giovedì 6 ottobre 2011

CLAUDIA MANSELLI, L'OROLOGIAIO

In un luogo senza nome e in un tempo non definito si svolge la vicenda di un uomo che ha imparato il mestiere di orologiaio e ereditato la bottega del suo maestro. Ossessionato dal tempo, il protagonista si appropria della vita di chi ha posseduto gli orologi che lui aggiusta. Rivive la vita del suo maestro e poi quella della donna da lui amata, si perde completamente in lei e contemporaneamente perde lei iniziandola al piacere, fino a un livello di identificazione totale. Nell’atmosfera sospesa di queste pagine il protagonista vive lontano dalla vita reale, chiuso nella sua bottega, mentre intorno a lui succedono cose arcane. La città di mare in cui vive è invasa da fanciulle marine che si danno per un pugno di sale e da venditori di bolle d’aria, i pallidi governanti decretano l’allegria obbligatoria, nel porto giunge una nave misteriosa carica di maschere introducendo il tema dell’orgia e del doppio, gli schiavi si tengono al guinzaglio, i diversi vengono perseguitati. Alcune immagini sono trasparenti metafore dell’oggi, altre pura ricerca di gusto quasi surrealista. Il tono favolistico e l’atmosfera sognante non impediscono un finale piuttosto tragico. Molto importante è l’ambientazione: una città di mare e fabbriche, sospesa in un tempo indefinito che non è modernità né passato ma ha elementi di entrambi.

Romanzo di atmosfera e di parole più che di fatti, molto ambizioso sotto l’apparente semplicità, è opera alta di tono e di intenzioni, scritto in una lingua limpida, asciugata fino alla trasparenza. È una favola metafisica, rarefatta, molto raffinata, che ha come punto di forza una scrittura alta, molto preziosa, lontanissima dal linguaggio di tutti i giorni, così come la vicenda che narra non mira a mimare la realtà. La fantasia di Claudia Manselli è ricchissima ma molto controllata, e il suo romanzo riesce a essere contemporaneamente semplice e cerebrale, studiatissimo e favoloso. Le immagini sono pervase da una grande inquietudine: la muffa cresce dappertutto nell’umidità infilandosi fin nel cuore, tutti i fenomeni si manifestano a poco a poco, si insinuano nella vita di tutti fino a diventare invadenti, onnipervasivi. C’è molto di onirico ma allo stesso tempo le immagini sono precise, nette, come ritagliate su un fondale. A me ha fatto venire in mente un teatro delle ombre per questa precisione del dettaglio.

L’orologiaio ha una struttura stupefacente, in cui l’esile filo della trama principale è continuamente sommerso e coperto da un intrico di divagazioni. Il risultato è come un ricamo, o un arazzo, cangiante e quasi instabile, in continua trasformazione fino all’epilogo che arriva insieme atteso e stordente. Va letto lentamente, per la scrittura e per le immagini più che per la trama.

Con questo romanzo Claudia Manselli ha vinto l'edizione 2910 del Premio Alga.

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