Bolzaretto Superiore, of course |
Per Consolata Lanza - IL
CUORE IN BALLO
Ho letto con vivo interesse il tuo Il cuore in ballo. I motivi sono
svariati e cercherò di spiegarli nelle righe che seguono.
Righe che non sono note di critica letteraria (forse
l’avevo già detto: non ho qualità di critico),
ma riflessioni, sentimenti, pensieri vari. E ti prego di accettare questi
pensieri per come mi sono venuti alla
mente.
Principalmente, un sentimento
d’invidia, sin dalle prime pagine, per il tuo Bolzaretto Superiore, trasfigurazione e sublimazione delle stesse
radici di chi scrive.
Invidiabile la tua fantasia. Brava!
Diversi autori hanno creato paesi del genere. Qui, se me lo
permetti, mi viene da pensare a Faulkner con la contea di Yoknapatawpha, luogo geograficamente inesistente in cui uomini e
donne cercano di dare riposo e requie alle loro passioni e fatiche.
Anch’io (che, in fondo, confesso, non
mi ritengo scrittore ma cronista) ho cercato, nel tempo, di
crearmi un luogo del genere. Non ci sono mai riuscito, perché le mie radici
sono state dissolte nel nemico-tempo.
A seguire, un’altra riflessione: Il cuore in ballo è il tuo secondo
libro che leggo con profondo interesse e curiosità. Mi sono chiesto il perché.
Non l’ho capito la prima volta con Gli
anni al sole, penso di averlo capito con la lettura de ‘Il cuore in ballo’.
A mio modesto parere, ciò accade
perché Consolata Lanza è una scrittrice-donna.
Cerco di spiegare ciò che, nella
nostra letteratura, può sembrare una contorta ovvietà anagrafica.
Di solito, di fronte alla classe di
coloro che scrivono è uso fare un calderone di quelli: tutti/tutte vengono
considerati scrittori. Eppure,
un’accurata ricerca di genere fa risaltare la differenza.
La donna che scrive – Morante, Ginzburg,
Romano, Ortese, ma anche altre come le dimenticate Renata Viganò e Livia De
Stefani – è una scrittrice che mette
in scena la parola senza tirare subito in ballo l’Universale, l’Infinito, il
Demiurgo, il Motore Immobile, il Marxismo e il Liberalismo. Cioè, la scrittrice si preoccupa di mettere in
scena un dolore, un rimpianto, una perdita, un amore, il senso della
meraviglia, e soprattutto la realtà
quotidiana, affidandosi esclusivamente alla propria sensibilità.
Sensibilità che è capacità di ascoltare anche chi non sembra avere diritto alla
parola.
Così, il proprio cosmo familiare, e
se vogliamo casalingo, coincide col cosmo più ampio, quello che sta oltre.
A questo proposito, ne Il cuore in ballo, alle pagine 156-157,
l’io narrante costringe Angelica Gabrielli
a rapide, sintetiche riflessioni – sono titoli di giornali – che scoppiano come
fulmini estivi.
E per tutte le altre pagine, la scrittrice-donna crea un gioco
abbastanza intrigante tra la voce narrante (‘grillo
parlante’) e il personaggio Angelica,
che si rincorrono e si confondono in un gioco liquido di rimandi. E vengono
fuori personaggi e situazioni che riportano a quella realtà quotidiana accennata prima.
Così, a pagina 206 e seguenti, In memoriam, la storia di Toiu, lo scemo di paese che traversa la vita e il mondo senza prendere
coscienza della stessa vita e del mondo e finirà per morire al Cottolengo;
oppure da pagina 219, Rosa, rosso e
argento, la paesana che vuole scoprire il mondo oltre Bolzaretto e finisce
invece sui marciapiedi di corso Massimo a Torino. E, addirittura, la stessa Decembrina,
presenza costante, sempre sullo sfondo a rappresentare un rifugio, un riparo,
come se la stessa pietra fosse un contenitore della realtà quotidiana. A questo proposito, se non sbaglio, è stata Anna
Maria Ortese a dire: chi scrive per sé ritorna a casa, sta bene (citazione
forse imprecisa, ma il senso è quello).
Delicati e lirici, a tratti
struggenti, sono altri episodi, come quello a pagina 167, Giuseppe detto Caramello,
il trovarobe di Bolzaretto che girava
‘per cascine e paesi sul suo Ford Transit
scassato’ alla ricerca di vecchi mobili e di vecchie fotografie di famiglie
ormai scomparse; oppure, le varie pagine con gli amori di Ginni,di Amapola, dei due
omosessuali Jerry il ballerino e Baldo il pizzaiolo. E ancora, a pagina
186, Una domenica di luglio, che
potrebbe benissimo fare eco al film di Fausto Brizzi ‘La notte prima degli esami’.
Ma s’incontrano anche episodi al
limite dell’iperbolico e/o del ‘pedagogico’, come a pagina 251, Lo scrittore e l’arcangelo Gabriele,
dove lo scrittore Sebastiano Orlandi viene
trasportato in volo dall’arcangelo
Gabriele sopra i tetti di Torino e poi precipitato giù nelle acque gelide
del Po.
Ma è a pagina 200 la sorpresa che mi
ha riempito di sincera gioia.
Consolata Lanza ma che è successo? Tu
ed io abbiamo giocato alla telepatia?
Infatti, tu per Il cuore in ballo, io per il mio ultimo lavoro, abbiamo usato lo
stesso verso della medesima canzone: Amore amore amore, amore un corno… (mi pare fosse Ombretta Colli a
cantarla qualche decennio fa).
Per finire, un’ultima riflessione
riguardante ancora la realtà quotidiana
che nella letteratura di quasi tutto il nostro Novecento è rimasta sempre ai
margini.
Ne Il cuore in ballo, tutte le pagine sono impregnate di realtà quotidiana, ma nell’economia
della trama c’è un punto – pagina 184, capodanno
del 2000 – in cui la scrittrice sembra aver tracciato un prima e un dopo, senza alcuno iato tra il XX secolo e il XXI.
Come se la scrittrice volesse dire:
la realtà quotidiana del Novecento
trasborda nel nuovo secolo, ma non rimane ai margini.
Qui terminano le mie confuse
considerazioni, e per la mia congenita confusione ti chiedo scusa.
Certo, il discorso potrebbe
continuare su temi scottanti come pubblicazioni, editori, pubblicità, mercato,
diffusione, consumismo, cultura, politica e saloni e sagre e fiere e concorsi e
premi letterari eccetera eccetera eccetera.
Ma per questi argomenti mi pesano le
molte primavere che mi accompagnano.
E anche per questo continuerò a
scrivere ma probabilmente non pubblicherò più.
Auguro a te e ad Angelica Gabrielli di poter uscire da questo oppidum nel quale siamo assediati.
Ciao,
Giuseppe Giordano
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