Per
una volta, il titolo italiano è tutto sommato più fedele al testo di quello
originale (History of a pleasure seeker),
perché se è vero che in questo romanzo si parla spesso di piacere (proprio di
quel piacere lì che viene subito in mente), chi lo cerca non è il protagonista
ma alcuni comprimari. Piet Balon, giovanotto olandese di madre francese (e
cantante! quindi doppiamente deviante) e padre probo impiegato universitario a
Leiden, nel 1907 va a Amsterdam in cerca di fortuna. Piet è bellissimo, piace a
uomini e donne, ha qualche sparso talento, disegna e canta, ma soprattutto è
determinato a conquistarsi un posto nel bel mondo a tutti i costi. Viene assunto
nella ricca casa di Maarten Vermeulen-Sickerts come precettore del suo figlio
più giovane, Egbert, affetto da agorafobia e paranoie persecutorie. In famiglia
c’è anche Jacobina, moglie di Maarten, donna ancora attraente ma trascurata dal
marito, religiosissimo proprietario di alberghi di stralusso, e due figlie sui
vent’anni, Constance e Louisa. Inoltre, come in un film di Ivory, c’è anche un
folto gruppo di servitori con cui Piet si trova a dividere gli alloggi e il
bagno, anche se il suo incarico lo mette un gradino più in alto della servitù. La
sua vita nella lussuosa casa è uno slalom tra uomini e donne che ugualmente
desiderano farne uno strumento di piacere, e qualcuno ci riesce. Piet è
languidamente bisessuale, con una propensione abbastanza netta per le donne: si
fa un punto d’onore e soprattutto di opportunistica dedizione nel procurare
piacere agli altri, o nel permettere che se lo procurino da sé pensandolo.
Cerca di cavarsela come può, diciamo, con il minimo danno e senza mai essere
coinvolto né goderne eccessivamente. Si conquista la considerazione e la stima
di tutta la famiglia, riesce a guarire il piccolo Egbert dalle sue fobie (e qui
è dura crederci, da lettore, dato il minimo sforzo che gli costa) ricavandone
una generosa ricompensa, sta per partire carico di denaro e riconoscenza quando
un passo falso lo fa precipitare dal piedestallo conquistato faticosamente. Le
sue avventure si spostano poi su un lussuosissimo transatlantico (mi scuso per
le ripetizioni, ma si sarà capito che in questo romanzo il lusso è un concetto
centrale) in rotta per Città del Capo. Anche qui Piet si trova al centro di
intrighi, invidie, desideri, gelosie, sempre causati dalla sua carismatica
bellezza. Anche qui finisce per giocarsela malissimo ma si salva in corner, e
alla fine l’autore lo abbandona in un momento pieno di promesse di futuro
successo in tutti i campi.
Questo
romanzo è strano ma nello stesso tempo la sua stranezza è giustificata. Un
feuilleton scritto oggi secondo lo schema ottocentesco del giovane senza
scrupoli in cerca di fortuna, senza misteri né agnizioni ma con un filo di cinismo contemporaneo che
permette il lieto fine. Molti personaggi, molte situazioni che potrebbero dare
adito a sviluppi interessanti e richiederebbero maggiori approfondimenti, ma
vengono abbandonate subito. Una gran massa di particolari molto ben narrati che
rendono vivida la scena d’inizio secolo, ma restano del tutto in superficie
limitandosi a sfiorare, per esempio, il tema delle differenze sociali che pure
è al centro, e in certi casi risultano un po’ inverosimili e persino ridicoli
(quei camerieri che hanno il loro bagno privato piastrellato di bianco, con
vasca e acqua calda, all’ultimo piano, e fanno il bagno tutte le sere, nel
1907, mi sembrano quantomeno anacronistici anche nella casa di un ricchissimo proprietario
di alberghi). Una grandissima disinvoltura sessuale, una pioggia di scene porno
soft abbastanza originali per la netta preferenza accordata alle pratiche non
penetrative, sia omo che eterosessuali per accontentare tutti. Un protagonista
fornito di passato, motivazioni psicologiche, descrizione fisica, ma tutto
sommato non molto definito. Scrittura semplicissima, al limite della sonnolenza, con qualche guizzo d'inventiva poetica nelle descrizioni sessuali. Dopo una prima parte piuttosto statica migliora,
nel complesso si fa leggere con un certo piacere ma lascia un po’
insoddisfatti, come se alla fine non tutte le promesse fossero mantenute.
Pubblicato
da Einaudi nel 2011, con la traduzione di Giovanna Scocchera.
Richard
Mason (Johannesburg 1977) è uno scrittore inglese. Ha ottenuto uno
straordinario successo col suo primo romanzo, Anime alla deriva (Einaudi 2005) pubblicato all'età di
ventidue anni, e tradotto in 22 lingue.
2 commenti:
Sic transit gloria Einaudi.....
Dici che manco di rispetto all'Editore? Ma non è così male nell'insieme questo Mason. Lettura estiva, anche gradevole.
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