lunedì 8 maggio 2017

Amore, troppi amori, mai abbastanza, pasticci, confronti, aureole, notti impegnative... Gli amori di Angelica, un altro brano da "Il cuore in ballo"



In love again
Le finanze un po' rinverdite, il cuore diviso in parti uguali tra rimpianto e desiderio, il corpo che scoppia di salute, ormoni al galoppo, occhi neri scintillanti e una bocca, una bocca… be', l'hai sempre saputo che è il tuo punto di forza. E' tempo che ti succeda qualcosa. Marzo ha portato violette e tepori, tu mettici un po' di malizia. E infatti.
Scendendo il viale verso il cancello della villa, un frizzante tardo pomeriggio tutto cielo blu pavone e stelle timide, Angelica sentì un clacson alle spalle.
– Ehi, piccolina!
Per un attimo ebbe paura di andare a fuoco tanto le avvamparono le guance, poi riuscì a sorridere.
– Ciao.
– Salta su che ti do un passaggio.
L'interno della Panda era arruffato e confortevole come il proprietario. Pagine gialle squadernate sul sedile posteriore, giornali sotto i piedi, un mazzetto di rosmarino rinsecchito sullo specchietto, profumo di sandalo e autoradio in sottofondo.
– Dove vai?
– A casa. L'autobus passa in fondo alla discesa.
– Se abiti nel raggio di dieci chilometri ti accompagno.
– Un paio bastano e avanzano.
Che fare, se ti chiama ancora piccolina? Reazione indignata, o appena un po' gelida, o strizzata d'occhio da giovane a giovane? Spiegargli bene perché, una volta uscita dallo stato gelatinoso in cui ti butta la sua presenza, preferiresti essere Angelica e non la sua piccolina? Abbozzare? Questo è un momento importante, ragazza mia. Abbiamo stabilito che lo stato di debolezza è superato. Non hai più scuse. 
– Ho un nome proprio.
Ahi! Voce tesa, corpo sulla difensiva. Non era questo che mi proponevo.
– Certo, lo so. Angelica Gabrielli. Centodieci e lode e grandi speranze come attrice.
– Allora, perché non mi chiami per nome? Renderebbe tutto più semplice. Come piccolina non so tanto muovermi.
Brava. Hai ricuperato con eleganza. Sapevo che hai stoffa. D'altra parte, non dimenticare che anche se non lo sa lui per te è il carinissimo.
– Ti faresti una birretta prima di rientrare? C'è un posto piacevole proprio qui all'angolo.
Bingo!
Seduti fianco a fianco sulla panca di legno, Angelica e Luca bevvero birra e mangiarono patatine col ketchup. Fuori c'erano aliti di primavera precoce, ma nel locale l'aria era pesante di fumo e frittura. Un'atmosfera incantevole per un primo incontro.
– Sempre entusiasta di lavorare per Ginni?
– E' una donna straordinaria, e molto gentile. Certo non è il tipo di lavoro che vorrei fare per sempre. Tu come ti trovi con lei?
La faccia più ingenua che riuscì a trovare, ma non era granché.
– Io mi trovo bene dappertutto. Sono fatto così, un carattere d'oro e la massima adattabilità.
Due risate in sincronia. Angelica fece scivolare la mano accanto a quella di Luca sul tavolo unto. Prendila, dai, deciditi.
Luca le prese la mano.
– Che unghie perfette! Non lavi mai i piatti?
Un'altra risata. Adesso le facce sono vicine vicine, le labbra perfette di Luca quasi a contatto con la bocca bellissima di Angelica.
– Vivi sola?
– Sì.
Ma non sapeva tutto?
– Andiamo da te?
C'era un'unica risposta possibile, ovviamente.

