In questa rievocazione in forma di autobiografia sentimentale di due amori finiti, Valeria Amerano vince la difficile sfida di trasformare una piccola vicenda in un’epica dell’anima o meglio del cuore, dove l’amore è declinato in modi spudoratamente “fuori moda”, assoluti, senza vergognarsi della passione né tentare di mistificarla, anzi, traendone orgoglio. L’autrice sceglie la forma del romanzo in prima persona; l’io narrante è Anna, Marco e Davide i due uomini che costituiscono in varia misura i pioli su cui si arrampica la vita di Anna. E perdonatemi la metafora faticosa, ma mi è venuta in mente proprio perché il romanzo narra la fatica e la determinazione con cui la protagonista giunge a scoprire se stessa e affermarsi come persona attraverso la sensualità, la capacità di essere “schiava d’amore” senza difese ma consapevole. La vicenda si svolge negli anni ’70 in una Torino fascinosamente indistinta e precisa, un po’ buia, lontana nel tempo, dove ogni indicazione topografica rappresenta una tappa di vita. Anna, maestra elementare, sposata troppo giovane, intreccia un’amicizia amorosa con un collega, Marco, un po’ sfuggente e poco disposto a concedersi del tutto. Per lei inizia un percorso arduo ma inevitabile: sfidando le regole sociali e la disapprovazione della sua famiglia d’origine, si separa, va a vivere da sola , si dedica al suo sogno più vero, più profondo, quello di scrivere. Marco rimane un amore accettato con abbandono e lucidità: Una volta, era forse San Valentino, gli avevo dato il suo regalo seduta sul letto dell’albergo. Lui, superiore da sempre a queste cose, s’era messo in testa il fiocco colorato della scatola dicendo: "Sono io il regalo". Avevo sorriso e fatto finta di nulla. (Dieci anni dopo non gli avevo ancora perdonato quel gesto, né il fatto che avesse ragione.), ma non diventa mai un rapporto intorno al quale costruire la sua vita: Ero la donna di Marco. Non l’unica forse; ma se io potevo stare al posto di un’altra, un’altra non poteva stare al mio posto quando lui voleva me. Gli subentra Davide, amore ancora più evanescente anche se condivide con Anna la passione per la scrittura. Intorno ci sono gli anni tumultuosi delle rivolte giovanili, del femminismo, ma nulla di tutto questo raggiunge Anna nel suo quasi monacale isolamento: percorre la medesima strada di liberazione e autoaffermazione in perfetta solitudine, dedicandosi totalmente alle sue passioni, il dono di sé come amante, le parole da allineare sulla carta per narrare di sé.
I fatti sono pochi, e ciò che permette a Valeria Amerano di rendere appassionante questa vicenda intima e all’apparenza banale sono la stupefacente capacità di scrittura, che riesce a dare parole a ogni sfumatura di un rapporto, una eccezionale profondità di sentimento, e un’originalità di analisi davvero rara. Non manca neppure un leggero velo d’ironia che impedisce alla storia di un’anima di diventare storia di un ego. Infatti, malgrado l’intensità e la nostalgia che lo pervadono, questo non è un libro difficile, anzi, il lettore viene accompagnato con leggerezza all’inseguimento dei giovani passi di Anna che esplora i confini della crudeltà dell’amore e della sua libertà. Se ci fosse giustizia a questo mondo, Valeria Amerano sarebbe riconosciuta per quello che è, una grande scrittrice. Mi auguro che questo libro incontri almeno ciò che di diritto gli spetta, molti lettori capaci di lasciarsi andare all’incanto delle sue parole.
Edizioni Alga 2011
1 commento:
Valeria Amerano ha scritto con quest'ultimo romanzo l'opera sua più mtura e meriterebbe nel panorama letterario italiano di oggi magggiore attenzione..è una scrittrice di razza con una rara sensibilità narrativa, sorretta da uno stile limpido ed accattivante....
MATTIA FERRARIS
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