giovedì 16 luglio 2020

Un romanzo coinvolgente e attualissimo: Saleem Haddad, Ultimo giro al Guapa

Oltre a avere dei bellissimi occhi Saleem Haddad è nato nel 1983 in Kuwait da
genitori di nazionalità varia (iracheno tedesca la madre, palestinese libanese il padre), è vissuto in Giordania, Canada e Gran Bretagna dove vive attualmente, ha lavorato in Siria, Yemen e Iraq per Medici Senza Frontiere eccetera eccetera. Ha quindi tutte le carte in regola per diventare un autore di best seller da lanciare sul mercato internazionale, ma la verità è che nel suo romanzo d'esordio, Ultimo giro al Guapa, risulta del tutto convincente come scrittore. 

In un paese del Medioriente che non viene mai nominato come non ha nome il presidente di cui si parla spesso, in un periodo che possiamo immaginare attorno alle primavere arabe, il giovane Rasa vive con la nonna, rigida custode delle usanze e del conformismo, perché il padre è morto e la madre se ne è andata molto tempo prima. All'inizio succede il fatto attorno al quale ruota l'intero romanzo, a parte i flash back: la nonna, Teta, aprendo di notte senza preavviso la porta della camera di Rasa, lo scopre mentre fa l'amore con l'amico Taymour, che di lì a pochi giorni deve sposarsi. A partire da questo nodo narrativo si dipana, con molta abilità costruttiva, l'intreccio della vita di Rasa e dei suoi amici, alternativi, omosessuali, insofferenti sia del conformismo che della violenza governativa, e anche dell'integralismo che soffoca e avvolge ogni opposizione al potere. Una gioventù inquieta e frustrata, che non sa bene che cosa fare e non si adatta. 

Rasa passa alcuni anni negli stati Uniti a studiare ma nemmeno lì riesce a integrarsi, e torna in patria dove fa il traduttore e l'interprete dall'inglese insieme a un'amica. Non è musulmano ma soprattutto è fuori dalle dinamiche politiche, a parte l'insofferenza per la violenza e l'ottuso dispotismo del governo, che reprime naturalmente anche gli omosessuali incarcerando e picchiando a sangue Maj, drag queen che si esibisce al Guapa e amico di sempre di Rasa, con cui condivide la vita quotidiana, le amicizie e la frequentazione del locale, oasi di libertà nell'opprimente atmosfera della città senza nome dove si svolge la vicenda. La sua è la storia della ricerca di un'identità e una libertà personale più che politica, in tempi complicati e contradditori. Si parla di amici, d'amore, d'esperienze di vita, di dinamiche e tragedie familiari, ma anche della crisi della società araba tra dittatura e integralismo, in un modo estremamente accattivante e tutto sommato leggero, anche se le tematiche sono drammatiche. Non è un romanzo pesante né angoscioso, anzi, attira il lettore nel mondo difficile di Rasa senza mai annoiarlo. 

Naturalmente, trattandosi di un romanzo, non si deve confondere con un'autobiografia, ma si può pensare che tra Rasa e Saleem Haddad ci siano molti punti in comune, o comunque che l'autore sa di che cosa parla per esperienza diretta. Omosessuale e molto coraggioso, ora vive a Londra con un compagno e un cane, e nel 2016 ha pubblicato su Facebook una foto travestito con una drag queen che ha causato scandalo, e il suo libro si può trovare in qualche libreria di Beirut e Amman, ma, per esempio, non in Egitto (la foto si può vedere qui)
 

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