E altrettanto ovviamente Leo scelse proprio il giorno dopo per telefonare da Parigi.
– Devo essere a Milano sabato. Potrei arrivare domattina e fermarmi per tre giorni. Ho una voglia pazzesca di vederti. Sei sempre bella magra e nera come la notte?
Ahi ahi ahi. E adesso come la mettiamo, Angi?
– Sei ancora lì, Angi? Qualche problema?
– No no, nessun problema. Sono solo sorpresa. Non ci sentiamo da quasi un anno.
– Esagerata. Saranno due mesi, tre al massimo. E comunque ti ho sempre pensata. Sono tornato definitivamente da New York una settimana fa, probabilmente lavorerò in Italia quest'anno.
Pensa in fretta, dai. Prendi una decisione.
– Domani e dopodomani ho degli impegni che non posso rimandare. Vediamoci venerdì.
Vigliacca! Da te ci si aspettava un po' più di audacia. Questo si chiama traccheggiare.
Be', avrò pur diritto a pensarci un attimo, no?
– Va bene, come vuoi –. La voce era delusa e carezzevole. – Non vedo l'ora di abbracciarti. Sapessi quanto mi manca il tuo sederino tondo.
Blea! Adesso non mi fare il macho melenso, non è la tua parte, Leo.
– Arrivi in treno o in aereo? Chiedo un giorno di ferie e ti vengo a prendere.
– Treno, l'aereo non vale la pena. Alle sette in stazione. Avrò una copia di Alice nel paese delle meraviglie sotto il braccio. Tu porta un garofano all'occhiello.
Seduta sul parquet a gambe incrociate, Angelica sorrideva alla sua immagine riflessa negli specchi a parete. In che bel mondo viviamo, pieno di giovani maschi dolci e passionali. Che allegria di vento fresco carico di profumi primaverili là fuori, che brividi indiscreti sulla pelle troppo carezzata. Che piacevole prospettiva di drammi e discussioni di cui sarai il centro. Che bei casini ti si prospettano.


Chiamò immediatamente Lori per analizzare la situazione, ma non ne ricavò molto. Lori era
stanca, il bambino non dormiva mai, Riccardo nervosissimo continuava a intervenire chiedendole dov'era il detersivo per i piatti e perché aveva dimenticato quello per la lavatrice. Fortunatamente Amapola era a casa e le dette molta più soddisfazione, intercalando la conversazione con dovizia di 'beata te' e 'come cazzo te la cavi stavolta, Angi'. Quando riattaccò la segreteria la informò che c'era stata una chiamata.
– Volevo dirti buonanotte, piccolina. Lo so che ti chiami Angelica, ma a me piace pensarti come la mia cara sciocchina, dolce e spaventata. Ci sentiamo domani, un bacio mooolto intimo.
Porco cane, Luca non poteva richiamarlo. Non aveva osato chiedergli il numero di telefono. Per quel che ne sapeva lei magari viveva con Ginni, dormiva nel suo letto coperto di pellicce vere, in quel medesimo istante la stava scopando in lenzuola di raso, le stesse che lei, Angelica, aveva tante volte portato in lavanderia e ritirato stirate e piegate.

            Per mesi niente amore e adesso troppo amore, come ti senti, Angelica? Avresti bisogno dei consigli di Decembrina in questo momento. Non che tu non sia in grado di tenerti pulita da sola, i tuoi capelli splendono e i denti sono immacolati, ma forse lei saprebbe indicarti come scegliere i sorrisi, quale riservare a Leo e quale a Luca, ti insegnerebbe una canzone da cantare al momento giusto, un piatto malandrino da cucinare per legarli a te per sempre.
Voleva ritrovarsi sola con Luca almeno una volta prima di rivedere Leo. Era stata una notte troppo ansiosa, troppo sorprendente, per poter capire com'era andata. Si era sentita come una scolaretta che ha preso il premio di fine anno dopo che tutti le avevano detto che non studiava abbastanza.
Sul lavoro non lo incontrò, la giornata trascorse monotona tra telefonate e riordino del guardaroba primaverile di Ginni che era via fino al lunedì. E' per questo che Luca si è sentito libero? Oh piantala, Angelica. Così è andata e così la faremo andare di nuovo.
In effetti, non aveva ancora messo piede a casa che il telefono suonò.
– Sciocchina bella, hai un po' di tempo per vedermi?
C'era da pensarci su due volte, secondo voi?

