martedì 18 agosto 2015

La felicità è una trappola di sei metri: Fredrik Sjöberg, L'arte dicollezionare mosche

Raramente mi è capitato di imbattermi in un libro più adatto alla vacanza di questo, che pure non è un giallo né un rosa ma una sorta di divagazione tra i ricordi e le riflessioni sulla vita di un entomologo (anzi, collezionista di surfidi, e solo quelli) svedese, ex giramondo che vive in un'isola dell'arcipelago di Stoccolma e odia i viaggi. Non farò a "L'arte di collezionare mosche" il torto di definirlo incantevole (aggettivo che quando mi ci imbatto in una recensione mi fa scappare a gambe levate) ma lo è, e l'incanto è dovuto alla serissima svagatezza, all'ironia, curiosità e simpatia umana con cui Fredrik Sjöberg si accosta ai colleghi entomologi e alle loro variabili originalità. 

Tra tutte spicca la figura di René Malaise, massimo esperto di tentredinidi (qualunque cosa siano), giunto alla fama in giovane età per una spedizione nella Kamchatka in cui aveva individuato centinaia di nuove specie di insetti (e mi ha fatto sognare l'idea di un tempo, e un paese, in cui si diventava famosi per motivi simili) e per l'invenzione della trappola per mosche che porta il suo nome. L'autore ne ricostruisce la vita attraverso pochi e sparsissimi indizi, con  pazienza da entomologo e intuito da archeologo cerca parenti, vecchi articoli in riviste scientifiche e periodici dedicati alle follie dei collezionisti, ne ipotizza le traversie amorose e matrimoniali, fino all'ultima trasformazione in collezionista d'arte dove inseguitore e inseguito in qualche modo si confondono. Ma sono molte le figure che si incontrano in queste pagine, da Bruce Chatwin a Edward Lawrence a Milan Kundera, ai turisti che non vogliono credere che i surfidi, massimi esperti di mimetismo, siano mosche e non vespe, fino allo studioso finlandese che barava tagliando le ali degli insetti per aumentarne il numero di battiti al minuto, alla cilena incontrata casualmente in aeroporto o ai familiari dell'autore, che immaginiamo sullo sfondo a reggergli il retino, ironici e pazienti come lui. 

Insomma un gran bel libro che consiglio a tutti, da portarsi in vacanza per seguirne il ritmo divagante, intelligente e gradevole, e anche per tenere le distanze da quello che talvolta si riesce a lasciarci alle spalle partendo - l'amore, la politica, il denaro, le tentazioni - per entrare nel magico mondo degli insetti e di chi li colleziona perseguendo lentezza e rispetto dei propri limiti. Non le farfalle, per carità, troppo facile, ma tentredinidi e surfidi, che si catturano col retino ma anche con la gloriosa e mitica trappola di Malaise di sei metri. 
La scorrevole traduzione è di Fulvio Ferrari.

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