lunedì 11 febbraio 2019

Il bellissimo e amaro Midwest di Hamlin Garland, Racconti dal Mississippi

So che parlando di Hamlin Garland (1860-1940) e della sua raccolta d'esordio, i sei Racconti dal Mississippi usciti nel 1891 con un buon successo di pubblico, difficilmente farò suonare corde conosciute per la maggioranza dei lettori. Io, confesso, non l'avevo mai sentito nominare prima di imbattermi in questo libro che, come mi capita sempre con i racconti, mi ha incuriosita e attirata. 

La lettura non mi ha delusa, anzi.

Dimenticate Far West, diligenze e indiani, saloon e stivali, avventurieri e medici ubriaconi. Qui c'è solo lavoro, fatica disumana, stanchezza, miseria, rapporti difficili, delusione. Nel primo racconto, Una storia dal Wisconsin, Howard, che ha fatto fortuna a New York come attore, torna nel paese natale, alla fattoria dove sono rimasti la madre e il fratello Grant, e si scontra con il rancore, l'ostilità di Grant
Quello che non cambia e rimane sempre magnifico è il paesaggio, fatto di cieli dorati e fiammeggianti, di colline verdissime e campi sterminati, di fiumi che scorrono veloci e boschi impenetrabili. Le macchine agricole hanno un che di minaccioso e spietato, seguirne la forza e l'implacabile energia spacca braccia e schiene, mentre le fattorie sono misere e spoglie, neanche le case offrono il piacere e il conforto che gli uomini si conquistano spezzandosi le reni sulla terra.

Anche le donne lavorano, sono creature spesso senza voce né volto, o coraggiose e tenaci come e più degli uomini, ma il loro destino è la cura degli altri, mai di se stesse. L'amore non è indispensabile, come dimostra Tra i filari di granoturco, o deve affrontare ogni sorta di difficoltà come nel tragico e patetico Il ritorno del Soldato. I sogni sono limitati e anche quando si realizzano, come nel racconto Il viaggio della signora Ripley, è solo del ritorno alla normalità che vale la pena di parlare. Nella strada secondaria ha un finale positivo, aperto su un futuro da affontare con ottimismo, ma non è difficile immaginare le difficoltà che dovranno affrontare i protagonisti.
In ogni caso le storie sono esili e contano relativamente, quello che colpisce e affascina è la descrizione di questo mondo rurale fatto di schiene chinate, mani callose, piedi pieni di piaghe, facce rassegnate o disperate, circondato dalla natura meravigliosa e matrigna. Un libro strano che non deluderà gli amanti dei bei racconti e delle scoperte inaspettate.       

Cura e traduzione, a dire il vero parecchio traballante e a tratti stramba, di V. Valentini.

5 commenti:

Unknown ha detto...

Viene voglia di leggerlo

Unknown ha detto...

Viene voglia di leggerlo. Mi fa pensare a La valle dell'Eden che ho letto ( o riletto dopo moltissimi anni). Una America per nulla allegra nè tanto meno patinata
Germana

consolata ha detto...

Sì, vale la pena, non fosse altro che per scoprire uno sguardo nuovo su questa ossessione dell’America.

D Editore ha detto...

Ma che bello scoprire questa recensione! Grazie Consolata <3

consolata ha detto...

@DEditore my pleasure! 😊