martedì 13 febbraio 2018
La difficoltà di essere donne in Turchia: Adalet Ağaoğlu, Coricarsi e morire
Con la pubblicazione di Coricarsi e morire di Adalet Ağaoğlu (traduzione di Fulvio Bertuccelli), L'Asino d'Oro ha affrontato un'iniziativa editoriale veramente coraggiosa. Pubblicato in Turchia nel 1973, primo volume di una trilogia che ricostruisce la storia del paese dalla fine degli anni '30 agli anni '70 del secolo scorso, è un intenso romanzo dalla struttura complessa in cui si alterna un presente in cui la protagonista Aysel attende la morte in una camera al sedicesimo piano di un albergo di Ankara, non si sa perché né come, mentre sospetta di essere incinta, con vari momenti del passato come la morte di Atatürk, la seconda guerra mondiale, le ondivaghe siampatie per la Germania o per il resto d'Europa, soprattutto la Francia, il primo dopoguerra, significativi sia per il paese che per le vite individuali di un gruppo di personaggi che si raccontano in prima persona, attraverso lettere, diari e riflessioni.
L'inizio è folgorante: la faticosissima organizzazione di una recita in una scuola elementare di paese, con cui il maestro Dündar vuole celebrare l'avvento della nuova Turchia secondo le indicazioni del Grande Padre. Dündar è una patetica e bellissima figura di insegnante di campagna idealisticamente seguace della rivoluzione, convinto assertore dell'importanza dell'istruzione, della modernizzazione, tanto da intervenire attivamente quando può per convincere i genitori riottosi a fare studiare i loro figli. E figlie, ovviamente: perché l'emancipazione e l'occidentalizzazione delle donne sono fondamentali nel programma kemalista. Ma per studiare bisogna spostarsi, lasciare l'anonima cittadina di campagna per andare a Ankara, che è il polo politico e rappresentativo della nuova società. Questi bambini sono il nucleo del romanzo, di cui seguiamo le vicende, gli sporadici incontri, i nodi relazionali, le scelte, i successi e gli insuccessi, che procedono di pari passo con notizie prese dai quotidiani che ci permettono di seguire le complesse vicende nazionali e internazionali di quegli anni complicati. Anche se non prese parte al conflitto mondiale, la Turchia ebbe un ruolo non indifferente e l'eco degli avvenimenti mondiali arriva fin nelle campagne, mentre la vita nella capitale ne è influenzata. Molti sono i personaggi di contorno, alcuni anche storici, e acutamente descritto il percorso dall'idealismo rivoluzionario alla realtà dei conflitti di potere, della corruzione, dell'ipocrisia del mondo politico che portarono al colpo di stato del 1960.
L'unica ragazza che continua a studiare è Aysel, ambiziosa e determinata, con una famiglia che non la sostiene particolarmente perché in fondo tutti si aspettano che prima o poi rientrerà nei ranghi e si sposerà abbandonando le fantasie di emancipazione. Atatürk voleva le donne libere e occidentalizzate, ma la fatica di esserlo senza dare adito a scandalo né pettegolezzi in una società poco adatta a accoglierle è tremenda. Aysel ha un fratello che entra nei Lupi Grigi, gruppo di simpatie naziste e conservatrici, e le fa da custode manesco e severissimo (quando ha tempo). Il confronto con l'Occidente è continuo, per Aysel soprattutto con la Francia di cui studia la lingua e segue scrittori e movimenti culturali. A un certo punto ottiene una borsa di studio per un anno a Parigi, ma non se ne parla e alla fine rimaniamo con molte curiosità insoddisfatte, tanto che le parti in cui seguiamo le riflessioni del suo personaggio nella camera d'albergo risultano le meno interessanti perché non si riesce a comprenderne appieno le motivazioni.
Si tratta di un romanzo appassionante ma molto difficile da seguire perché richiede una certa conoscenza della storia della Turchia del '900. Ci sono lodevoli anche se sparse note del traduttore, ma ci vorrebbe ben altro per aiutare il lettore di questo libro interessantissimo in potenza, oggi in particolar modo, ma praticamente ostico e scoraggiante. Non si capisce perché L'Asino d'Oro, avendo compiuto questa notevolissima impresa, non abbia investito ancora un po' in qualche pagina di prefazione o di postfazione, perché è vero che c'è internet e Wikipedia ma lo sforzo necessario per contestualizzare le vicende è grande. Anche due parole sull'autrice e gli altri due volumi della trilogia avrebbero aiutato, anche solo per spiegare i punti in sospeso. E come sempre ho provato un'enorme ammirazione per il traduttore Fulvio Bertuccelli che ha affrontato questo titanico impegno, ma il risultato finale in certi punti è davvero insoddisfacente, come se il testo non fosse stato rivisto, tanto che risulta difficile capire il senso.
Per cui il mio consiglio di lettura è: astenersi curiosi e perdigiorno, ma se (come me) amate la Turchia, la conoscete un po' e ne avete seguito le vicende, allora Coricarsi e morire è un libro fondamentale. Con la speranza che gli altri due seguano presto.
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