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lunedì 6 aprile 2020

Letture in quarantena 2: Karen Blixen, Ehrengard

Karen Blixen è una scrittrice che ammiro moltissimo, e il motivo principale, oltre alla bellezza della scrittura e all'originalità delle vicende narrate, è che non parla mai alla pancia ma solo al cervello.
Ultimamente è stata un po' dimenticata, non è particolarmente interessata alla questione femminile e questo fa sì che non venga inserita nel mazzo delle venerate maestre del pantheon femminista. Al massimo si ricorda La mia Africa (il suo romanzo che ho amato meno) in quanto autobiografico, o Il pranzo di Babette, bellissimo racconto ma non il suo più straordinario, e ne ha scritti molti. Il primo dei suoi libri che ho letto, Sette storie gotiche, mi ha incantata e stregata (ho messo il link al risvolto di copertina perché non saprei dire di meglio). Ho amato moltissimo anche Racconti d'inverno, ma qui parlerò solo del racconto lungo Ehrengard, a mio parere perfetto. Ecco, in Karen Blixen, si parva licet, mi riconosco un poco, o meglio, e con meno presunzione, riconosco le mie aspirazioni. Prima di tutto privilegia il racconto, che secondo me è la forma perfetta di narrazione. Poi pratica lo straniamento, l'altrove, sia temporale che locale. Infine non teme la magia e il mito, in una parola il fantastico.

In Ehrengard non c'è nulla di fantastico ma tutto l'insieme, dall'ambientazione in una piccola corte del centro Europa, alla caratterizzazione dei personaggi, al sapore di apologo e la drammatica ironia della conclusione, ci tiene ben lontani dal quotidiano e dal realistico. La vicenda ruota intorno a un segreto di corte da proteggere, una vergine guerriera integerrima anche se non particolarmente sensibile, appunto Ehrengard, e un pittore un po' diabolico, Cazotte, che per puro spirito dissacrante e puntiglio intellettuale vuole farla cadere - sedurla senza amore, farla arrossire, lei così innocente e algida. La vicenda è complessa e esemplare, e naturalmente Cazotte sarà sconfitto (non temo di fare spoiler, la conclusione è implicita fin dall'inizio) e il fenomeno che voleva provocare, l'Alpenglühen, cioè il rossore delle cime delle montagne dopo il tramonto, si verificherà comunque, ma in modo molto diverso da come l'aveva immaginato. 
Uscito postumo nel 1963 e in italiano nel 1979 con la traduzione di Adriana Motti, neppure cento pagine nell'esiguo formato della Piccola Biblioteca Adelphi, è una lettura secondo me imperdibile, una lettura che fa bene al cervello, e pur parlando di un tentativo di indurre un'emozione in un personaggio poco reattivo, non mira a suscitarla nel lettore, ma solo al suo piacere intellettuale. Un racconto perfetto, appunto.
     

martedì 10 dicembre 2019

Da Karen Blixen ai fantasmi sulla Luna, tanto per fare quattro chiacchiere

E' un periodo che non sono proprio fortunata con le letture. Dopo La saga dei Cazalet non ne ho più azzeccata una, e nulla di quello che ho letto mi ha fatto venire voglia di scriverne (con un'eccezione, Tutti i racconti di Grace Paley, ma siccome mi sono data la regola di non parlare mai su questo blog di libri che non mi sono piaciuti assolutamente, a meno che non mi abbiano fatto arrabbiare eccessivamente come Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini o Il piccolo amico di Donna Tartt, non ho potuto scriverne perché l'ho detestato). Per cui, ripensando ai tempi belli in cui mi imbattevo in libri belli di cui mi veniva voglia di scrivere belle cose, mi è venuto in mente che nel canone di scrittrici ormai iconizzate e imbalsamate come empireo femminile (e anche qui, non fatemi dire che cosa penso di alcune di queste icone) non salta mai fuori il nome di una scrittrice che ho amato moltissimo: Karen Blixen, di cui al massimo si ricorda La mia Africa (che ho amato molto meno degli altri) o il racconto Il pranzo di Babette, mentre io sono stata stregata da Sette storie gotiche, Capricci del destino, Racconti d'inverno e soprattutto Ehrengard. Non ne ho parlato in questo blog per la semplice ragione che l'ho letta molto prima di aprirlo, ma appena ho un attimo di tempo lo farò. 

In realtà ho letto una raccolta di racconti e un'antologia entrambi ottimi, ma non mi sento in grado di parlarne perché si tratta di fantascienza, un argomento su cui bisogna saperne molto più di me per azzardarsi a dare giudizi. Per cui a proposito della raccolta di racconti, Culti svedesi di Anders Fager, mi affido all'autorevole voce di Silvia Treves che l'ha recensito sulle pagine di LibriNuovi.net. 
Dell'antologia DiverGender, a cura di Silvia Treves e Caterina Mortillaro, che compaiono anche come autrici (qui l'intervista sul blog Diario di ErreBi), posso dire solo che è interessantissima e unisce nove racconti godibilissimi e intriganti a tre momenti saggistici di riflessione e informazione sul tema del genere, che ne fanno una lettura a tutto tondo e di stringente attualità. Più che raccomandabile anche a chi non è un appassionato di fantascienza. 

E visto che di questo si tratta, segnalo che nella pirotecnica collana Alia Arcipelago edita da CS_libri le pubblicazioni continuano e si aggiungono al succulento catalogo in cui, tanto per farvi venire l'acquolina in bocca, potete trovare Isola di passaggio di Silvia Treves, Isole nella Corrente di Massimo Citi, Fantasmi sulla luna di Paolo S. Cavazza, Da zero a infinito di Fabio Lastrucci e molti altri titoli. Se ne è parlato insieme a DiverGender alla libreria Vecchi e Nuovi Mondi di Torino, ben nota cattedrale del culto fantascientifico e fantastico e dei suoi adepti.