Julio Monteiro Martins, Racconti italiani (2001)
Uno scrittore brasiliano, con nove libri pubblicati in patria, un passato politico nel campo ambientalista e dei diritti umani, esperienze di di insegnamento universitario negli Usa, gran giramondo, trapiantato a Lucca dove tra l'altro ha inventato "Scrivere Oltre le Mura", ha fondato la Scuola Sagarana, Master di scrittura narrativa, e ora si presenta con questa raccolta di ventinove racconti brevi. Certamente ha tutte le carte in regola perché la sua voce si senta alta e forte nel coro nascente di "stranieri che scrivono in italiano". Tuttavia ha scelto un registro molto particolare, rifuggendo dall'autobiografia diretta. Privilegia la prima persona e soprattutto il nudo dialogo tra interlocutori anonimi, o utilizza i messaggi di una chat line, lettere e appunti, per creare lampi di dolorosa memoria (tra i miei preferiti Desperada, Il materiale scenico del ricordo, Senza sosta, Resoconto) o brevi teatrini sospesi nel vuoto di un'ambientazione appena accennata. La postfazione ci informa che l'autore considera il suo "un libro della narrativa brasiliana" e nulla mi spinge a contraddirlo. Io però l'ho letto come un libro, per così dire, espatriato, fluttuante nel mondo (e anche nello spazio, cfr. Terraforming, ambientato su Marte), in cui Monteiro Martins sceglie di parlare della sua esperienza di uomo che vive in un paese straniero prestando la voce a un marocchino (Ottantacinque, ottantanove), ai ragazzi di un centro di accoglienza (Angeli in Europa) o a italiani che inseguono il sogno della fuga in Giappone, a Trebisonda, addirittura in gommone in Australia (Il puteale e la bella coreana, Hic sunt leones, You call me Mimmo). D'altronde l'esergo di Plutarco recita: "Anche nascere è giungere in un paese straniero".
È anche un libro da leggere una prima volta per appropriarsene, e una seconda per goderne con lentezza i pensieri e le parole, colto e raffinato, cerebrale senza essere freddo, scritto in una lingua preziosa. Con lo stesso rispetto e la stessa passione con cui descrive una donna molto amata:
"E si era sedimentata intorno a me, io non ho fatto proprio nulla, ero lì, seduto sul fondo dell'acquario, e lei è scesa lentamente come una sabbia finissima e si è depositata intorno a me, dentro la mia vita. La mia unica saggezza fu quella di non permettere, mentre lei scendeva, che le acque si agitassero (In naturalibus).
Sicuramente Racconti italiani segna una delle molte strade che potrà prendere la nuova letteratura d'ibridazione interculturale, ed è una strada stimolante, di grande interesse.
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