Insolito nei contenuti e nel modo di affrontarli,
Il principio della minima azione di Orazio Di Mauro (con prefazione di Giancarlo Genta) è un romanzo breve, veloce e dinamico come una jam session tra amici.
L'autore ha insegnato a lungo fisica nelle scuole superiori, come il protagonista Michele Owen che racconta in prima persona. La trama è ingannevolmente semplice: un gruppo di maturi ex musicisti - o forse è meglio dire di ex giovani aspiranti musicisti - si dà da fare per rimettere insieme la band giovanile che, a suo tempo, ha prodotto un singolo, Sonia, che ha conosciuto un certo successo alla fine degli anni sessanta. Siamo nel 1994, la vita dei quattro componenti della band è cambiata, ma la richiesta di suonare la canzone per un motivo molto romantico, i vent'anni di matrimonio di una coppia che si è innamorata su quelle note (e guarda caso la donna si chiama proprio Sonia), li riporta improvvisamente al passato.
La narrazione si dipana su due piani: da una parte le dinamiche scatenate dall'incontro con gli amici di gioventù, il rimescolio di ricordi e rapporti non risolti, le reazioni dei familiari di Michele, ovviamente coinvolti nell'avventura; dall'altra il resoconto ironico e disincantato delle lezioni in cui l'insegnante si sforza di far capire ai suoi allievi, recalcitranti o annoiati, le leggi della fisica con esempi tratti dall'esperienza quotidiana, e l'applicazione delle medesime leggi, nella fattispecie quella del titolo, ai casi della vita. L'esperienza diretta dell'autore gli permette di tratteggiare le scene di vita scolastica con efficace e divertito realismo.
Non farò a Il principio della minima azione il torto di rivelare troppo degli scarni fatti: anche se il pregio del libro non sta nell'intreccio, c'è una traccia di mistero che non va anticipato né rivelato. Ma il piacere della lettura di questo romanzo sta nella prosa vivace e frizzante, percorsa da un'ironia che sa trasformarsi, quando ci vuole,
in sarcasmo gentile (vedi la descrizione della madre dell'allievo con i
jeans stracciati) o in un pudico abbandono alla nostalgia dei ricordi, dei sogni e delle passioni della gioventù. Le pagine, dense di dialoghi, sono costellate di osservazioni e riflessioni sulla società e sulla vita, ondeggiando in un continuo confronto tra realtà attuale e aspettative giovanili. Un grande pregio è che Michele Owen dà al lettore gli strumenti ma nessuna chiave, lasciandolo libero a interpretare la storia.
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