E se volete leggere qualcosa che sia veramente originale, fuori dagli
schemi, ecco la raccolta di racconti di Mario E. Bianco, Dice che mia mamma faceva le poste. In centoquindici pagine troverete ventisei ritratti o autoritratti di personaggi assolutamente indimenticabili, oltre a quindici disegni in bianco e nero dell'autore che con il loro tratto insieme nervoso e evocativo impreziosiscono il libro.Quello che più mi ha colpito è la scrittura di Mario E. Bianco, caleidoscopica nel senso che cambia per ogni testo, adattandosi nel tono, nel lessico e nella costruzione al personaggio che ne viene caratterizzato a tutto tondo. Le vicende sono accennate, il tono è spesso ironico, molto è lasciato all'immaginazione del lettore stimolata dalla voce personalissima dei protagonisti che a volte hanno un nome a volte no, ma tutti sono accomunati dalla loro natura di "esseri umani sofferenti,malati mentali, picari, visionari, ladri o truffatori di mezza tacca, vittime di violenze familiari e non, persone emarginate, che vivono in quel margine, detto zona d'ombra, di cui si evita di parlare, eccetto quando diventano protagoniste di fatti di cronaca nera" (dalla seconda di copertina).
Uno di quei libri rari che lasciano il segno, risvegliando con uno scrollone il lettore dalla sonnolenta noia dei soliti gialli, bestseller da scuola di scrittura e politicamente corretto. Leggendolo non si può evitare di immaginare il timbro della voce narrante che sta dietro alle parole stampate.
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