Halldór
Laxness, L’onore della casa
Edito
per la prima volta in lingua originale nel 1933, pubblicato in prima edizione
da Iperborea nel 1996 e nel 2011 in quarta edizione nella traduzione di Paola
Daziani Robertsson, questo romanzo breve, o racconto lungo, di Laxness mi ha
dato tutto il piacere che mi aspettavo. Siamo a Eyvik, cittadina islandese dedita
alla pesca, da cui Reykjavik si raggiunge via mare solo nella bella stagione,
piccola (adesso gli islandesi sono trecentomila, ma allora erano ancora meno) ma
con una società ben strutturata e vivace. La famiglia del prevosto (qualunque
cosa sia) è la più in vista, tanto che viene chiamata la Gente per antonomasia,
come la loro dimora è la Casa. Vi sono due figlie, Thurithur e Ranveig, una
bella e l’altra buona. Entrambe vanno a completare la loro educazione in Danimarca,
a un’età stranamente avanzata per gli standard dell’epoca. Thurithur ritorna
pronta per il matrimonio che l’aspetta, Ranveig torna in attesa di un figlio. Da
quel momento si tratta di ristabilire, appunto l’onore della Casa, con tutti i
mezzi possibili. Basterebbe aspettare, perché nel paese il caso di una ragazza
che genera un figlio fuori da matrimonio non è insolito né scandalizza alcuno: normalmente riacquistava la propria
reputazione due o tre anni dopo, e se poi non si discostava dalla via della virtù
per sette anni dall’incidente, tornava di nuovo pura. Ma l’onore non si può
affidare semplicemente al passare del tempo, e Thurithur si arroga il ruolo di
custode del buon nome della famiglia cercando di tenere tutto sotto controllo,
soprattutto Ranveig, che nella sua grande bontà si lascia fare terribili torti,
dedicandosi alla tessitura in cui eccelle. Negli anni succedono cose che non si
possono controllare, la vita è spietata e cercare di correggerne gli errori,
forse, è inutile.
La
grande scrittura di Halldór Laxness fa di questo crudele e divertente apologo
una lettura indimenticabile. L’ipocrisia e il cinismo della minuscola società di
Eyvik e della proba Thuritur sono descritti con un umorismo distaccato che non
cede mai al moralismo, ma non impedisce al giudizio essere severo e senza
scusanti.
L’unico
difetto del libro, secondo me, è il prezzo un po’ eccessivo: 10,50 € per 100
pagine postfazione compresa mi sembrano un po’ troppe. Però, bisogna dire,
Laxness li vale tutti.
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