martedì 4 dicembre 2018

Parliamo tanto di donne (e uomini): Barbara Pym, Se una dolce colomba e Andrea Camilleri, Donne.

Il caso mi ha fatto imbattere in Barbara Pym dopo molti anni che non la frequentavo più, e come
succede con le vecchie amiche mi sono immediatamente fermata a sentire quello che aveva da raccontarmi. E l'antico legame, l'incanto delle sue parole mi ha immediatamente riacchiappata con Se una dolce colomba, romanzo del 1978 in edizione La Tartaruga del 1991, con la bella traduzione di Maria Grazia Bellone. E mi sono ripromessa, proprio perché è una vecchia amica, di farmi di nuovo raccontare le sue storie che conosco già ma so che sono incantevoli, non mi stanco mai di ascoltarla. Rileggerò per il mio piacere e il mio vantaggio Donne eccellenti, Quartetto d'autunno, Una questione accademica  e tutti gli altri che occupano un posto sui miei scaffali. Sulla sua vicenda editoriale, ecco qui qualche notizia. Barbara Pym fa parte di quel nutrito gruppo di scrittrici britanniche, anzi di narratrici, di eccelsa bravura e fascinosa intelligenza, capaci di raccontare il mondo divertendo, interessando, senza mai avere bisogno di toni forti e vicende scioccanti. Per intenderci, nipotine non di Emily Bronte ma di Jane Austen. Penso a Celia Dale, Marie Belloc Lowndess, Mary Wesley, Penelope Fitzgerald, Elizabeth Taylor, Molly Keane, Monica Dickens, Fay Weldon, Mary Margaret Kaye e molte altre che potrete scoprire incamminandovi su questo ridente sentiero.

In questo romanzo Miss Pym dà sfogo alla sua delicata perfidia. Senza mai uscire dai confini di un'educatissima e un po' snob descrizione di una società fatta di signore benestanti e di ottimi gusti (almeno quando si tratta di vestiti e oggetti vittoriani), antiquari galanti, giovanotti graziosi e bisognosi di protezione, vicine invadenti, ragazze malvestite che abitano in campagna. Ci si scambiano inviti a pranzo e a cena, regalini e mazzi di fiori, mobili in prestito (c'è un'esilarante scambio di tavolini e specchiere, quasi farsesco nell'incrocio di generosità e meschineria), si tengono le distanze, i giovani sono sciocchi e ingenui, gli adulti egoisti ma non più saggi. C'è un classico terzetto costituito dalla protagonista Leonora, bella donna al tramonto descritta senza mai usare una parola che non sia lusinghiera, ma per la quale è impossibile provare empatia dato il suo adamantino egocentrismo, Humphrey il perfetto gentleman che sa sempre come confortare le signore, il giovane James confuso, ingenuo e alla fine vittima del predatore Ned, che distrugge il delicato equilibrio (non a caso è americano!). L'argomento potrebbe essere scabroso ma siccome l'understatement è legge, niente di imbarazzante viene mai chiamato con il suo nome e i colpi bassi si ingoiano come pasticcini senza dar segno di soffocamento, la vita scorre con eleganza e discrezione tra aste da Christie’s, tazze di tè e pranzi al club. E se ogni tanto si è costretti a fare tappa in un locale self-service, per una volta ci si può anche adattare con grazia.

Parlando di Barbara Pym, maestra dei dialoghi, mi viene da usare a ripetizione aggettivi come incantevole, delizioso e simili, ma mi trattengo perché so che lei storcerebbe il naso per il cattivo gusto. Mi limito a dare a chi legge un consiglio da amica: se avete voglia di passare qualche ora in ottima compagnia, intelligente, cattivella, colta, beneducata, mai noiosa né sopra le righe, affidatevi a Miss Pym e mi ringrazierete.

Purtroppo, e mi dispiace perché Andrea Camilleri è uno scrittore che ammiro e leggo con piacere, il suo Donne è chiaramente un'operazione editoriale per raschiare il fondo del barile di un autore di richiamo. Non ne parlerei se non fosse che l'ho letto subito prima di Se una dolce colomba e il confronto è stato impietoso. Si tratta di un piatto repertorio di paginette su donne famose, come Angelica o Giovanna d'Arco, o incontrate dall'autore in varie fasi della sua vita, ma nessuna riesce a suscitare un brivido d'interesse né esce dai solchi del cliché, del corpo voluttuoso e delle gambe slanciate, della storiellina davvero minima. Peccato. Mi è spiaciuto per Camilleri, ma per la prima volta leggendolo mi sono annoiata. Prima o poi lo leggerò di nuovo, sono così numerosi i suoi libri che certamente troverò di che divertirmi ancora.                    

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