Un'altra felicissima scoperta dovuta alla benemerita Calabuig (a cui vorrò ancora più bene quando si deciderà a fare la versione digitale dei suoi libri) di lettura velocissima ma magnetica, capace di creare un mondo con mezzi minimi e parole quotidiane: La cameriera era nuova di Dominique Fabre.
Un amichevole monologo del cameriere di bistrot Pierre, detto Pierrot mon ami (un omaggio al romanzo di Raymond Queneau) o Pierrounet, cinquantaseienne un po' in disarmo che legge Primo Levi, che mescolando le sue osservazioni sulla realtà che lo circonda, gli avventori del bar, gli altri che vi lavorano, l'irrequieta coppia dei proprietari, flash sul suo passato, riesce a catturare la simpatia e l'attenzione del lettore che si ritrova immerso nel mondo evocato. Sono vicende minime ma i personaggi indimenticabili tratteggiati con pochi particolari, Amédée il cuoco che segue il cliché del nero sempre allegro e ha una miriade di belle cugine, il padrone pasticcione e seduttore, la padrona bisognosa di sostegno ma pronta a ricambiare le cortesie con una coltellata nella schiena, Sabrina dal gran sorriso e Madeleine la cameriera nuova, il ragazzo vestito di nero che legge sempre, insomma il bar-ristorante le Cercle e chi lo frequenta sono molto difficili da lasciare alla fine del breve (89 pagine) romanzo. Bella e scorrevole traduzione dal francese di Yasmina Melaouah.
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