Questo
romanzo, uscito nel 2009 in Inghilterra con grande successo e in Italia nel
2010 presso Neri Pozza, non è proprio il tipo di libro che mi verrebbe da
leggere spontaneamente, ma mi è stato caldamente raccomandato (e imprestato) da
un amico cui è piaciuto moltissimo, anzi ne è stato commosso. In effetti si tratta
di una lettura molto gradevole, di quelle che ti fanno pensare con piacere alle
pagine che ti aspettano prima di addormentarti. La storia è molto semplice, boy meets girl ma non è mai il momento
buono, per quindici anni Dexter e Emma sono molto amici prima che qualcosa
cambi nel loro rapporto. E poi qualcosa cambia, anche troppo. Il tutto
prevalentemente a Londra, con puntate in Grecia, a Parigi, Edimburgo e in
qualche location campagnola. Il punto d’interesse non è tanto la trama quanto
la struttura: la vicenda si dipana il 15 luglio di ogni anno, dal 1988 (quando
hanno poco più di vent’anni) al 2007, in una serie di scene in cui vediamo
impegnati i protagonisti che nel frattempo hanno operato cambiamenti nella loro
vita di cui non siamo informati, ma che risultano da dialoghi e contesto. Questo
permette a Nicholls, attore e autore televisivo, di evitare noiose parti di
collegamento e approfondimenti sull’evoluzione dei personaggi, mentre può
allargare l’obiettivo ai cambiamenti di mode, argomenti del giorno, musiche e
locali trendy per dare la sensazione del tempo che passa e delle trasformazioni. Tutto
rimane in superficie, ma costituisce un ottimo materiale per una fiction
televisiva, più che per un film come invece è successo; è anche troppo chiaro
che si tratta di una sceneggiatura bella e pronta. I personaggi sono simpatici,
lui debole, narciso, donnaiolo e portato alla trasgressione alcolica, lei insicura,
intelligente e capace di realizzare i propri obiettivi. Tra di loro c’è un’amicizia
sempre sul punto di franare nel sesso, lei lo ama e forse lui anche ma non se
ne rende conto. Crescono in parallelo, più o meno vicini secondo i periodi, mentre
intorno si muovono i rispettivi numerosi partner, genitori, amici, successi e
fallimenti lavorativi, insomma tutto quello che compone la vita per niente
speciale delle persone normali. Sono quattrocentottantasette pagine, e forse l’ultima
parte non è proprio indispensabile. Devo dire che l’ho letto con interesse,
sono contenta di averlo fatto ma non sono riuscita a crederci fino in fondo,
anche se in qualche punto tocca temi molto veri e coinvolgenti, parla di errori
che abbiamo fatto tutti, di rimpianti e dolore. Ma un sospetto di artificiosità
aleggia su tutta la vicenda, l’ambizione del ritratto sociale costruito attraverso
mode e tic verbali, il frequente "questo fa tanto anni ’70" e "quello fa tanto
anni ‘80", diventa un po’ stucchevole. Certo non aiuta la traduzione tutt’altro
che impeccabile di Marco Rossari e Lucio Trevisan, insicura nel tentativo di
mimare un gergo e ornata da qualche perla, la più divertente a pg. 389, dove la
confusione tra trentesimo e tredicesimo (va be’ che in inglese si assomigliano,
ma nessuno dei due traduttori badava al senso?) fa dire che Dexter Per il tredicesimo compleanno aveva riempito
tutto un night club di Regent Street: la gente aveva fatto la fila sul
marciapiede per entrare.
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