E dopo tante ragazze parliamo del bellissimo libro di un cinquantaseienne brasiliano, Luiz Ruffato, Fiori artificiali. Usando una struttura complessa in cui compare un manoscritto inviato a Ruffato da un lettore anche lui brasiliano, Dorio Finetto, che diviene contemporaneamente scrittore e personaggio, l'autore riesce a compiere il miracolo di consegnarci una serie di ritratti di persone di varie nazionalità incontrate in giro per il mondo e narrate con una lingua viva, concreta, semplice e insieme estremamente efficace e piena di immagini splendenti. E' come una collana di racconti che attraggono e appassionano, ognuno dei quali riassume un pezzo della storia del Novecento senza nessuna pretesa didascalica, ma esemplificando l'intreccio tra la vita dell'individuo e quella della società e del momento storico in cui si muove, ognuno incentrato su un incontro tra un personaggio e Dorio Finetto e rielaborato da Luiz Ruffato, che attribuisce all'autore originario uno stile burocratico di cui talora si avverte il retrogusto.
Si incomincia con Una storia inverosimile, l'episodio più lungo, in cui si racconta la vita di Bobby William Clarke, inglese di origine scozzese, soldato contro i Mau Mau, mercenario, vissuto tra Africa e Brasile tra inenarrabili peripezie che lo portano sempre più in basso, fino a incontrare il narratore alla "zuppa di mezzanotte" che un ristoratore compassionevole prepara con tutti gli avanzi del giorno per i più poveri di una cittadina brasiliana di Minas Gerais. Il presente assoluto si svolge a Buenos Aires, protagonista una professoressa francese alla ricerca dell'esperienza assoluta; Il gordo è un brasiliano incontrato a Dolores, in Uruguay, che invita Dorio Finetto a casa, gli fa conoscere la famiglia, lo accoglie con incredibile ospitalità, lo porta a trascorrere una domenica sul fiume. Sotto la cordialità nasconde un dolorosissimo passato, sofferenza e solitudine, all'inseguimento di un'idea del padre sparito quando era bambino e mai più trovato - ma la realtà non è mai quella che appare. In Un pomeriggio all'Avana appare la tristissima Nadia, ragazza mezzosangue russo-cubana, sola e struggente nel suo volonteroso tentativo di fare la puttana. Poi ancora Mangiare sushi a Beirut, protagonista un argentino solitario, professore di sociologia a Tolosa, figlio di emigrati italiani a Buenos Aires, grassone ridanciano che racconta a Dorio la storia della sua famiglia, dal nonno anarchico sparito in un golpe all'agiatezza raggiunta dai genitori, coppia anaffettiva che lo condanna alla solitudine e che rappresenta un nodo con cui non si è mai riconciliato, mentre la sua vita si intreccia strettamente con le turbolenze politiche che attraversano l'Argentina finché si rifugia in Brasile e infine va a Parigi. Susana si svolge a Timor, dove la bellezza maledetta di una ragazza portoghese ha lasciato una traccia d'amore e rimpianto quasi mitologici. E Porto Rico per L'uomo che non sapeva dove morire, un americano veterano del Vietnam, è solo una sosta nel viaggio senza fine in attesa di morire, perché non appartiene a nessun paese.
Infine nel Memoriale descrittivo tutte le tappe della vita da giramondo di Dorio Finetto raccontate fino a quel momento si ricompattano nella biografia di un figlio di emigrati italiani bigotti, con la filosofia del lavoro, che assiste allo sfasciarsi della famiglia, studia, si laurea, va a lavorare Banca Mondiale, gira per il mondo ascoltando la voce dei solitari che dappertutto sembrano aspettarlo per raccontargli le proprie vite, che lui infine offre all'autore perché ne faccia quello che vuole. Il suo viaggiare e lavorare gli appaiono come un lungo sonno, e quando si svegliò, il Novecento era finito E Luiz Ruffato li trasforma in questo libro straordinario, forte nei fatti e delicato nelle parole, ricchissimo di umanità, uno di quei libri che è una fortuna incontrare. Bella traduzione di Gian Luigi De Rosa e Giorgio de Marchis.
2 commenti:
Recensione magistrale a un ottimo libro. Gli faresti fare un giro anche su LN?
C'è bisogno che risponda? ;-)
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