lunedì 14 aprile 2008

Consiglio di lettura: Carmine Abate

Un autore cui mi sono avvicinata di recente (avevo letto delle recensioni dei suoi libri ma non avevo mai trovato il tempo, o l'occasione, per comprarlo) è Carmine Abate. Casualmente ho acquistato Il mosaico del tempo grande e è stata una sorpresa davvero più che gradevole. In questo momento di inappetenza nella lettura, mi ha colpito tanto che mi sono subito procurata anche Il ballo tondo e La moto di Scanderbeg. Sono libri interessanti e piacevolissimi da leggere per più di una ragione. Prima di tutto l'ambiente in cui le vicende nascono, la comunità arberesh di Calabria. Nella mia abissale ignoranza sapevo che esistono delle enclave albanesi di antica immigrazione in Puglia e Calabria, forse anche altrove, che conservano la lingua dei padri, ma non andavo al di là di questo. Quindi ho trovato molto attraente la descrizione di persone, luoghi, modi di essere relativi a queste comunità. Il centro delle vicende narrate da Abate è sempre Hora, paesino arroccato in mezzo ai boschi e lontano dal mare, attorno al quale ruotano tutti i personaggi, alternativamente legati a questo mondo piccolo e in parte arcaico, o al contrario respinti, in fuga, insofferenti. Hora non è l'antimodernità, è semplicemente un paese dove solo i vecchi possono sopravvivere bene, i giovani devono fuggire per trovare lavoro, per lo più in Germania. D'estate tutti tornano, e i germanesi continuano a intrecciare le loro vicende con quelle chi è rimasto. Non solo, anche se la maggior parte degli abitanti non sa più nulla della storia di Hora, c'è chi con cura amorosa raccoglie notizie e tradizioni. In Il mosaico del tempo grande c'è un intreccio continuo tra le storie dell'Albania da cui, nel 1400, arrivarono i fondatori del paese, di Scanderbeg, mitico difensore della patria contro i turchi, e del suo cupo destino, delle prime vicende per trovare un luogo in cui ricostruire un pezzo di patria, una chiesa, coltivare la terra, e l'oggi, con i suoi miti di ritorno, le storie d'amore, le delusioni e le speranze dei giovani. E questo intreccio costituisce il grande fascino di questi libri. Abate è un gran narratore, immediato e sincero, fa entrare nelle vite dei suoi personaggi senza filtro, non indugia mai in psicologismi, non solo racconta ma rappresenta, con una lingua semplice e cristallina ma anche sapida di inclusioni lessicali di colore dialettale. E' facile farsi coinvolgere dai suoi giovani emigrati così diversi dall'immagine tradizionale dell'emigrante schiacciato dalla nostalgia e dalla sconfitta. Sono libri amichevoli ma tutto il contrario di facili o superficiali. Aprono un mondo e incuriosiscono. Vivamente raccomandati a chi nei libri cerca soprattutto la vita e le sue mille possibilità di narrazione.
Carmine Abate, nato in un villaggio calabrese della comunità arbereshe, vive da tempo in Trentino. Pluripremiato e pluritradotto, ha pubblicato con Fazi e Mondadori.

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