venerdì 22 marzo 2019

Le donne sanno fare di tutto 2: Licia Pizzi, piena di grazia

Giustamente proposto al Premio Strega da Francesco Durante, piena di grazia di Licia Pizzi è stata per me una bellissima scoperta. Ho avuto la fortuna di sentirne leggere un breve brano dall'autrice stessa nella suggestiva cornice di Marina di Camerota, e mi era rimasta la curiosità di conoscerne il resto, ma gli impegni di lettura sono sempre pressanti e solo ora sono riuscita a realizzare il proposito. 

Ci troviamo in un luogo indefinito tra le montagne del Meridione d'Italia dove Cose orribili vengono raccontate, come i racconti del bosco. Assassinii, briganti, janare. Il paese è di poche case, di poche parole. Uno di quei borghi con un'unica storia di miseria e fame che si ripete da secoli, sempre uguale, sempre la stessa. L'incipit precipita il lettore in mezzo a un mondo senza tempo, in cui Grazia, la protagonista bambina, vive a livello di natura: sta cercando di prendere in braccio un maiale, che si dibatte e urla, uno stridio, voce roca di bambino malato, mentre lei lo afferra da sotto le zampe anteriori e quello continua a scivolare via. Poi Grazia ha una folgorazione. Un colpo ben assestato, al centro del cranio rosa, e il maiale si zittisce. Lei è nata in una famiglia povera, Fratelli e sorelle cui badare. Un numero imprecisato che lei contribuisce a riempire. E' una di quelle nate nel mezzo della figliata, quelle che fanno numero. Non è nemmeno un maschio. Ma è la prima femmina. Non è nemmeno bella, è pesante, testona, poco amata tranne dalla nonna che le sussurra all'orecchio [...] prima di piombare nel sonno, sul materasso pieno di paglia e pulci, 'Razia, fa' a bbrava. 

Ma come tutte le bambine ha dei sogni, delle aspettative per la propria vita. C'è Nuccio che la guarda, ci sono le canzoni con le loro parole strane, la messa, la scuola, i racconti della nonna. Ma c'è anche, e soprattutto, la realtà che la aggredisce quando viene mandata a servizio da don Rafele il macellaio, il padre di Nuccio. E sarà vittima, come è destinata dal suo essere donna e povera, però la sua reazione non è il pianto, il vittimismo, ma la potente vittoria della rabbia. Non voglio dire altro della trama, perfettamente calibrata sul personaggio e i luoghi in cui si svolge, perché piena di grazia è un libro veloce e smilzo, non vorrei anticipare troppo. Questa è una storia che va letta, una storia volutamente arcaica, narrata con un linguaggio scarno, scabro, scolpito come un crocifisso di legno. Un linguaggio che stupisce per la sua forza, per la scelta di un registro ruvido e potente che asseconda il crescendo drammatico della vicenda. La voce di Licia Pizzi, così originale, non si dimentica facilmente e sono sicura che la rileggeremo presto. Molto curata la veste grafica e editoriale. 

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