mercoledì 28 ottobre 2015

Le allegre ragazze dei bassifondi londinesi: Nell Dunn, "E' la vita, Joy", e "Up the junction"

Un'ottima idea è quella della Sonzogno di ripubblicare E' la vita, Joy di Nell Dunn (titolo originale Poor cow, del 1967 ma perfettamente godibile anche oggi) con la traduzione di Marinella Magrì. Io ricordavo bene Poor cow, il film d'esordio di Ken Loach dello stesso anno, e Up the junction di Peter Collison (1968) con la suggestiva colonna sonora di Manfred Mann, tratto dall'omonima raccolta di racconti di Nell Dunn del 1963 sui quali si basano anche molte delle vicende del romanzo, ma non sapevo niente dei libri che ci stavano dietro né dell'autrice, che pure è parecchio interessante. Dalla sua commedia Steaming, il bagno turco nel 1985 Joseph Losey trasse l'omonimo film con Vanessa Redgrave.

Di famiglia ricca, educata in convento e abitante dell'elegante quartiere di Chelsea, nel 1957 sposò lo scrittore (e molto altro, vale la pena di leggere l'obituary sul Daily Telegraph in occasione della sua morte nel 2003) Jeremy Sandford, con cui ebbe tre figli. Nel 1959 la coppia si traferì nel quartiere proletario di Battersea dove Nell trovò lavoro come operaia in una fabbrica di dolci. Quando si separarono nel 1979, lei tornò a Chelsea e continuò la carriera di scrittrice.  L'esperienza di vita a Battersea si trasformò in opera letteraria, prima con la raccolta di racconti Up the junction poi con il romanzo Poor cow: ma quello che è veramente notevole è il modo in cui la scrittrice riesce a dare una vivida fotografia di quel mondo borderline, tra working class e piccola delinquenza, in cui le donne scivolano facilmente dalla fabbrica alla prostituzione e ritorno, gli uomini che di giorno lavorano di notte si trasformano in ladruncoli di piccola stazza.

La protagonista Joy attraversa la vita con incoscienza, allegria e fame di tutto: di sesso, di divertimento, di lusso, di ridere, di baci, di scopate, di considerazione e forse anche di amore. Sposata a sedici anni con un ladruncolo finito subito in galera, madre di un bambino, si innamora di un altro ladruncolo che presto finisce dentro. Joy lo idealizza proiettando su di lui i suoi sogni di riscossa e felicità, gli scrive lunghe lettere struggenti per ingenuità e solitudine, mentre la realtà è che il marito, uscito dal carcere e ritornato con prepotenza nella sua vita, la picchia e la maltratta. L'unica sua certezza è il figlio che ama con carnalità semplice e istintiva.

Il personaggio di Joy è la summa di molti personaggi che compaiono nelle pagine di Up the junction, mai descritti né raccontati ma presentati attraverso le loro parole, lunghi monologhi (il magnifico The tally man), frasi sconnesse da qualsiasi dialogo, voci che parlano ognuna con se stessa, come emergendo dal buio e dalla solitudine dei vicoli o dal fumo spesso del pub, rotte e espressive, una specie di inno rantolante alla gioventù e alla morte di un mondo. Perché gli slum di Battersea, le strade di casette di mattoni anneriti dall'umido e dai fumi delle fabbriche, con le loro terraced houses, le biciclette abbandonate, le donne sciabattanti tra il pub e le lavanderie, l'umanità densa di persone che si conoscono e si riconoscono in un intreccio di rapporti dalla nascita al funerale, stanno sparendo sotto i colpi delle ruspe della speculazione, per lasciare il posto a casermoni immensi e pieni di solitudini.

Entrambi i libri scoppiano di gioventù e della sua fame di vita. I soldi non bastano mai (ma, dice Nell Dunn nell'introduzione, di lavoro ce n'era da vendere: chi era licenziato il venerdì, il lunedì trovava un altro posto) ma tutti sono pronti a buttarli via per una scopata o un'illusione di amore. Le ragazze si trovano sovente a dover affrontare le conseguenze, e tutte sanno dove trovare chi può praticare l'aborto con poca spesa e moltissimo rischio (e non si può non pensare a Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh del 2004, ambientato nello stesso periodo e negli stessi luoghi). Queste ragazze spensierate sono sempre sull'orlo del baratro ma anche sempre capaci di una risata, talvolta alle spese di chi è meno sveglio (The gold blouse), di solidarietà e lealtà verso i propri compagni assenti perché in galera (The trial, Prison visit) e alla fine pronte a mettersi i tacchi e uscire tra amiche per andare la pub, a vedere se trovano qualcuno che gli offra una birra. Chiacchierano di vestiti e di come farsi i capelli, sfrenate nella loro allegria senza domani perché sanno che dal momento in cui si sposeranno e faranno dei bambini, la vita finirà. Malgrado il loro continuo affabulare sul fututo splendido che le attende, sanno che tutto quello che possono permettersi è il presente.

Ma il miracolo che Nell Dunn riesce a fare è che questo vivissimo ritratto è costruito con obiettività e distacco, assolutamente privo di sentimentalismi, emozioni, colpi alla panza del lettore, ricatti e lacrime. Merito della scrittura in presa diretta, di quel concerto di voci che parlano dal buio senza dialogare, di quella disperata vitalità che tiene lontano qualsiasi patetismo. Neanche lo spauracchio femminile di tutti i tempi, l'argomento principe della letteratura dei bassifondi, la prostituzione, le turba, e se ne parlano è con esperto interesse e conoscenza di causa. A Joy, Rube, Silvya e le altre non può neanche venire in mente che la loro vita sia oggetto di compassione o di disprezzo, e se mai gliene venisse il sospetto probabilmente se ne andrebbero indignate e ancheggianti a berci su una birra per dimenticarlo subito.   

2 commenti:

Orlando Furioso ha detto...

Non conosco e mi attira tantissimo, soprattutto per la presenza di due paroline per me magiche, ossia "Londra" e "Anni 60" :)
Però, accidenti, l'edizione in e-book costa 10 euro...
Per ora lo metto in wishlist e, come sempre, grazie per l'ottima recensione e per la segnalazione!
A presto.
Orlando

consolata ha detto...

Mannaggia, non te lo posso nemmeno imprestare... questo era decisamente un vantaggio del cartaceo sul digitale. Io credo di averlo preso in un'offerta lampo. Anche io penso che i prezzi degli ebook dei libri appena usciti siano esorbitanti, sia da noi che nei paesi anglosassoni, ma ovviamente le case editrici hanno delle ragioni che la ragione non conosce. E io non perdo la speranza di vederti prima o poi e restituirti Shigero Mizuki e Shintaro Kago. Ciao a Camillo.