Va be’, visto che è l’8 marzo e non ho condiviso
niente con le mie amiche e compagne di genere, farò un elenco delle scrittrici
che mi hanno reso più dolce la vita. E voglio sdarmi: comincerò con la lista
delle prime dieci. Comincerò con Jane Austen, occhio che osserva e voce che
racconta sparendo dietro ai suoi personaggi; Agota Kristof, che non ha sprecato
neanche una parola nella sua Trilogia
della città di K.; Magda Szabó, e le sue pagine cariche di vita anche
sgradevole; Barbara Pym, che dà voce alle umili vite che traggono senso dalle
proprie rinunce; Karen Blixen per la sontuosa e geometrica immaginazione;
Agatha Christie e i suoi misteri precisi e senza ombre, dove non ha spazio
l’imprevisto che sconquassa; Alki Zei, che racconta insieme una Grecia sparita
e delle passioni di cui sento la mancanza; Mary Wesley, storie in sordina di
donne per bene; Julie Otsuka che ho appena incontrato e sono certa mi resterà
nel cuore, una voce plurale per raccontare mille storie individuali; Kawakami
Hiromi, anche lei appena conosciuta ma mi ha commossa con il suo amore fatto di
silenzi e gesti senza eco. Fine delle prime dieci ma ce ne sono molte altre. Certo
entrambe le sorelle Brontë, la sfrenata visionaria Emily e la combattiva
Charlotte; Elizabeth Gaskell e George Eliot, con riserve; per esempio M.M.Kaye,
con la sua India così meravigliosa e romantica; Penelope Fitzgerald e la sua incredibile capacità mimetica; Elizabeth Taylor, altra
perfetta narratrice britannica; a suo modo anche Banana Yoshimoto, un flirt del
tempo che fu; certo Helen Fielding che mi ha fatto molto ridere e Fay Weldon,
femminista e molto spiritosa. Patricia Highsmith, perfida e tanto appetitosa
che si vorrebbe non abbandonarla mai, conosciuta attraverso Margherita
Giacobino, altra scrittrice che incanta con le sue storie di formazione
femminile. E Marion Zimmer Bradley almeno per quelle nebbie di Avalon che mi
hanno stregata per una stagione, Elizabeth von Arnim con le sue donne in
viaggio, l’esilarante e cattivissima Alina Bronsky. Madame de Ségur che ho
trascurato nel resoconto delle mie letture infantili, importantissima invece
con i suoi bravi bambini che si scambiano visite tra castelli, zuavi
volonterosi e generali russi. E Karin Michaelis che ha inventato Bibi bambina
del Nord, Selma Lagerlöf, le sue oche selvatiche e le leggende antiche, Matilde
Serao e i giocatori del lotto compulsivi e disperati, Valeria Amerano che è
ancora poco conosciuta e meriterebbe molto di più. I terribili abitanti delle
montagne di Paola Drigo. Anilda Ibrahimi per la sua rossa sposa. E ce ne sono
sicuramente altre che per il momento non ricordo, ma ce ne sono di certo molte
che ricordo benissimo ma non hanno significato per me, per ignoranza o perché
non mi dicono niente. Questa è solo una lista improvvisata e molto, molto
personale. Se le dimenticanze sono clamorose, di quelle che ti vengono in mente
di notte e devi correre a riparare all’omissione, le aggiungerò. Se no, questa
è il mio modesto contributo alla giornata della donna.
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