
limite dell’iperbolico e/o del ‘pedagogico’, come a pagina 251, Lo scrittore e l’arcangelo Gabriele,
dove lo scrittore Sebastiano Orlandi viene
trasportato in volo dall’arcangelo
Gabriele sopra i tetti di Torino e poi precipitato giù nelle acque gelide
del Po.
Ma è a pagina 200 la sorpresa che mi
ha riempito di sincera gioia.
Consolata Lanza ma che è successo? Tu
ed io abbiamo giocato alla telepatia?
Infatti, tu per Il cuore in ballo, io per il mio ultimo lavoro, abbiamo usato lo
stesso verso della medesima canzone: Amore amore amore, amore un corno… (mi pare fosse Ombretta Colli a
cantarla qualche decennio fa).
Per finire, un’ultima riflessione
riguardante ancora la realtà quotidiana
che nella letteratura di quasi tutto il nostro Novecento è rimasta sempre ai
margini.
Ne Il cuore in ballo, tutte le pagine sono impregnate di realtà quotidiana, ma nell’economia
della trama c’è un punto – pagina 184, capodanno
del 2000 – in cui la scrittrice sembra aver tracciato un prima e un dopo, senza alcuno iato tra il XX secolo e il XXI.
Come se la scrittrice volesse dire:
la realtà quotidiana del Novecento
trasborda nel nuovo secolo, ma non rimane ai margini.
Qui terminano le mie confuse
considerazioni, e per la mia congenita confusione ti chiedo scusa.
Certo, il discorso potrebbe
continuare su temi scottanti come pubblicazioni, editori, pubblicità, mercato,
diffusione, consumismo, cultura, politica e saloni e sagre e fiere e concorsi e
premi letterari eccetera eccetera eccetera.
Ma per questi argomenti mi pesano le
molte primavere che mi accompagnano.
E anche per questo continuerò a
scrivere ma probabilmente non pubblicherò più.
Auguro a te e ad Angelica Gabrielli di poter uscire da questo oppidum nel quale siamo assediati.
Ciao,
Giuseppe Giordano
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Giuseppe Giordano,
Il cuore in ballo,
recensione
domenica 7 gennaio 2018
Un regalo inaspettato e graditissimo: la recensione di Sergio Donna a Il cuore in ballo
Bolzaretto Superiore in tutto il suo splendore! |
Il cuore in ballo, romanzo di Consolata Lanza
Buckfast Edizioni (Pecetto Torinese)
Anche in quest’ultimo avvincente romanzo, “Il cuore in ballo”, a cura di Buckfast Edizioni, tutto inizia e tutto si conclude a Bolzaretto Superiore. Perché Bolzaretto, toponimo creato dalla feconda fantasia di Consolata Lanza (scrittrice torinese che sa modellare molto bene le parole, forgiandole con sapienza e perizia, componendole in frasi d’armonica scrittura, legandole tra loro in fluide proposizioni e annodandole in paragrafi che invitano a procedere sempre con piacere e curiosità nell’intrigante lettura), Bolzaretto – dicevo – è davvero l’ombelico del mondo letterario di questa scrittrice. Se c’è un Bolzaretto Superiore, è perché – forse neppur troppo lontano – esiste anche un Bolzaretto Inferiore. Ma non ci interessa sapere dove la Lanza abbia davvero posizionato questo paesino della prima o seconda cintura torinese. Ci basta sapere che Bolzaretto è un paese ridente, fortunato, dove succede sempre qualcosa di insolito e di sorprendente, amenamente adagiato tra le prime falde della collina (altrimenti non avrebbe senso chiamarlo “Superiore”) e l’ampia pianura sottostante che si apresulla sponda sinistra del Po. Chè, tanto, noi Bolzaretto ce lo immaginiamo benissimo leggendo il libro, e ne ammiriamo il Castello, i freschi portici della Via Maestra con le botteghe antiche, i due caffè fumosi, la sagoma sveglia del suo parroco, don Ferruccio, avvolto nella cotta nera da prete, un po’ consunta, la voce stridula della sua perpetua, Porzia, e il canto in falsetto delle pie frequentatrici della Parrocchia. E ne distinguiamo il volto dei suoi abitanti, sempre un po’ pettegoli e diffidenti, come ancor oggi accade nei centri di provincia. Ma soprattutto, ne ammiriamo, incantati e ammaliati,la Donna di Pietra, la misteriosa Decembrina, scolpita in un capitello dell’antica parrocchia, sempre pronta ad offrire le sue spighe esoteriche e le sue uova di pietra a tutti coloro che ne scorgono, passando vicino, il suo volto monolitico, consunto dal tempo, ma fonte di ispirazioni, ricordi di storia, emozioni, tradizioni e profumi di pane e di fragranze di aie d’antan.
