Ian McEwan, Solar
Il professor Michael Beard, che ha ottenuto il Nobel per la fisica in giovane età, giunto alla cinquantina è un disastro totale: più nessuna idea, cinque matrimoni di cui anche l'ultimo sta arrivando alla fine con drammi e tradimenti, cattiva alimentazione, troppo alcol, e salute in pericolo. E bisogna dire che fa di tutto per peggiorare la situazione, mosso sempre dal suo quasi incolpevole egoismo, dall'appetito insaziabile per le donne, dall'irrefrenabile tendenza a non affrontare niente, a scappare, a rimandare i problemi a dopo, a negare le cattive notizie. È uno strano romanzo questo di McEwan, leggero, cattivo e molto divertente. Man mano che il professor Beard accumula atti avventati e autentiche cazzate, non si può fare a meno di simpatizzare con lui. L'autore è perfido con i suoi personaggi, tutti mossi da impulsi meschini, violenti o stupidi; le donne in particolare sono assolutamente negative, in preda a una specie di ossessione del possesso di quest'unico, disastroso esemplare di maschio. E in effetti non si capisce bene la ragione di tutto questo successo di Beard, se non con la conferma di una mia vecchia teoria: per avere successo con le donne bisogna chiedere (io pensavo a qualcos'altro, ma il prof. Beard chiede di andare a cena. A tutte. E sul numero, non gli va affatto male). Le altre sono femministe ottuse, pericolosissime in quanto "postmoderne" qualunque cosa voglia dire, pronte a sputtanarlo facendolo apparire un nazista mengeliano, o squinternate figlie dei fiori. Certo Beard se le attira, ma non riesce a apparire del tutto colpevole. Un altro aspetto importante del romanzo è l'esibizione erudita di teorie fisiche, che l'ineffabile Beard non si perita di rubare a sventurati stagisti. Questo aspetto è veramente postmoderno, e a momenti anche un po' stucchevole. Il divertente è che Beard, una vita spesa a combattere il riscaldamento terrestre escogitando fonti alternative di energia pulita, di fronte a un ingaggio sufficientemente lucroso non fa una piega all'idea di promuove il nucleare. Insomma un romanzo che non è certo dei più profondi o coinvolgenti di McEwan, ma acchiappa e diverte sempre. Alcuni episodi sono veramente esilaranti, per esempio quello della spedizione nei fiordi norvegesi. Un finale che mi ha lasciata soddisfatta perché non avrei sopportato di vedere il vecchio impunito perdere la faccia. Una lettura ottima e particolarmente adatta alle vacanze al mare, dà un sacco di argomenti per le discussioni da ombrellone sui cambiamenti climatici.
2 commenti:
Ciao Conso!
Sono d'accordo. Anch'io ho provato un certo smarrimento davanti alla fisionomia mentale dei personaggi, ma nonostante tutto mi sono affezionato al protagonista. Alla fine, tuttavia, mi sono chiesto se McEwan non si sia semplicemente disgustato del mondo. E non è una bella sensazione.
A me è sembrato anche uno sberleffo, tutto l'insieme e il finale in particolare. D'altra parte i personaggi di ImE te li raccomando da sempre... a parte forse il padre di Bambini nel tempo (che però a ben pensarci, anche lui, si è perso la figlia al supermarket...), gli altri sono una bella galleria di combinaguai.
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