Forse l'unico motivo per questa recensione è che, come dice l'Ecclesiaste e conferma Pete Seeger, può esserci un tempo anche per Martin Suter e il suo Allmen e le libellule. Confesso che prima di leggerlo niente sapevo di questo autore nato a Zurigo nel 1948, che (cito da Wikipedia) vive a Ibiza e in Guatemala
con sua moglie, la fashion designer Margrith Nay Suter, e i suoi
gemelli adottivi. Ha lavorato nell'industria pubblicitaria, riscuotendo
successo sia come direttore creativo della rinomata agenzia
pubblicitaria GGK, che come presidente dell'Art Director Club della Svizzera. E va be', per uno scrittore al giorno d'oggi sono credenziali come le altre. Allmen e le libellule è un libro di eterea leggerezza, con un grado di scrittura pari a zero, che può aiutare a far passare un paio d'ore d'ansia, o di attesa, in quanto non richiede nessun tipo di attenzione profonda. E con questo non voglio sminuirlo affatto, anzi, perché alleggerire le attese mi pare una funzione utilissima e meritevole.
La storia si svolge ai nostri giorni ma solo l'uso non risolutivo di cellulari, computer e automobili ce lo fa capire, tanto la vicenda ha un sapore rétro. Johann Friedrich von Allmen è un soi-disant gentiluomo svizzero caduto in miseria che cerca in tutti i modi di vivere come un gran signore con i pochi rimasugli della fortuna ereditata dal padre. Gli piace frequentare bei ristoranti e bei caffè, bere bene, mangiare meglio, stare in compagnia di bella gente, e per continuare così è disposto a passare sopra all'onestà e alla correttezza nei rapporti. Vive in nella casa del giardiniere della grande villa che gli è appartenuta insieme a un cameriere guatemalteco che è insieme suo servitore e suo complice. Quando una ereditiera squinternata si incapriccia di lui e lo introduce in casa propria, Allmen si imbatte in una straordinaria collezione di vetri liberty tra cui cinque meravigliose coppe di Gallé, le libellule del titolo, al cui fascino (e anche valore economico) non sa resistere... La storiella si dipana veloce e ben congegnata e lascia il tempo che trova. Il classico sorso d'acqua fresca, che se si ha sete va meglio dello champagne che piace tanto a Johann Friedrich von Allmen, a metà tra Arsenio Lupin e un dandy fuori tempo massimo. Traduzione di Emanuela Cervini.
2 commenti:
Ah, la sottile bellezza dei libri inutili... sottoscrivo tutto.
Quelli che si leggono con un occhio solo! ;-)
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