Bel romanzo breve di uno scrittore di cui ho apprezzato molto il precedente Un colpo di vento. A Berlino, nel 2001, un uomo, spacciandosi per giornalista, raggiunge nella sua stanza d'albergo un anziano industriale, lo uccide con quattro colpi di pistola, gli spappola la faccia a calci fino a perdere il tacco di una scarpa, poi chiede che sia avvisata la polizia. In tasca ha i documenti che lo identificano come Fabrizio Collini, nato nei pressi di Genova ma risedente da trentacinque anni in Germania, operaio in pensione, incensurato. Si rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda sui motivi che lo hanno spinto al delitto. Il giovane avvocato Caspar Leinen, chiamato durante il suo turno di reperibilità dell'Ordine degli avvocati per assisterlo, chiede che il caso gli sia affidato come avvocato d'ufficio, ma presto scopre che, come primo caso della sua carriera, ha davanti un bel problema: la vittima è un uomo cui era legatissimo, il nonno di Philipp, un caro amico con cui ha trascorso infanzia e adolescenza e poi è morto in un incidente d'auto. Sensi di colpa e il dolore di Johanna, sorella di Philipp, lo spingerebbero a chiedere di essere esonerato dall'incarico ma l'anziano e prestigiosissimo avvocato dell'accusa, Mattinger, gli spiega che non può sottrarsi: se vuole fare l'avvocato penalista deve imparare che de e imparare a servire solo la legge, e la legge dice che chiunque ha diritto a essere difeso. Lo sviluppo della questione, in un intreccio di passato e presente, porta alla luce colpe che forse non lo sono, i giudizi della storia e quelli dei tribunali. Non mi addentro molto nei fatti perché questo è un thriller legale, l'intreccio conta parecchio, e i colpi di scena si susseguono fino alla fine. Pur rappresentando delle idee - Caspar la ricerca di una giustizia etica, Mattinger la supremazia astratta della legge, Johanna il sentimento e l'istinto, Collini la dimostrazione vivente dei guasti prodotti dal tradimento della legge-, i personaggi riescono a essere anche persone, ben delineate e credibili. Grande merito del libro è non esprimere giudizi (anche se è chiara la posizione dell'autore). Un romanzo appassionante e intelligente, scritto con virtuosistica semplicità, che consiglio davvero a chiunque nella lettura cerchi uno stimolo al dubbio e alla riflessione, non solo evasione e conferme.
Traduzione dal tedesco di Irene Abigail Piccinini.
Unico dubbio: è verosimile che nel '43, durante l'occupazione tedesca, un contadino dell'entroterra genovese avesse una macchina e soprattutto la benzina per usarla?
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