Ma non tutta l’azione si svolge a Bolzaretto, ovviamente. Qui nasce l’abbrivio di ogni azione, e qui finisce, ma l’onda del racconto si spande ad ampio raggio, tra una Torino di fine Novecento (dove ancora circola la lira e la tecnologia non ci ha ancora tormentato con i suoi tablet e con gli smartphone, e le auto più moderne sono le Dedra e le Clio), la Liguria, e persino al di là dell’Oceano. Largo respiro per questo romanzo, dove la protagonista, Angelica Gabrielli, ragazza ballerina di testa e di piedi, un po’ matta e ribelle, decisamente non conformista, ci rende partecipe delle sue insicurezze, delle sue aspirazioni, delle sue incertezze sentimentali e ce le fa vivere come fossero anche un po’ nostre.
Originale la tecnica narrativa adottata dalla Lanza di porsi in contatto diretto con la protagonista come se fosse la sua personale consigliera: la scrittrice le parla con affetto, talora con rassegnazione, spesso con preoccupazione quando le scelte della sua creatura letteraria si fanno azzardate e troppo rischiose, o quando il suo bisogno di autonomia e di amore la conducono in situazioni critiche e borderline.
Attorno ad Angelica (carnagione d’ambra, occhi neri, gambe lunghe e gomiti sporgenti) e alla sua “testa scarlatta” (capelli quasi tagliati a zero, tinti di rosso), ruotano amiche ed amici, amori, rapporti fugaci e clandestini, talora con risvolti che profumano di noir, desideri proibiti, scopate fugaci, occasionali, ripetute o prolungate. Un cast di co-protagonisti, come Amapola, Stella, Mariolina, Cherifa, Ginni e i suoi boys, e poi Luca, Leo, Damiano, don Ferruccio, Yasmine, un carosello di personaggi allegri, veri, giovani, simpatici o sinistri, mai noiosi, che rendono il personaggio principale, quello di Angelica, più umano e verosimile, e fanno di Bolzaretto il paesino ideale in cui ogni lettore vorrebbe davvero vivere.
Sergio Donna, 7 Gennaio 2018
(Nota dell'autrice, cioé io) E perché ognuno possa trovare Bolzaretto Superiore quando lo cerca, dirò che si trova nel triangolo formato da Moretta, Faule e Polonghera, anche se in realtà è nato a Carignano. E come dice l'incipit di Il gioco della masca, "Bolzaretto Superiore si trovava nella pianura più piatta, presso un'ansa del Po, e le montagne lo guardavano serenamente da lontano, loro sì infinitamente superiori alla punta del suo campanile e alla torre del castello". Bolzaretto Inferiore non esiste: sarebbe una contraddizione in termini, e la superiorità si spiega con il fatto che il paradosso è uno dei prodotti tipici del luogo.
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sabato 9 luglio 2016
Una bella recensione di Margherita Giacobino a "Gli anni al sole"
Ecco la bella recensione che Margherita Giacobino ha scritto a proposito di Gli anni al sole, uscita sul numero 172 di Leggere Donna, luglio-agosto-settembre 2016
GLI ANNI AL SOLE
L’ultimo romanzo di Consolata Lanza, Gli anni al sole, ha
il profumo del mare dei fiori e delle spezie ed è un viaggio dell’immaginazione
e dei sensi nel passato di quell’angolo del Mediterraneo che è l’isola di
Chios, a ridosso della costa turca. La storia si svolge nella seconda metà
dell’Ottocento e ha per protagonista Alain, un giovane francese che le vicende
familiari hanno reso precocemente adulto e responsabile; chiamato al capezzale
della madre morente, riceve da lei una lettera da consegnare a una misteriosa
sconosciuta, di cui si mette alla ricerca.
Comincia così
una vicenda che ci condurrà da Parigi a Londra a Chios, e che vedrà Alain
cimentarsi con i temi eterni dell’amore, l’amicizia, il sesso, il potere, il
lavoro, la responsabilità, attraverso una serie di incontri, di avventure e di
enigmi. Un po’ romanzo di formazione un po’ feuilleton, per riprendere la
definizione stessa dell’autrice, ma entrambe le forme rivisitate con un
linguaggio attualissimo, con una mano felice e lieve che gioca con i topoi
letterari volgendoli a esiti tutt’altro che scontati, e soprattutto con
l’originalità di sguardo e la nitidezza di stile che sono le cifre di Consolata
Lanza.
