sabato 7 marzo 2009

Giuse Lazzari, In viaggio con Tolstoj, da Mosca alla Valle d'Aosta

Domani, 8 marzo, ci sarà alla Cascina Marchesa il tradizionale incontro, in cui sarà lanciato il concorso "Le donne pensano, le donne scrivono", iniziativa biennale del Centrodonna e della 6° Circoscrizione. Nell'occasione verranno letti brani delle donne che frequentano il corso di scrittura creativa tenuto da Claudia Manselli, cui immeritatamente collaboro. Ci sarà una conversazione tra me e Giuse Lazzari, autrice del romanzo In viaggio con Tolstoj, da Mosca alla Val d'Aosta, affascinante trip nella fucina di una scrittrice che apre con generosità a tutti le stanze segrete del suo lavoro.
ecco la recensione.


In viaggio con Tolstoj, da Mosca alla Val d'Aosta, è un insolito romanzo che ha un’anima ibrida e un titolo ingannevole, infatti è pubblicato nella collana di Bibliografie e Saggistica della casa editrice Robin, e dovrebbe chiamarsi In viaggio con Giuse. Si tratta di un vero romanzo, un’indagine apparentemente volta a scoprire qualche mistero mediante strumenti concreti – una scatola preziosa, un vecchio diario, lettere, fotografie – ma in realtà tutta concentrata sull’io narrante, che si può senza rischio identificare con l’autrice, alla ricerca di una parte del proprio passato familiare, quella relativa al padre e alla sua famiglia di origine, in particolare la nonna. La protagonista parte dalla notizia, letta in un opuscolo, di un viaggio di Tolstoj in Piemonte, da Torino a Ivrea alla Valle d’Aosta dove si ferma a Gressoney, confermata poi dalla lettura dei diari dello scrittore. Desiderosa di scrivere un romanzo su questo viaggio, comincia a cercare più informazioni, imbattendosi in una serie di coincidenze – una foto inedita della nipote di Tolstoj che sposò un Albertini trasferendosi a vivere nel canavese, il ricordo dell’acquisto inspiegabile, da parte di suo padre, di una costosa scatola di provenienza russa a un’asta a Ginevra, e soprattutto il fortunoso ritrovamento del diario della nonna paterna che in gioventù trascorse otto mesi a San Pietroburgo al servizio di una famiglia aristocratica – che la spingono a cercare indizi nei ricordi tanto quanto negli archivi, persino a un viaggio fino a Pietroburgo, per ricostruire alla fine il suo rapporto con il padre e la nonna quasi sconosciuta, e contemporanemente fare i conti con la famiglia materna. L’autrice, maestra di digressioni, cerca ostinatamente un nucleo attorno al quale costruire il romanzo, alla fine  lo trova, ma non è certo la cosa più importante: importa lo scavo in se stessa, la ricerca in sé, e lo straordinario resoconto dell’avventura di una scrittura che si costruisce. Alla fine non sappiamo se il romanzo su Tolstoj, di cui alcune parti sono inframmezzate nel testo, sarà scritto. Rimane in ogni caso questa testimonianza davvero insolita, perché è un privilegio poco frequente poter seguire passo passo il lavoro di una scrittrice alla ricerca del suo libro.  

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