Bolzaretto Superiore in tutto il suo splendore! |
Il cuore in ballo, romanzo di Consolata Lanza
Buckfast Edizioni (Pecetto Torinese)
Anche in quest’ultimo avvincente romanzo, “Il cuore in ballo”, a cura di Buckfast Edizioni, tutto inizia e tutto si conclude a Bolzaretto Superiore. Perché Bolzaretto, toponimo creato dalla feconda fantasia di Consolata Lanza (scrittrice torinese che sa modellare molto bene le parole, forgiandole con sapienza e perizia, componendole in frasi d’armonica scrittura, legandole tra loro in fluide proposizioni e annodandole in paragrafi che invitano a procedere sempre con piacere e curiosità nell’intrigante lettura), Bolzaretto – dicevo – è davvero l’ombelico del mondo letterario di questa scrittrice. Se c’è un Bolzaretto Superiore, è perché – forse neppur troppo lontano – esiste anche un Bolzaretto Inferiore. Ma non ci interessa sapere dove la Lanza abbia davvero posizionato questo paesino della prima o seconda cintura torinese. Ci basta sapere che Bolzaretto è un paese ridente, fortunato, dove succede sempre qualcosa di insolito e di sorprendente, amenamente adagiato tra le prime falde della collina (altrimenti non avrebbe senso chiamarlo “Superiore”) e l’ampia pianura sottostante che si apresulla sponda sinistra del Po. Chè, tanto, noi Bolzaretto ce lo immaginiamo benissimo leggendo il libro, e ne ammiriamo il Castello, i freschi portici della Via Maestra con le botteghe antiche, i due caffè fumosi, la sagoma sveglia del suo parroco, don Ferruccio, avvolto nella cotta nera da prete, un po’ consunta, la voce stridula della sua perpetua, Porzia, e il canto in falsetto delle pie frequentatrici della Parrocchia. E ne distinguiamo il volto dei suoi abitanti, sempre un po’ pettegoli e diffidenti, come ancor oggi accade nei centri di provincia. Ma soprattutto, ne ammiriamo, incantati e ammaliati,la Donna di Pietra, la misteriosa Decembrina, scolpita in un capitello dell’antica parrocchia, sempre pronta ad offrire le sue spighe esoteriche e le sue uova di pietra a tutti coloro che ne scorgono, passando vicino, il suo volto monolitico, consunto dal tempo, ma fonte di ispirazioni, ricordi di storia, emozioni, tradizioni e profumi di pane e di fragranze di aie d’antan.
Ma non tutta l’azione si svolge a Bolzaretto, ovviamente. Qui nasce l’abbrivio di ogni azione, e qui finisce, ma l’onda del racconto si spande ad ampio raggio, tra una Torino di fine Novecento (dove ancora circola la lira e la tecnologia non ci ha ancora tormentato con i suoi tablet e con gli smartphone, e le auto più moderne sono le Dedra e le Clio), la Liguria, e persino al di là dell’Oceano. Largo respiro per questo romanzo, dove la protagonista, Angelica Gabrielli, ragazza ballerina di testa e di piedi, un po’ matta e ribelle, decisamente non conformista, ci rende partecipe delle sue insicurezze, delle sue aspirazioni, delle sue incertezze sentimentali e ce le fa vivere come fossero anche un po’ nostre.
Originale la tecnica narrativa adottata dalla Lanza di porsi in contatto diretto con la protagonista come se fosse la sua personale consigliera: la scrittrice le parla con affetto, talora con rassegnazione, spesso con preoccupazione quando le scelte della sua creatura letteraria si fanno azzardate e troppo rischiose, o quando il suo bisogno di autonomia e di amore la conducono in situazioni critiche e borderline.
Attorno ad Angelica (carnagione d’ambra, occhi neri, gambe lunghe e gomiti sporgenti) e alla sua “testa scarlatta” (capelli quasi tagliati a zero, tinti di rosso), ruotano amiche ed amici, amori, rapporti fugaci e clandestini, talora con risvolti che profumano di noir, desideri proibiti, scopate fugaci, occasionali, ripetute o prolungate. Un cast di co-protagonisti, come Amapola, Stella, Mariolina, Cherifa, Ginni e i suoi boys, e poi Luca, Leo, Damiano, don Ferruccio, Yasmine, un carosello di personaggi allegri, veri, giovani, simpatici o sinistri, mai noiosi, che rendono il personaggio principale, quello di Angelica, più umano e verosimile, e fanno di Bolzaretto il paesino ideale in cui ogni lettore vorrebbe davvero vivere.
Sergio Donna, 7 Gennaio 2018
(Nota dell'autrice, cioé io) E perché ognuno possa trovare Bolzaretto Superiore quando lo cerca, dirò che si trova nel triangolo formato da Moretta, Faule e Polonghera, anche se in realtà è nato a Carignano. E come dice l'incipit di Il gioco della masca, "Bolzaretto Superiore si trovava nella pianura più piatta, presso un'ansa del Po, e le montagne lo guardavano serenamente da lontano, loro sì infinitamente superiori alla punta del suo campanile e alla torre del castello". Bolzaretto Inferiore non esiste: sarebbe una contraddizione in termini, e la superiorità si spiega con il fatto che il paradosso è uno dei prodotti tipici del luogo.
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