Questo non è un post come gli altri, ci tengo in particolar modo in quanto parlo di un mio grande amore,
Panait Istrati, di cui ho appena finito di leggere
Les récits d'Adrien Zograffi. Di Panait Istrati io ho letto molti anni fa, e come prima cosa, il meraviglioso
Kyra Kyralina (recensione, edito per la prima volta nel 1978 nella benemerita Universale Feltrinelli) di cui
non mi stancherei mai di parlare (
Les chardons du Bagaran, Il bruto), e mi ha davvero folgorato. Allora
ho continuato a leggerlo (
La famiglia Perlmutter),e alla fine sono riuscita a trovare in rete questo
Les récits d'Adrien Zograffi vol. I, II, III, IV, che comprende
Kyra Kyralina, Oncle Anghel, Presentation des Haiducs e
Domnitza de Snagov, Edizioni BZ, per 1,11 €, in una versione ottima, con dizionari inclusi, note, ben impaginata ecc. Certo è in francese, perché l'autore scriveva in questa lingua, e solo in un momento successivo ha tradotto in romeno qualcuna delle sue opere. Ma si trovano anche molte opere tradotte in italiano o in inglese, la maggior parte a prezzi irrisori o addiritura gratuite. Non sono l'unica a amare Panait Istrati con passione e dedizione. Leggetelo, e ditemi se non è uno scrittore assolutamente meraviglioso, indispensabile.
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Panait Istrati a Atene con Nikos Kazantzakis |
In questa raccolta, nel II, III e IV volume si parla estensivamente degli Haiduc, banditi idealisti che si davano alla macchia vivendo nei boschi e nelle montagne della Romania per difendere gli abitanti, i contadini e gli schiavi, oppressi e sfruttati dai boiardi locali, dall'Impero Ottomano, dai commercianti greci, dalla Russia o dalle potenze occidentali che talvolta ficcavano il naso da quelle parti nella speranza di guadagnarci qualcosa. Siamo alla metà dell'Ottocento, dopo la guerra di Crimea, e la Romania sta cercando faticosamente e dolorosamente di ottenere l'unificazione. Gli haiduc sono una compagnia disparata, composta da persone di ogni genere, compresi appartenenti al clero, e dopo la lunga supremazia di Cosma, la direzione del gruppo e delle sue operazioni è presa da una donna, la bella e tostissima Florea Codrilor. Di ognuno Panait Istrati ci narra passato, motivazioni, imprese, illustrando così la storia del suo paese ma soprattutto il suo pensiero libertario, la sete di giustizia, il dolore della povera gente, e la bellezza dei selvaggi boschi in cui si nascondono.
Non sto a raccontare le storie perché sono veramente molte, e la bellezza di questi scritti è anche la
loro labirinticità, gli intrecci tra i mille personaggi che si rincontrano di storia in storia, gli avvenimenti sono fitti e compongono un armonioso, avvincente, coloratissimo e fiabesco ricamo, proprio come quelli delle donne che compaiono in queste vicende, lontane nel tempo e nello spazio ma capaci di avvincerci con i loro fili colorati. Questa, lo ammetto, è una dichiarazione d'amore, ma siccome non sono gelosa né possessiva vorrei che tutti conoscessero Panait Istrati e lo amassero come lo amo io.
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