Avevo giurato che non avrei più letto nessuna storia di Petros Markaris, perché mi hanno stufato le
storie di Adriana, i ghemistà, Caterina, Fanis e i consuoceri, il traffico tra Singrou e Sintagma, le manifestazioni, il dizionario, la Mirafiori che adesso è diventata una Seat, insomma tutto l'armamentario iperipetitivo di Costas Charitos. E i suoi intrighi piuttosto noiosi e prevedibili. Ma siccome la coerenza non è tra le mie vistù, in un momento di debolezza ho scaricato Resa dei conti (ed.orig. 2012) e in un altro l'ho letto.
La vicenda è ambientata in una specie di presente immaginario in cui la Grecia, l'Italia e la Spagna hanno abbandonato l'euro ritornando alle vecchie valute nazionali. Il ritorno alla dracma fa salire alle stelle l'inflazione, lo stato decide il blocco degli stipendi, tutti sono in miseria nera e fanno rinunce su rinunce. Persino quella rompiballe di Adriana elimina la carne dai suoi manicaretti e va giù di zucchini e scarola. Comunque, questo lo sappiamo tutti, io che amo i greci e ho la Grecia tra le mie seconde patrie, ne sono dispiaciutissima e spero che venga presto il momento della riscossa (prima che se la siano comprata tutta i tedeschi e i cinesi).
La storia è presto detta e come sempre prevedibilissima (io che non sono un'aquila e frequento poco gialli e thriller avevo capito chi era il colpevole diciamo prima della metà): in sequenza tre ricchi ateniesi (un costruttore, un insegnante di politecnico e un sindacalista) vengono trovati morti, c'è un messaggio dell'assassino che li lega e scavando nella loro vita viene fuori che tutti e tre appartenevano alla generazione del Politecnico e avevano fondato le loro fortune sull'aver contribuito alla fine della dittatura dei colonnelli.
Ora, che né Markaris né Charitos siano di sinistra lo sapevamo da mo', e andava benissimo. Ma sono rimasta veramente colpita da questa vicenda in cui i cattivi sono gli ex giovani della generazione che ha vissuto e respinto la dittatura militare - e a lungo sono stati considerati eroi nazionali. In questo libro sono la feccia della società, corrotti, disonesti, mafiosi, ignoranti e delinquenti, a loro è dovuta l'attuale rovina della Grecia, tanto che si capisce benissimo che l'autore pensa che le tre vittime hanno avuto proprio quello che si meritavano. Mi ha fatto molto pensare, visto che ricordo bene quegli anni e mi chiedo se si tratta di un'opinione condivisa da molti in Grecia. Non ho voglia di affrontare un discorso complesso, sgradevole e che mi fa stare male. Però è così, e è quello che mi è rimasto di più del romanzo.
Per il resto come giallo secondo me Resa dei conti vale poco, ma dà un'immagine vivida delle difficoltà di vivere in un paese in bancarotta, e di questo bisogna dare il merito a Markaris che con il suo modo di scrivere più che semplice e attaccato ai particolari concreti, tutto sommato leggero e veloce, disegna efficacemente una società molto confusa, nervosa, angosciata e incerta sulle gambe. La bella traduzione è di Andrea Di Gregorio.
Nessun commento:
Posta un commento