Dunque: nottata impegnativa. Si tratta di immagazzinare impressioni. Per onestà, per rimpianto dell'aureola che Leo le aveva regalato, per baldanza giovanile, perché è diligente, Angelica vuole avere il massimo possibile di dati per fare un confronto razionale nel campo della massima irrazionalità, l'amore. Bisogna dire che il carinissimo è stato molto carino e la prima notte con lui incantevole, ma non è scattato quel meccanismo di spudorato narcisismo che solo la passione sa creare. Ora Angelica, per quanto giovane, non è inesperta e vuole verificare. Diciamo addirittura applicare un metodo scientifico. Sperimentare bene sul campo prima di trarre conclusioni, evitare di essere avventata e impulsiva, lasciandosi trascinare dall'emotività. Insomma, vuole scopare ancora una volta con Luca prima di rivedere Leo, dimostrando una saggezza insolita per i suoi pochi anni.
Luca, senza rendersene conto, continuava a ripetere lo stesso errore, nella serena convinzione di incarnare un ideale che non richiedeva maschere. Era dolce, era pieno di attenzioni, ma nemmeno per un attimo dava l'impressione di essere travolto da un eccesso di emozione. Continuava a chiamarla la sua piccolina, la sua sciocchina. Per scherzo, è ovvio, ma Angelica non era così ingenua da non capire che se uno riesce a scherzare vuol dire che è un po' troppo sicuro di sé. E chi è sicuro di sé ha il controllo della situazione. E chi ha il controllo della situazione non ama. Nessuno avrebbe potuto confondere gli scherzi di Luca con una manifestazione di timidezza.

Ma rivedere Leo fu, per Angelica, la prima vera tappa verso il disincanto. Non che lui fosse cambiato, anzi. Ma che ne era delle nuvole su cui avevano camminato insieme, della corona fosforescente che le circondava i corti capelli un anno prima, della feroce certezza di essere la regina del mondo, dell'onnipotenza amorosa, dell'aura scintillante tutt'attorno alla sua persona? Fu bello fare l'amore, fu emozionante, ma c'era un tarlo. Ripartirà. Non posso più chiedergli, fiduciosa: che faremo? Devo chiedere che farà. Anche lui mi ha chiesto: che farai? Niente più prima persona plurale, solo due caute, paurose prime persone singolari. Lo accompagnò al treno con una sensazione lancinante di separatezza, di lontananza. Siamo due amici, due amanti, non siamo più i protagonisti dell'avventura più speciale, unica, emozionante del secolo.
Ah, Angelica, quanto ti manca al momento i cui conteranno anche i ricordi comuni e il cumulo faticoso e ricco delle parole non più necessarie perché scontate, conosciute. Tu vivi in tempi di scoperta e esaltazione. Non vederlo più, taglia questo ramo divenuto doloroso perché è fiorito così tanto da non poter tornare mai all'altezza di quella prima fioritura.

Seduta sul parquet, un mucchietto cartoline e stampe di e–mail accanto a sé, Angelica riflette. Luca non è Leo, la tenerezza e il gioco non sono la passione furente. La fiamma azzurra non rimpiazza la fiamma rossa. Il fuoco morente rattrista chi ricorda le vampe alte e rombanti  di quando è scoppiato. Non vorrebbe dovere affrontare questa realtà, ma è così. Leo è il passato. Sulle sue guance lisce scendono lacrime grasse, giovani per fortuna. Esiste ancora il futuro.
Ora però è meglio aprire le finestre e guardare che cosa succede in strada. Sappiamo tutti che l'amore è il pensiero dominante, ma grazie al cielo nella vita bisogna anche mangiare e pagare le bollette e divertirsi. Ci sono altre cose più importanti, ma nessuno può farti una colpa se in questo momento i guai del mondo non ti acchiappano più che tanto. Non sei mai stata una ragazza molto impegnata e ti scusiamo se continui la tua vita con le fette di salame sugli occhi ancora per un po'. Stai facendo anche tu le tue scoperte, molto intimiste ma non per questo meno significative. Prendi tempo, Angelica, irrobustisci il tuo cuore molliccio.

Il cuore in ballo lo trovate qui

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