In questo periodo sono pigrissima per cui continuo con le segnalazioni brevi, e comincio da un romanzo autobiografico molto particolare, molto interessante e pieno di umanità.
Luisa Ramasso racconta la sua vita con grande consapevolezza e semplicità, senza mai cadere nel vittimismo o nell'eccesso di psicologismo. Parla di sé, perché di questo si tratta, ma sempre con gli occhi ben spalancati sul mondo. Nata nel 1960 in una famiglia attiva e compatta, con una sorella maggiore che la segue da vicino e la sostiene, Luisa soffre fin piccola di alcuni sintomi molto debilitanti - mutismo volontario, stereotipie motorie, crisi di angoscia e di pianto, che ora fanno pensare subito all'autismo, ma allora non erano ancora così ben note né riconoscibili come oggi. Solo quando raggiunse i sedici anni Luisa ricevette una diagnosi precisa che le permise poi di fare scelte mirate.
Ragazzina notevolmente intelligente e con gli occhi ben aperti sulla realtà in cui si muoveva, la giovane Luisa era molto attenta alle amicizie, aveva idee chiare (anche se pronte a cambiare, come succede a qualsiasi adolescente) su quello che le interessava e quello che avrebbe voluto fare nella vita, al tipo di studi eccetera. I vari momenti della sua esistenza, che nell'infanzia e nella prima giovinezza è semplice, si svolge tra scuola, famiglia, Torino e Rubiana ma poi si allarga negli interessi e nelle attività, sono narrati in modo chiaro, leggero e senza giudizi, prendendo atto dei fatti con quella che pare una serena accettazione. Naturalmente fu seguita da medici e psicologi, e a sedici anni fu riconosciuto il suo autismo. I genitori premurosi e protettivi le offrivano tutta l'attenzione possibile, e la sorella Silvia le era sempre vicina con grandissimo affetto. Crescendo anche i suoi rapporti e le sue attività si ampliarono e si moltiplicarono come per qualunque persona, comprendendo il lavoro (dapprima nella tipografia del padre, poi nella casa editrice Neos fondata dalla sorella), la scoperta della musica e della scrittura, la politica, gli amori, gli incontri, e ci furono anche momenti difficili. Nell'età adulta, il volontariato, la frequentazione di gruppi religiosi e figure carismatiche, la morte dei genitori, i viaggi e i nuovi amici si susseguono fino a oggi.
Tutta la narrazione riesce a essere accattivante anche se non c'è una trama vera e propria, la voce di Luisa Ramasso narra la sua vita come una serie di episodi, con tono calmo e molta sincerità. Il testo è diviso in brevi capitoli, ognuno con un titolo che ne annuncia e riassume il significato. L'insieme comunica alcune sensazioni nettissime: sincerità coscientemente perseguita, padronanza della scrittura, una voce narrativa robusta e interessante.
Ecco, questa direi che è la caratteristica principale di "La ragazza che non parlava", quello per cui ne consiglio vivamente la lettura: è un testo insolito, fuori dai soliti schemi narrativi, e molto stimolante, sia per la tematica coinvolgente che per la grande perizia con cui è stato concepito e scritto. Certo non è adatto a chi spera di trovare in ogni libro un nuovo Montalbano o un amore travolgente, ma chi legge per scoprire qualcosa che gli apra orizzonti sconosciuti ne sarà molto soddisfatto.