Grande
viaggiatrice, Lanza ci porta con sé nel passato di un luogo amato, Chios
appunto, e nella sua storia reale a cui si intrecciano le vicende immaginarie
dei personaggi. Il viaggio, nello spazio e nel tempo, è il primo nucleo ed
elemento fondante del romanzo, ne percorre tutta la trama ed è presente in ogni
pagina: viaggio dalla fredda Europa del nord verso il sole del Mediterraneo,
alla scoperta di luoghi, lingue, costumi diversi, e di sé attraverso il
contatto con queste diversità. Viaggio come esperienza sensoriale, immersione
nei rumori, colori, odori dell’isola con le sue cittadine, le case dei ricchi
mercanti, le fertili campagne fiorite, le feste, i canti, i balli, il cibo, il
vino. Viaggio dalla gioventù alla maturità, passando per gli incontri e per la
solitudine, per la terra e per il mare. Viaggio come cifra principale della
narrazione: nella prosa di Lanza tutto ha la freschezza del taccuino di un
viaggiatore incantato, in cui grandi trame e piccoli episodi si accostano, e
soltanto dopo sapremo metterli in prospettiva; e non sappiamo mai, noi lettori
che seguiamo il protagonista nel suo cammino, cosa ci aspetta dietro l’angolo,
se il profumo del gelsomino, una visione fuggente di bellezza, o un imprevisto
pericolo.
Il secondo
grande nucleo, e materia viva del romanzo, sono le donne. Attorno ad Alain si
muovono presenze femminili molteplici ed esigenti: le sue sorelle lontane, per
le quali prova affetto e nostalgia, e un senso di responsabilità dal cui peso a
volte si sente sopraffatto; le tre sorelle Kalojannis, figlie di un ricco
mercante di Chios, che lo affascinano con le loro personalità e lo coinvolgono
nelle loro trame; l’accogliente prostituta Sula, tra le cui braccia trova
rifugio, e infine la bella olandese Saskia, che lo ricondurrà verso il Nord.
Donne come mistero: sono loro la fonte principale di tutti gli enigmi in cui
Alain si imbatte; e donne come turbativa del limpido mondo maschile. La vita
delle donne si svolge, nel Sud ancor più che nel Nord, in modo nascosto e
marginale, il loro carattere, per quanto forte, deve piegarsi alle convenzioni
o almeno fingere di farlo, quindi il loro potere non può agire se non tramite
l’inganno, la finzione o la manipolazione.
Donne
come avventura, corpo indocile che sfugge alla legge del padre, sussulto di
libertà che introduce l’imprevisto. Così, di sghembo, attraverso lo sguardo di
Alain, i desideri le trame e le trasgressioni delle donne balzano in primo
piano e diventano motore dell’azione:
‘Donne, donne,
donne! Non ne potevo più di quei loro corpi indocili e fecondi, della loro
capacità di scompigliare le carte all’ultimo momento. Non volevo più essere
sorpreso da nessuna donna. E possibilmente neanche essere coinvolto nei loro
torbidi misteri… Portatrici di disordine perpetuo, incidenti nel luminoso mondo
degli uomini.’
E poi c’è la
gioventù. Tutti i personaggi principali sono giovani, impegnati in un loro
travagliata ricerca di libertà e di felicità. Gioventù come baldanza, fisicità
che si fa palpabile: il corpo giovane e sano di Alain e quelli imperiosi e
desideranti delle donne che lo circondano ben si accordano con i colori accesi
dello sfondo su cui si muovono. La gioventù diventa materia di scrittura nella
continua evocazione della bellezza e sensualità dei luoghi e nell’intensità
delle esperienze sensoriali: l’energia del protagonista, la sua fame felicemente
placata e felicemente risorgente, la curiosità e la noia, la pienezza e la
nostalgia.
Viaggio, donne
e gioventù si intrecciano in un racconto fitto di imprevisti e di enigmi. Che
trovano la loro soluzione a tempo debito, ovvero quando noi lettori, incalzati
dalla trama e avvolti negli incantesimi di un Mediterraneo che è già quasi
oriente, ce li eravamo quasi dimenticati. E tutto finisce con un colpo di scena
magistrale, un calar di sipario che la storia fornisce alla narratrice, e che
naturalmente non si può svelare.

Margherita Giacobino
Consolata Lanza, Gli anni al sole, Buckfast Edizioni, Torino
2016 - pagg. 248 € 16,00
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