Oggi niente libri ma un film che consiglio vivamente, "La mafia uccide solo d'estate" di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif. Un film secondo me sorprendente, perché è molto intelligente, piuttosto divertente e sicuramente benefico per il cervello e la memoria. In veste di romanzo di formazione, ci racconta del piccolo Arturo nato a Palermo nel '70, la cui vita è accompagnata fin dal concepimento da coincidenze e incontri con le vicende mafiose della sua città. Senza mai abbandonare il tono da commedia legato al suo amore pieno di speranza ma senza sbocco per la bella Flora, la storia ci mette sotto gli occhi la volontà di non sapere (il bel personaggio del padre di Arturo, piccolo impiegato di banca che non riesce neanche a capire con chi deve incazzarsi), l'omertà, il coraggio e l'umanità di chi la mafia la combatte, l'inganno della politica, la pochezza e la stupidità dei mafiosi, l'orrore della violenza, la speranza della riscossa... ma tutto con un tocco leggero e grande ironia. Ci sono trovate geniali (la passione di Arturo per Andreotti, scelto come guru e oracolo), la solitudine di Dalla Chiesa simbolizzata rappresentando il palazzo della prefettura come un deserto di corridoi e porte spalancate, il finale in crescendo dove si mescolano magistralmente la commozione e il discorso politico con un di più di paradosso perfettamente dosato (e ha scatenato applausi in sala). Il finale mi ha fatto pensare a quello de "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, poi cercando notizie in rete ho letto che Pif è stato suo assisente proprio in quel film. Secondo me vale la pena di vedere questo film per molte ragioni. Prima di tutto, come ho già detto è gradevole, Pif, che ne è anche interprete come Arturo adulto, è persona intelligente, spontanea e cortese. Il suo programma "Il testimone" su MTV è molto interessante, io che detesto le interviste (mi mettono un sacco d'ansia e mi annoiano) lo vedo volentieri. Poi, e secondo me è il merito principale, sa sfruttare l'attuale necessità della risata per acchiappare un pubblico più vasto di quello che si muoverebbe da casa per andare a vedere un film sulla mafia, e lo fa con garbo e (lo so che mi ripeto, ma è la caratterstica che mi ha più colpito) intelligenza. Terzo, affronta un tema di quelli che fanno tremare le vene e i polsi tanto è pericoloso, rimosso, a rischio di sbadiglio e rimozione, diciamo pure noioso, e anche scivoloso, riuscendo a dare una rappresentazione della mafia che è prima di tutto antimitica (i mafiosi sono stupidi, ridicoli, rozzi, privi di qualsiai appeal) ma fortemente realistica: la violenza arriva sempre spaventosa, ingiusta, cattiva, ottusa. Anche io confesso che degli articoli sulla mafia, sul giornale, tendo a leggere solo i titoli, non è un argomento che mi attira: perché mi pare un problema insolubile e quest'idea mi angoscia, perché la sento lontana, perché sono superficiale, ho poca memoria, è una questione troppo complicata, ecc. "La mafia uccide solo d'estate" mi ha preso amichevolmente per mano e mi ha costretta a pensare a tutto l'orrore che c'è dietro quella parola ormai logora per abitudine. E per di più mi ha anche divertito.
Non apro bocca sugli aspetti più strettamente cinematografici perché non me ne intendo e non saprei che cosa dirne. Tra gli intepreti, tutti bravi comunque, ricordo solo, oltre al già nominato Pif, Cristiana Capotondi e il piccolo Alex Bisconti. Molto efficaci gli inserimenti di filmati di repertorio.
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