Il tavolino di Carlin
Tra i tavolini del bar Evaristo ce n'è uno che non è mai occupato. Tanto torna, dice Evaristo mentre lo spolvera, tutte le mattine. Invece resta sempre vuoto.
Era il tavolo di Carlin, che a differenza degli altri clienti (dove vuoi andare se vivi già nel posto più bello del mondo?) tutte le estati partiva per le vacanze. Andava col suo zaino sulle spalle, certe volte a sud altre a nord, partiva solo ma poi incontrava qualche ragazza, si fidanzavano e proseguivano insieme, o facendo l'autostop lo caricava una famiglia generosa, con una mamma di quelle che si preoccupano se mangi abbastanza, e per il resto dell'estate Carlin era a posto. Quando tornava era bello grasso o scheletrico a seconda del tipo di donna che gli aveva riempito le vacanze. Ma vedeva anche un sacco di cose, e durante l'inverno ne faceva il resoconto al suo tavolino del bar Evaristo. Nelle sue parole luccicavano lontananze iridate, e i paesi che aveva visitato erano illuminati dai colori delle favole. Non c'era mai posto lì intorno. Lui raccontava e gli altri clienti se ne stavano a ascoltare a bocca aperta. Evaristo in prima fila.
Poi una volta a settembre il tavolino è rimasto vuoto. Carlin non tornava e Evaristo diventava sempre più nervoso. "Ma che fine avrà fatto?" Nessuno lo sa, ma la verità è che ha incontrato una sirena mentre se ne stava affacciato dal parapetto di un traghetto in Grecia, si sono messi a chiacchierare e alla fine lei lo ha invitato a fare due bracciate. Un tuffo e via. Dopo le due bracciate un po' di surf, qualche capriola con i delfini, si sa come vanno queste cose. Che cosa doveva fare secondo voi, Carlin? Tra un tavolino e una sirena la scelta è facile, e infatti lui non ha esitato. Ma poi, anche ammettendo che gli sia venuta voglia di farlo, saltare fuori dall'acqua e arrampicarsi sulla fiancata liscia di una barca non è semplice. Che torni, ormai ci spera solo più Evaristo.
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