A sollevarmi in questi giorni di agosto afoso e solitario occupato a eliminare libri senza pietà, ecco che su la Repubblica del 7/8 trovo un articolo di Angelo Aquaro da New York che fa il punto sullo stato dell'e-book. Non sto a riassumere che tanto all'uopo ci sono milioni di siti informatissimi e competenti. Io dico solo che appena ci sarà un e-reader efficiente e non stracaro me lo compro, felice e contentissima. Al momento quello che ho capito dall'articolo è che nel 2010 uscirà un modello della Barnes&Noble, gran novità perché touch screen, a colori, e con alle spalle la libreria B&N, appunto. Non si sa ancora il prezzo né la capacità di immagazzinamento. Comunque, a me l'idea di 3500 volumi stipati in un lettore da 489 $ (Kindkle II) sembra esaltante. Leggere su schermo, ormai ci siamo abituati tutti. La sensualità del libro (cito dall'intervista a Sandro Veronesi, nella medesima pagina di Repubblica) la potrò coltivare nei volumi che già intasano i mei scaffali. Sulla perfezione dell'oggetto libro (sempre Veronesi: è decisivo e inalterabile come il mattone. [...] ha un'identità che è difficilmente sostituibile, ha un volume, una pesantezza che gli giova: non si perde, non si confonde, si sgualcisce ma non si cancella) non son d'accordo nemmeno su una virgola, ma non mi dilungo nelle discussioni. Sogno un casa con pareti sgombre, uno scaffale con i libri che amo veramente e che significano qualcosa in quanto oggetti, e poi qualche e-reader stipato di tutti quelli che ho voglia di leggere. O che ho letto e non sono stata costretta a buttare via per poter respirare. Insomma, una casa ancora più piena di libri, perché a me i libri piace leggerli, mi piacciono le parole e le immagini che suscitano, e la mia sensualità per fortuna sa trarre piacere anche da molti altri odori e toccamenti. Per il momento ci sono dei problemi, la compatibilità tra il software e il tipo di collegamento che si desidera usare e la disponibilità dei testi in versione elettronica. Ma sono sicura che la strada sarà (anche) questa.
Invece luglio, proprio il 31, mi ha portato un dispiacere. Su il Venerdì di Repubblica Stefano Bartezzaghi, che io leggo sempre con venerazione e diletto, nella rubrica "Lessico&Nuvole" scrive : A me conforta nella convinzione che la caccia... Ecc ecc. E' stato un colpo al cuore vederlo trasformarsi in un nemico nella guerra (unilaterale in quanto combattuta solo tra me e me, ma ciononostante fonte di molta sofferenza – sempre per me, ovviamente) contro lo stravolgimento dei riflessivi. Perché, perché a me, caro Stefano? Mi conforta, e basta. Direte, che cosa c'entrano i riflessivi, confortare è un semplice e simpatico verbo transitivo, mi conforta significa conforta me e basta. Ma quell'a me, credo, è dovuto all'attrazione fatale dell'abitudine ormai generalizzata di dire e scrivere a me stupisce, a me sconvolge, a me colpisce, ecc. che mi stupisce, mi sconvolge, mi colpisce sempre come uno stridio di denti o un gessetto che gratta la lavagna.
Magari, invece, mi sono sbagliata, e Stefano Bartezzaghi, che la sa molto più lunga di me, mi correggerebbe e mi spiegherebbe in modo soddisfacente quell'a me conforta che mi ha avvelenato la fine di luglio. Ciò mi conforterebbe molto.
Nessun commento:
Posta un commento