
Comunque, io ne voglio parlare perché è un bel libro e anche una rarità, visto che di letteratura albanese non è che ne circoli tanta da queste parti. Io amo tantissimo Ismail Kadarè, per esempio La città di pietra o The file on H e ho letto qualche altro romanzo, Rosso come una sposa e Non c'è dolcezza di Anilda Ibrahimi, e sicuramente anche altro che sul momento non ricordo. Amo anche molto l'Albania, e negli ultimi dieci anni ci sono ritornata molte volte, scoprendo sempre nuovi motivi d'interesse. Per cui quando ho trovato questo libro, probabilmente al Salone del Libro, mi sono affrettata a comprarlo, poi è finito nello scaffale dei libri da leggere, e il tempo è passato. Comunque se lo trovate non ve lo fate scappare. Vale la pena. Inoltre si tratta di una raccolta di racconti, e, lo ripeto per l'ennesima volta, io amo tantissimo i racconti.
Ylljet Aliçka ha cominciato come insegnante elementare, poi si è occupato di editoria scolastica, poi ha intrapreso una carriera politica che lo ha portato a essere ambasciatore in Francia, Portogallo e Monaco, ha scritto libri di successo, è sceneggiatore, insomma un tipo versatile. Come scrittore è conosciuto soprattutto per Gli internazionali. Diplomatici in carriera, reperibile in italiano sia in cartaceo che in digitale. Io l'ho comprato, e prima o poi lo leggerò e ne parlerò.
I compagni di pietra è composti di quindici racconti veloci, incisivi, senza sbrodolamenti né riflessioni didascaliche, da cui trapela la capacità di sceneggiatore di Ylljet Aliçka. Molti dialoghi, niente descrizioni se non di qualche personaggio, una netta prevalenza del grottesco implicito, molta empatia per qualche personaggio più patetico in un paio di storie. Sono tutte ambientate nell'epoca di Enver Hoxha o negli anni dopo la sua morte, e arrivano fino alla crisi finanziaria e i disordini del 1997. Molto presente la morte, ma come spinta a mettere in luce situazioni paradossali e ridicole come la gestione dei cadaveri in Storia di un decesso, o insolita fonte di guadagno in Confessione di un poeta, o spia rivelatrice della disumanità del sistema e degli uomini che ne fanno parte in Buche per piantare gli alberi e Storia d'amore. Non mancano naturalmente la burocrazia ottusa e la dirigenza assurda, nell'esilarante Slogan, da far leggere a tutti gli insegnanti nostrani, in cui si racconta dell'obbligo imposto ai docenti di scrivere uno slogan politico, assegnato dal direttore, con sassi imbiancati a calce sulle pendici montane e dell'obbligo di averne cura insieme ai propri alunni, con tutte le conseguenze del caso. Tipi strani, geniali e folli, sono i protagonisti di Una storia (quasi inverosimile) di nobili e Semplice cerimonia (il cui protagonista è un italiano che non ci fa una gran bella figura), mentre invece i protagonisti di Triste storia di paese (forse il mio preferito), La madre del carcerato, fulminante apologo sul potere e la paura, Invito a nozze commuovono e sono intensamente attraenti nella loro ingenuità e sincerità fuori dal tempo, mentre Un anno difficile è una commedia grottesca che si destreggia tra dramma e comicità nel 1997, l'anno dell'anarchia sociale.
Insomma, mi ripeto, un libro che consiglio vivamente a chiunque ami i racconti ben scritti ma non compiaciuti, abbia curiosità per il mondo in cui viviamo e per le realtà meno conosciute anche se vicinissime, che spero avvicini il lettore all'Albania e ai suoi abitanti, con l'augurio che possiate procurarvelo in qualche modo.
La traduzione è di Amik Kasaruho, e avrebbe avuto bisogno di una energica e accurata revisione.