Lorenzo Baravalle è il fondatore della casa editrice
online DuDag. La prima volta che ho visto questo giovanissimo editore, durante
un happening letterario con Massimo Tallone, se ne stava in un angolo
smanettando sul suo iPad, attentissimo a quello che veniva detto. Ne sono stata
subito incuriosita, e ho deciso di sottoporgli qualche domanda.
Prima di tutto, e ovviamente, mi piacerebbe sapere
come e quando è nata DuDag, e da che cosa ti è venuta l’idea di crearla. Questo
è l’aspetto che mi interessa di più.
Risposta: DuDag è nata un giovedì pomeriggio
all’Università. Stavo pensando che la musica ormai da anni conosce il digitale,
i video hanno YouTube, ma per i libri non c’era ancora nulla che si rivolgesse
solo e soltanto al formato elettronico. Mi sono messo a disegnare il logo, ho
pensato a che politica avrebbe avuto il portale, e la risposta fin da subito è
stata una: “Trasparenza”.
DuDag non vuole essere una casa editrice, ma un
luogo dove autori e lettori si possono incontrare, parlare di scrittura, trama,
intreccio e personaggi. Un luogo dove poter comprare un buon libro senza
spendere un capitale, e dove l’autore è al centro.
Poi vorrei sapere da chi è costituita: ci sei
solo tu o ci lavorano anche altri?
R. Al momento la Tartarughina, come viene chiamata
su Twitter, si regge solo sulle mie spalle, anche se devo ammettere che un
sacco di Amici si stanno appassionando al progetto e mi stanno dando una grossa
mano. In primis i miei genitori, che mi hanno spinto da subito a trasformare
l’idea in qualcosa di più, Federica, la mia fidanzata, che mi dà una mano nel
contatto con gli autori, Stefano, il grafico che si occupa delle “campagne
pubblicitarie” che accompagniamo ai libri più amati dai lettori e soprattutto
il Comitato di Lettura, che per ovvi motivi di oggettività vorrei poter
mantenere nell’anonimato.
Lascio per ultimo Massimo Tallone, perché per lui è
un discorso a parte: non appena lo incontrai capii che era una penna fatta
uomo, ama la parola in ogni forma e su ogni supporto. Grazie alle sue
segnalazioni, sono arrivati molti bravissimi scrittori su DuDag.
Quindi sono solo, ma per modo di dire. Sono
circondato da persone che vogliono molto bene a DuDag.
L’hai costruito tu il sito? Chi realizza i DuDy?
R. Per la costruzione vera e propria del sito, mi
sono fatto aiutare da un ricercatore del Politecnico di Torino, e da un grafico
di professione.
I DuDy, ovvero le due pagine, scaricabili
gratuitamente e accompagnate a ogni scritto presente sul sito, sono prodotte
dagli autori stessi: chi meglio di loro può spiegare l’essenza del proprio
libro? Infatti non è un riassunto, ma il cuore pulsante del libro.
Questa è la dimostrazione di quello che dicevo
prima: l’autore al centro. Con gli onori, ma anche con gli oneri. Nell’editoria
attuale non bisogna aver paura di gettarsi nell’arena, e questo lo dico sia per
gli scrittori, sia per i lettori, che non devono farsi spaventare dal mezzo
digitale.
Come scegli gli autori di Dudag?
R. Grazie al Comitato di Lettura, o dietro la
segnalazione di “un’autorità” in campo letterario. Il già citato Massimo
Tallone, ma non dimentichiamoci che abbiamo pubblicato ben due finalisti del
Premio Italo Calvino, la più importante competizione italiana per scrittori
inediti. Un risultato incredibile e inaspettato per un “editore” digitale come
DuDag.
Come giudichi l’esperienza finora? Hai avuto una
buona risposta dai lettori e dagli autori?
R. L’esperienza è incredibile, sono cresciuto
tantissimo in pochi mesi: DuDag è pur sempre una start up, con tutti i problemi
e difficoltà che ha qualunque impresa all’inizio. Ma sono molto contento di
aver intrapreso questa avventura.
La risposta è in continua crescita, la comunità di
“DuDagers” si sta allargando giorno dopo giorno, ed è una cosa bellissima: io
non voglio avere “clienti”, ma persone appassionate come noi alla lettura e
alla cultura in generale, che abbiano la nostra stessa voglia anche di riderci
sopra. La lettura è diventata “troppo seria”, forse è proprio questo il
problema dell’allontanamento dal libro.
Gli autori sono incredibilmente felici ed entusiasti
del mezzo internet: secondo me sono loro prima di tutti, ad aver capito le
potenzialità della rete. “Uno dall’altra parte del mondo può comprare il mio
libro anche se il mio editore non può distribuirlo nelle librerie.”
Hai in mente progetti futuri per la casa
editrice? Come immagini che si svilupperà?
R. C’è qualcosa che bolle in pentola, con il web non
si può mai stare fermi, ma bisogna continuamente innovarsi, anche per offrire
cose nuove e utili agli utenti. In questo senso, ad esempio, stiamo cominciando
a pensare all’applicazione per smartphone e tablet.
Di se stesso, Lorenzo
Baravalle dice:
Ho 22 anni, mi sono
laureato a settembre in Scienze della Comunicazione, e ho un gravissimo morbo
chiamato “pallacanestro”. Cerco di avere una vita semplice, anche se alla fine
sono io quello che se la complica maggiormente: non sono mai riuscito a stare
fermo, cerco emozioni, sensazioni e profumi sempre nuovi.